Italia

Emilio Fede, da “invidiato speciale” a Sciupone l’Africano: il giornalista che volle vivere all’ombra del Cavaliere

Morto ieri sera a 94 anni, Fede ha attraversato mezzo secolo di televisione con esuberanza, narcisismo e fedeltà assoluta a Berlusconi. Dall’Africa al Tg4, fino alle dirette Instagram, la sua vita è stata un palcoscenico dove recitare con spudoratezza e vitalità.

Published

on

    Se n’è andato ieri sera, a 94 anni, Emilio Fede. E mai come in questo caso la raccomandazione antica di ricordare dei morti solo il bene si inceppa subito: perché Fede è stato un personaggio capace di muoversi tra vero e falso, tra eccessi e virtuosismi, tra la cronaca e la farsa. Lo testimonia una delle sue undici autobiografie, l’ultima intitolata “Che figura di merda” (2020), in cui rievocava con candore un episodio africano: aver salvato il ministro Aldo Moro dall’attacco di un leone. Storie, leggende, invenzioni? Per lui, tutto insieme.

    Negli anni in cui amava definirsi “l’invidiato speciale”, i colleghi lo chiamavano “Sciupone l’Africano” per i fasti delle trasferte Rai. Poi arrivarono altri soprannomi: “L’ammogliato speciale”, “Il genero di prima necessità”, per via del matrimonio con Diana De Feo, figlia del vicepresidente socialdemocratico della Rai. La Garzantina di Aldo Grasso ne ha raccolti diversi, segno che già allora Fede era più maschera che cronista.

    Abile a fiutare i venti della politica, seppe convertirsi alla Dc fanfaniana con tanto di prima comunione celebrata a San Pietro, lui che fino a poco prima ostentava laicismo militante. La sua carriera si intrecciò poi con l’ascesa di Berlusconi: al Tg4 incarnò un modello di notiziario-spettacolo, tra invettive, sbuffi e occhi strabuzzati. Fedeltà assoluta al Cavaliere, che evocava come una divinità, mano sul petto, trasformando la cronaca in liturgia.

    Eppure, al di là del culto berlusconiano, Fede ha rappresentato un unicum televisivo. Le dirette disperate su Instagram, la badante accanto, gli irriducibili fan e i detrattori feroci: fino all’ultimo ha recitato il ruolo che si era cucito addosso, quello di maschera della commedia italiana, fatta di espressività, spudoratezza, narcisismo, dissimulazione e vittimismo.

    Tra i suoi desideri più intimi c’era quello di essere sepolto con Berlusconi nel mausoleo di Arcore. “Chissà se adesso ho diritto anch’io a un angolino?”, si chiedeva. Non gli fu concesso. Forse, in fondo, anche questo rifiuto suggella la parabola di un uomo che volle vivere sempre e solo nell’ombra del Cavaliere.

      Ultime notizie

      Exit mobile version