Cronaca
La liberazione di Brusca e la forza della legge
La libertà concessa a Giovanni Brusca, il killer di Capaci e carnefice del piccolo Giuseppe Di Matteo, è un pugno nello stomaco per molti. Ma anche la prova che lo Stato sa mantenere la sua parola, persino con chi ci ripugna. Perché la forza della Repubblica sta nel rispettare la legge sempre, anche davanti a chi ha seminato morte e terrore. E la vera vittoria sta nel non confondere la giustizia con la vendetta.
La liberazione di Giovanni Brusca non è solo una notizia di cronaca. È un atto che mette alla prova la coscienza collettiva del Paese. Brusca, il boia di Capaci e l’orco che sciolse nell’acido il corpo del piccolo Giuseppe Di Matteo, torna oggi a camminare libero. Una libertà prevista dalla legge, ma che resta insopportabile per chi porta nel cuore i nomi delle sue vittime.
Brusca è stato la mano armata di Totò Riina, uno dei più spietati esecutori delle stragi mafiose. Non un semplice soldato, ma un regista dell’orrore, uno che da solo ha confessato: “Più di cento morti, forse duecento”. Parole che pesano come macigni. Eppure, grazie alla collaborazione con la giustizia – quella scelta voluta proprio da Giovanni Falcone – Brusca ha ottenuto uno sconto di pena. Una scelta dolorosa, ma necessaria per smontare dall’interno i segreti di Cosa Nostra.
Così, dopo 25 anni di carcere, Brusca è tornato in libertà. Non per merito, ma perché così dice la legge. Ed è qui che lo Stato mostra la sua vera forza: applicare le regole anche a chi più ci ripugna. Perché la giustizia vera non può piegarsi alla vendetta. È una prova durissima, ma è anche la testimonianza che la Repubblica è più forte dell’odio.
La memoria, però, non ha sconti. Brusca potrà anche camminare libero, ma resterà sempre “u verru”, il porco, come lo chiamavano nel mondo di Cosa Nostra. La sua libertà non cancella le stragi, non ridà la vita a chi ha ucciso, non consola le famiglie che ancora oggi portano il peso di quelle bombe. Perché ci sono ferite che nessuna scarcerazione potrà mai guarire.
Eppure, la legge deve valere sempre. Anche per chi ha tradito ogni regola di umanità. È la sfida più difficile, e più alta, che lo Stato può affrontare. Brusca è libero, ma non sarà mai innocente. E questa è la forza più grande che possiamo opporre al buio che lui e i suoi sodali hanno portato. Liberare Brusca è stato giusto. Dimenticare ciò che ha fatto sarebbe imperdonabile.