Tempo libero ed interessi

Racchettoni, beach volley e sfide sulla sabbia: quando lo sport diventa il vero protagonista dell’estate

Dai classici racchettoni al beach volley, fino ai nuovi fenomeni come il beach tennis, gli sport da spiaggia uniscono generazioni, allenano corpo e spirito e trasformano ogni angolo di litorale in un’arena improvvisata. Perché il divertimento, d’estate, si gioca rigorosamente a piedi nudi.

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    C’è chi si rilassa all’ombra con un libro e chi, appena messo piede in spiaggia, comincia a cercare racchette, palloni, reti e sfidanti. Perché per molti, l’estate non è solo il tempo del riposo: è la stagione degli sport da spiaggia, quell’universo parallelo dove ogni granello di sabbia può diventare terreno di gioco e ogni passante, potenziale avversario o compagno di squadra.

    In cima alla classifica del culto estivo c’è lui: il gioco dei racchettoni. Senza reti, senza punteggi, senza regole scritte. Solo due giocatori (a volte tre, a volte venti, dipende), una pallina che rimbalza sul bagnasciuga e un obiettivo non detto ma chiarissimo: non farla cadere. L’unica vera regola è il ritmo. Il suono delle racchette che battono è l’inno non ufficiale di ogni spiaggia italiana. E più la pallina vola, più il cerchio degli spettatori cresce. Gli scambi diventano coreografie acrobatiche, tra tuffi, rovesci e urla di incoraggiamento. Non c’è premio in palio, ma chi arriva a cento palleggi consecutivi si sente già leggenda locale.

    Poi c’è il beach volley, con la sua estetica perfetta e le sue regole olimpiche. Qui si fa sul serio: la rete c’è, il campo è segnato, il punteggio conta. Due contro due, o quattro contro quattro se ci si vuole solo divertire, ma l’energia resta la stessa. Tuffi sulla sabbia, schiacciate improvvisate, murate da replay. Sotto il sole cocente o al tramonto, tra amici o sconosciuti, ogni partita diventa una piccola epica. E chi perde… paga da bere.

    In ascesa verticale c’è il beach tennis, versione chic dei racchettoni con racchette più tecniche, regole più rigide e giocatori spesso agguerritissimi. È l’unico sport in cui puoi ritrovarti contro un ragazzino quattordicenne in costume e occhiali da sole che gioca meglio di te che hai passato un mese in palestra. Ma va bene così: sulla sabbia, il talento conta più dei muscoli.

    Lo sport da spiaggia è democratico, gratuito, istintivo. Non chiede abbonamenti né scarpe da ginnastica. Ti basta un costume e un po’ di voglia di muoverti. E dietro ogni sfida c’è sempre la scusa giusta: smaltire la piadina appena mangiata, conoscere la ragazza del telo accanto, dare un senso alla digestione o semplicemente ritrovare il ragazzino che c’è in te.

    D’altronde, sulla spiaggia nessuno si prende troppo sul serio. Anche se poi ogni estate ha il suo campione, e ogni bagno la sua leggenda. Quello che “non ha mai perso una partita”, quello che gioca con la mano sinistra perché con la destra mangia il gelato, quello che ti dice “facciamo piano” e dopo due minuti ti schiaccia in faccia. Ma anche questo è parte del gioco. Ed è per questo che, estate dopo estate, racchettoni, palloni e risate continueranno a volare. Sempre più in alto. E sempre più a lungo.

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