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Gladiatori segreti al Colosseo: Airbnb affitta la storia, e lo Stato tace
All’inizio di maggio, 16 “fortunati” selezionati da Airbnb hanno partecipato a una rievocazione notturna al Colosseo per promuovere Il Gladiatore II. Nessun annuncio ufficiale, silenzio da parte del Ministero, e una donazione da 900mila euro in cambio del silenzio istituzionale. La Storia venduta, a rate e con la password.
La prima regola della nuova “battaglia dei gladiatori” è che non si parla della battaglia dei gladiatori. Proprio come nel Fight Club, solo che stavolta il ring è il Colosseo, il pubblico è segreto, gli spettatori sono milionari o influencer con follower selezionati, e al centro non c’è un film indie, ma un colosso: Airbnb. E ovviamente Hollywood, che prepara l’uscita de Il Gladiatore II con una mossa promozionale da Oscar… al silenzio.
Tutto vero, ma nessuno conferma. Nessuno smentisce. Tutti tacciono. Dal Parco archeologico del Colosseo al Ministero della Cultura, la parola d’ordine è “no comment”. E non perché non ci sia nulla da dire. Ma perché si è deciso di non dire nulla.
Il Colosseo affittato. Di notte. Per pochi.
La rievocazione si è svolta il 7 e l’8 maggio, ma non c’è stato alcun comunicato ufficiale, né inviti alla stampa, né dichiarazioni pubbliche da parte degli enti coinvolti. Solo un pugno di turisti, 16 in tutto, selezionati attraverso una “lotteria” promossa da Airbnb, hanno potuto calcare l’arena sotto il cielo stellato, vestiti da gladiatori, armati fino ai denti di repliche storiche, guidati da gruppi specializzati come Ars Dimicandi e il Gruppo Storico Romano.
Un’esperienza esclusiva, certo. Ma anche uno sfregio a chi crede che i beni culturali non siano souvenir, ma memoria collettiva da proteggere, non da monetizzare.
E infatti, se le immagini delle “experience” sono comparse brevemente sulla pagina dell’iniziativa, sono poi sparite come lacrime nella pioggia. Ma i partecipanti, evidentemente non vincolati da NDA troppo stringenti o semplicemente fieri dell’avventura, hanno cominciato a raccontare l’esperienza online: “Combattere nel Colosseo è stata un’emozione unica”, scrivono. Peccato che nessuno di noi ne fosse stato informato.
Una donazione e un favore
Airbnb, per questa iniziativa, ha versato una “donazione” da un milione e mezzo di dollari (circa 900mila euro) al Parco archeologico del Colosseo, destinata a finanziare il progetto “Il Colosseo si racconta”, ovvero il restyling dell’esposizione permanente. Nulla di illecito, certo. Ma tutto estremamente opaco.
In cambio? Nessuna gara pubblica, nessun bando, nessuna trasparenza. Solo una manciata di prescelti, un set cinematografico e un’operazione commerciale confezionata sotto la patina della cultura. E il Colosseo, simbolo della storia romana, prestato come palcoscenico privato a un brand globale.
Un affare da manuale per Airbnb: visibilità planetaria, storytelling emozionale, zero polemiche. Perché chi osa criticare un’iniziativa “culturale” con tanto di beneficenza allegata?
Ma è questo il futuro dei nostri monumenti?
Che il Colosseo venga affittato per eventi privati non è una novità, ma il livello di riservatezza e ambiguità raggiunto in questa occasione segna un punto di non ritorno. Nessuna informazione ufficiale, nessuna nota stampa, nessuna comunicazione istituzionale. Il Parco archeologico diretto da Alfonsina Russo ha scelto il silenzio. E il Ministero della Cultura, per bocca di funzionari interpellati, si è limitato a un gelido: «No comment».
Dove finisce la valorizzazione e dove inizia la svendita? È giusto che il monumento più visitato d’Italia diventi un set notturno per influencer e brand internazionali, all’insaputa dei cittadini italiani, che ne sono – teoricamente – i legittimi proprietari?
La Storia non si affitta
Non c’è nulla di romantico nel vedere il Colosseo trasformato in un pacchetto premium da vincere a estrazione. Il fascino dell’arena è sopravvissuto a secoli di guerre, terremoti, saccheggi, ma potrebbe non sopravvivere al marketing contemporaneo.
Oggi è una lotteria per 16 gladiatori. Domani cosa? Un’escape room nei Fori Imperiali? Una cena segreta nel Pantheon? Una spa alle Terme di Caracalla?
Nel frattempo, le istituzioni si tappano le orecchie, nella speranza che il vociare dei turisti si confonda col brusio dei visitatori. Ma chi ha visto, chi ha partecipato, chi ha filmato – e condiviso – sa che quella notte qualcosa è successo. E no, non era un sogno. Era la mercificazione della nostra storia. In diretta. E in silenzio.