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Chirurgia estetica: quando un “ritocchino” può diventare pericoloso. Come scegliere professionisti veri e non rischiare la vita

Complicanze, infezioni, anestesie gestite male: la chirurgia estetica non è un gioco. Ecco perché verificare titoli, strutture e protocolli medici è l’unico modo per evitare rischi gravi e affidarsi con sicurezza a veri specialisti.

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    Negli ultimi anni la chirurgia estetica è diventata una pratica sempre più diffusa, coinvolgendo non solo chi sogna cambiamenti radicali ma anche chi desidera semplici “ritocchini” veloci. Rinofiller, lip filler, blefaroplastiche “light”: interventi spesso percepiti come banali o privi di rischi. La realtà, però, è molto diversa. Qualsiasi procedura medica, anche la meno invasiva, può diventare pericolosa se eseguita da mani inesperte o in ambienti non autorizzati.

    Secondo le società scientifiche italiane di chirurgia plastica (SICPRE e AICPE), ogni anno aumentano le complicanze dovute a trattamenti effettuati da operatori non specializzati. Le problematiche più frequenti sono necrosi cutanee provocate da infiltrazioni sbagliate, infezioni post-operatorie, cicatrici permanenti e, nei casi più gravi, reazioni sistemiche dovute a anestesie condotte fuori da protocolli adeguati. In Europa sono stati registrati anche casi di decesso, spesso legati a interventi eseguiti in strutture non idonee e senza rianimazione disponibile.

    Per questo gli esperti ricordano un principio fondamentale: la chirurgia estetica è medicina a tutti gli effetti. Non può essere affidata a figure improvvisate o professionisti senza specializzazione. Eppure il mercato è saturo di offerte low-cost, pacchetti “all inclusive”, pubblicità aggressive sui social e sedicenti specialisti che sfruttano la disinformazione dei pazienti.

    Come orientarsi allora, in un panorama dove il risparmio sembra un invito irresistibile? La prima regola è verificare che il medico sia specialista in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica. In Italia questo titolo si consegue solo con una scuola di specializzazione riconosciuta, e può essere controllato attraverso l’Ordine dei Medici o i registri delle società scientifiche. Diffidare di termini vaghi come “chirurgo estetico” o “esperto in estetica”: non indicano alcuna qualifica formale.

    Secondo punto: la struttura. Un ambulatorio deve essere accreditato e autorizzato dalla ASL per eseguire specifiche procedure. Sala operatoria, strumentazione sterile, protocolli di emergenza: tutto deve essere tracciabile e visibile. Gli interventi in appartamenti trasformati in “studi”, hotel, centri estetici o location non mediche sono un campanello d’allarme immediato.

    Altro elemento spesso ignorato è il colloquio preliminare. Un vero professionista dedica tempo a spiegare rischi, alternative, tempi di recupero, controindicazioni e, soprattutto, valuta se il paziente è idoneo all’intervento. Chi promette risultati miracolosi o garantisce successi senza rischi mente per definizione.

    Infine, il prezzo. Un costo troppo basso rispetto agli standard di mercato è quasi sempre indice di materiali scadenti, personale non qualificato o assenza di sicurezza. La chirurgia estetica richiede competenza, formazione continua, sale operatorie attrezzate e materiali certificati: elementi che hanno un costo e non possono essere improvvisati.

    Proteggere la propria salute è più importante di qualunque ritocco. Scegliere con attenzione il chirurgo significa non solo ottenere risultati migliori, ma soprattutto evitare di trasformare un desiderio estetico in un rischio per la vita.

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