Musica
Manuel Agnelli e l’addio a X Factor: il leader degli Afterhours svela i motivi del suo no a Sky e critica la scena musicale italiana
Manuel Agnelli racconta la sua scelta di abbandonare X Factor dopo sei edizioni, nonostante un’offerta economica incredibile da parte di Sky. “Non riuscivo più a vivermi la vita, troppi impegni”, dice. Poi la stoccata alla scena musicale italiana: “Oggi le classifiche sono dominate da sterco”. Senza risparmiare i rapper che “raccontano periferie che non esistono” e gli influencer: “Io ho fatto i soldi, molti più di loro, perché da 40 anni rompo i coglioni”.
“Sky mi ha offerto una cifra incredibile per restare a X Factor”, racconta Manuel Agnelli, con la franchezza di chi non ha mai temuto di dire la sua. “Sono convinto che c’è chi avrebbe fatto cose turche per una somma simile, ma ho detto no”. È così che il frontman degli Afterhours, uno dei musicisti più rispettati della scena italiana, spiega la decisione di lasciare il talent di cui è stato giudice per sei edizioni.
Un addio non dovuto a rancori o screzi, ma a un’esigenza di tornare a respirare: “Non riuscivo più a vivermi la vita, troppi impegni e rifare il talent nel mezzo del tour teatrale Lazarus di David Bowie e quello degli Afterhours che sta partendo e andrà avanti per un po’ sarebbe stato sfiancante”.
Agnelli non rinnega il valore dell’esperienza televisiva: “Da X Factor ho ricevuto tantissimo: visibilità, tranquillità economica, la possibilità di aprirmi un locale e organizzare una rassegna musicale come Carne Fresca, suoni dal futuro”. Ma ammette: “Mai mi sarei aspettato di diventare un personaggio. Una volta ho persino menato uno del pubblico perché mi aveva tirato un chewing-gum”.
Ora, però, la priorità è la musica vera. Per festeggiare i vent’anni di Ballate per piccole iene, Agnelli ha riunito la band storica e dal 26 giugno partirà un tour di 19 date, affiancato anche da band emergenti selezionate nella sua rassegna.
E parlando di musica, Agnelli non usa mezzi termini: “Stiamo vivendo da un ventennio in uno dei peggiori periodi musicali che io ricordi. Per dare un nome a quello che domina le classifiche bisognerebbe usare la parola sterco”. Non è solo un attacco generico, ma un invito a guardare oltre i numeri e le mode. “Di giovani con talento ce ne sono tantissimi, ma devono avere il coraggio di emergere. Le case discografiche devono smettere di essere schiave dei numeri”.
E la stoccata finale la riserva al mondo urban: “Molti rapper raccontano di una periferia che si è presa gli spazi: tutte cazzate. Io ho fatto i soldi e molti di più di tanti urban minchioni e influencer, perché da 40 anni rompo i coglioni”. Un’ultima dichiarazione di intenti che conferma la visione intransigente e senza compromessi di un artista che non ha mai temuto di sfidare il sistema.