Musica
Artisti al verde, stadi vuoti e concerti regalati: ecco il grande inganno del successo pop made in Italy!
L’industria musicale italiana sta vivendo un paradosso tragicomico: artisti sempre più esposti, promoter sempre più ricchi e concerti svenduti a dieci euro per evitare il vuoto cosmico. Dallo streaming che non paga ai tour milionari a debito, ecco come (non) funziona più il mondo della musica secondo l’inchiesta di Selvaggia Lucarelli. Un sistema che regala anticipi, ma chiede l’anima. E pure gli straordinari a convention aziendali.
Una volta si vendevano dischi, oggi si collezionano stream. Peccato che 100 milioni di ascolti su Spotify valgano per l’artista solo 80.000 euro. Un successo? Solo a parole. Le major gestiscono oggi centinaia di artisti ciascuna, senza poterli davvero seguire. La promozione? A carico dell’artista stesso, che si arrangia con manager esterni pagati con l’anticipo ricevuto. È il nuovo “fai da te” discografico.
Il vero business? I concerti… ma a rischio bancarotta
Oggi il grosso dei guadagni arriva dai live. Ecco il trucco: il cantante firma con un promoter che gli anticipa cifre da capogiro. Ma quegli euro vanno restituiti con gli incassi. Se i biglietti non si vendono, inizia la spirale infernale. L’artista non solo non guadagna, ma si indebita. Peggio: non può nemmeno svincolarsi dal contratto fino a che il debito non è estinto.
“Ti riempiamo lo stadio”: bugie e biglietti a 10 euro
Sognare uno stadio pieno? Facile, basta regalarlo (quasi). Quando le prevendite languono, ecco l’escamotage: biglietti scontati a CRAL, dopolavoro, banche e associazioni. Un modo per “salvare la faccia” davanti al pubblico e ai giornalisti. L’artista, spesso ignaro, crede davvero di aver fatto il sold out. Ma i numeri sono pompati, l’entusiasmo anche.
Convention, brand, burnout: la nuova vita degli artisti
Se il tour va male, si canta a feste aziendali, fiere, matrimoni di lusso. Gli artisti diventano “fornitori” di contenuti per i brand. Intanto, le grandi agenzie hanno fatto cassa durante la pandemia e ora dominano il mercato. Più che concerti, oggi vendono presenze, immagine, influenceraggio musicale. E se l’artista è in burnout? Si tira avanti lo stesso. Si canta anche con la laringite, purché il contratto non vada gambe all’aria.
Il circolo vizioso: successo finto, debiti veri
La macchina si nutre di illusioni: dischi di platino che non vendono, stadi pieni solo in apparenza, artisti che sembrano milionari ma sono schiavi di anticipi già spesi. Il sistema regge perché nessuno vuole vedere il buco nel palco: né il fan, né il giornalista, né il cantante stesso. Si va avanti finché regge la facciata. Poi, se va male, si cambia nome al tour, si sposta la location, si chiama il brand di turno. Ma intanto, la musica – quella vera – è finita. Vuoi davvero fare il cantante? Pensaci bene. O almeno metti da parte i soldi dell’anticipo…