Cinema
Perché la Rai ignora “In Vino Veritas”? Un piccolo capolavoro girato in Basilicata, distribuito in tutto il mondo ma non in Italia
Girato ad Acerenza, uno dei borghi più belli d’Italia, con Joe Pantoliano e Marco Leonardi, In Vino Veritas (titolo internazionale From The Vine) è stato distribuito ovunque — tranne nel Paese di cui racconta l’anima. Eppure la Rai nel 2024 ha trasmesso quasi 5.000 film, di cui centinaia tedeschi e francesi. Una storia di bellezza ignorata dal servizio pubblico.
C’è una domanda che non riesco a togliermi dalla testa: com’è possibile che un film come In Vino Veritas, diretto da Sean Cisterna e girato nel cuore della Basilicata, non sia stato trasmesso dalla Rai? Non parlo di una pellicola sperimentale o di un prodotto di nicchia. Parlo di una commedia lieve, poetica, perfetta per una serata in famiglia. Un film che parla di noi: di emigrazione, di ritorni, di vino e di quella terra lucana che il mondo ci invidia ma che noi, troppo spesso, fingiamo di non vedere.
Girato ad Acerenza, un borgo che Forbes ha definito «uno dei dieci luoghi più belli del mondo», il film racconta la storia di un uomo che, dopo anni all’estero, torna alle proprie radici e ritrova nella vite e nel vino — l’Aglianico, orgoglio lucano — il senso della vita. È un racconto universale, ma al tempo stesso intimamente italiano, perché parla di identità, di appartenenza e del legame profondo tra l’uomo e la sua terra.
Acerenza non è solo uno sfondo: è la protagonista silenziosa del film. Un paese che nel 2018 ha rappresentato la Basilicata nella finale del programma di Rai 3 e che nel 2014 si era classificato quarto nella competizione nazionale di Kilimangiaro. Un borgo che la Rai conosce benissimo, e che ha contribuito a valorizzare in passato. Eppure, quando si è trattato di dare spazio a un film che ne esalta la bellezza e il carattere, la rete pubblica si è girata dall’altra parte.
Il paradosso è che In Vino Veritas è stato distribuito in tutto il mondo: dagli Stati Uniti — dove Samuel Goldwyn Films lo ha portato nelle sale con il titolo From The Vine — fino alla Corea del Sud. E sapete quanti film italiani, in media, riescono ogni anno ad avere un’uscita americana? Non più di cinque o sei negli ultimi cinque anni. Eppure questo ce l’ha fatta. Ha convinto la critica e il pubblico, ha emozionato spettatori che con la Basilicata non avevano mai avuto nulla a che fare.
Basta leggere le recensioni internazionali per capire di che film stiamo parlando: “From The Vine brings heart, warmth and a sense of hope to a world that is in much need of it”, scrive un critico americano. Un film che porta speranza e umanità in un mondo che ne ha bisogno. Possibile che in Italia, proprio in casa sua, non meriti nemmeno una prima serata su Rai 1, Rai 2 o Rai 3?
E dire che il cast è straordinario: Joe Pantoliano, uno degli attori più amati del cinema americano, premio Emmy per I Soprano, volto di Matrix, Memento, Il fuggitivo. E accanto a lui Marco Leonardi, simbolo del nostro cinema grazie a Nuovo Cinema Paradiso. Due nomi che, da soli, sarebbero bastati per attirare curiosità e ascolti.
Eppure niente. Il film era stato valutato positivamente da Rai, Mediaset e Sky. Tutti lo avevano apprezzato. Poi, misteriosamente, il silenzio. Nessuna spiegazione ufficiale, nessuna motivazione editoriale. Semplicemente, non se n’è fatto nulla.
E allora mi chiedo: perché? Perché la Rai, che nel 2024 ha trasmesso 4.500 film (di cui 1.800 italiani, 1.700 americani, 500 francesi, 150 inglesi e 100 tedeschi), non ha trovato spazio per una coproduzione italo-canadese che celebra il nostro territorio meglio di cento fiction istituzionali? È accettabile che il servizio pubblico, finanziato dal canone, preferisca mandare in onda commedie tedesche o film francesi mediocri invece di un film girato in Basilicata, in lingua italiana, con un cast d’eccellenza e una storia universale?
La verità è che In Vino Veritas non è solo un film: è una dichiarazione d’amore all’Italia che resiste. Quella delle colline, dei piccoli borghi, della terra e delle tradizioni. Racconta la nostra identità con leggerezza, senza prediche, e lo fa con immagini che sembrano affreschi, con un ritmo che riconcilia con la voglia di andare al cinema.
Non posso accettare che una pellicola così venga ignorata nel suo stesso Paese. È come se un genitore dimenticasse di abbracciare il proprio figlio. In Basilicata, dove il film è stato girato, molti cittadini speravano di potersi rivedere sullo schermo, di riconoscere un volto, un paesaggio, un accento. E invece niente. La Rai li ha privati anche di questo orgoglio.
Se il servizio pubblico ha davvero il compito di valorizzare la cultura e il territorio italiano, allora In Vino Veritas avrebbe dovuto essere il suo manifesto. E invece resta un’occasione mancata, una di quelle che fanno male. Perché dietro questo film non c’è solo la bellezza della Basilicata, ma anche il sogno di un’Italia che, per una volta, avrebbe potuto guardarsi allo specchio e piacersi.
E così tocca a noi ricordarlo, a noi che amiamo il cinema e sappiamo riconoscere un piccolo capolavoro quando lo vediamo. Un film che parla di emigrazione, di vino, di radici, di speranza. Un film che altrove ha trovato pubblico e riconoscimento, ma che qui, nel Paese in cui è nato, è rimasto invisibile.
Forse è questa la vera tragedia italiana: non vedere la bellezza anche quando ce l’abbiamo davanti agli occhi.
