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Luca Marin, amori olimpici e silenzi svizzeri: «Ho sofferto per Laure e Federica, oggi sono single e mi mancano i miei»

«Non odio più nessuno, ma ho sofferto», confessa. E tra i ricordi di bordo vasca, medaglie paralimpiche e nostalgie di Roma, Marin si racconta senza più rancori

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    Era il nuotatore bello e maledetto del nuoto italiano. Luca Marin non ha solo collezionato medaglie, ma anche prime pagine di gossip, rotture clamorose e triangoli amorosi da soap opera sportiva. Oggi, a 38 anni, ha voltato pagina. «Se n’è parlato fin troppo – ha detto a La Gazzetta dello Sport – ormai è acqua passata».

    Tra il 2006 e il 2012, il suo nome era ovunque. Non solo per i podi in vasca, ma per i baci con Laure Manaudou e le liti con Federica Pellegrini. Storie d’amore vissute sotto i riflettori, che hanno rubato la scena perfino alle sue imprese atletiche. «I giornalisti hanno montato tutto, noi abbiamo solo vissuto la nostra storia», taglia corto Marin, ricordando il trasferimento in Italia della campionessa francese, che per lui lasciò tutto.

    La storia più chiacchierata? Quella con la Divina del nuoto, Federica Pellegrini. «Sono passati troppi anni, non odio e non detesto più nessuno o nessuna. Ma ho sofferto», confessa. Una sofferenza esplosa nel 2011, quando il nuoto italiano si spaccò tra Team Marin e Team Magnini. Famosa, ancora oggi, la scena in cui Federica lanciò l’anello di fidanzamento in piscina, durante un allenamento a Verona.

    Dopo le vasche e qualche apparizione televisiva, Luca ha fatto le valigie. Oggi vive in Svizzera, lontano da telecamere e chiacchiere. «La TV non mi ha mai attirato. La Svizzera è stata un’opportunità professionale», dice. Allenatore, motivatore e guida, Marin ha già vinto una medaglia mondiale grazie alla nuotatrice paralimpica croata Emma Mecic.

    Eppure, dietro la freddezza elvetica, resta un filo di nostalgia. «Mi mancano gli amici, gli affetti, anche mamma e papà. E Roma. Ma resto qui», ammette. Sul fronte sentimentale, per ora, nessuna nuova. «Sono felicemente single». Ma forse, sotto quel tono pacato, brucia ancora un po’ di quell’acqua passata.

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