Personaggi e interviste

Enrico Mentana, il cavaliere del Tg: “A 25 anni al Tg1, a 37 al Tg5. E con Francesca? Nessun consiglio, ognuno a casa sua”

Il direttore del TgLa7 si racconta tra la passione per le notizie e quella per i Cavalier King. Il ricordo di Berlusconi, le sfide vinte, i figli e un consiglio alla sinistra: “Basta lamentarsi, serve coraggio”.

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    Enrico Mentana non ha bisogno di presentazioni: una carriera cominciata a 25 anni al Tg1 e proseguita a 37 alla guida del Tg5, dove ha strappato ascolti e primati alla Rai. Oggi, da direttore del TgLa7, si conferma uno che non molla mai. “Ho un debito continuo con la fortuna”, ammette. E anche con un certo spirito battagliero: “Berlusconi aveva ragione, le sfide si affrontano di petto e bisogna mirare in alto”.

    Al Tg1, quando l’informazione era ancora una cosa seria (e un po’ polverosa), Mentana era l’ultima ruota del carro. “Facevo l’esteri, imparavo dai grandi come Emilio Rossi, gambizzato dalle BR ma sempre in prima linea”. Al Tg5 la musica cambia: libertà assoluta e nessun timore reverenziale verso la Rai. “Eravamo una squadra nuova, senza padroni. Non c’erano le cene di gruppo: finita la corsa, non si ripete più. Il giornalismo non è un Truman Show”.

    A proposito di show: “Le maratone? La vera fatica è di chi le guarda”. La più massacrante? “Le ultime europee: 22 ore, alla fine non capivo più dove fossi”. Ma la passione, Mentana lo ripete, è il segreto di tutto: “Se la mattina non ti svegli con la voglia di capire cosa è successo, lascia perdere”.

    E mentre in tv si alternano facce nuove e vecchi fantasmi, lui resta fedele ai suoi Cavalier King. Nina, Bice e l’ultimo arrivato, Blu: “Un favoritismo scandaloso, me li porto anche al Tg. Ma sono un padre amorevole, anche con i miei quattro figli”. Tra il lavoro e la vita privata, c’è spazio per Francesca Fagnani, la compagna che non vuole consigli. “Io Belve lo guardo e non dico niente. È una formula riuscita e lei si impegna tanto. Ognuno deve fare il suo, senza interferenze. Siamo una coppia in sana concorrenza”.

    Nessuna nostalgia dei vecchi tempi, ma un po’ di realismo. “Io non sono fan di nessuno, neanche di Papa Francesco. Mi appassionano i fenomeni, non le persone”. E sui social? “Noi una volta avevamo il brivido di sapere prima degli altri. Oggi spesso i giornalisti sono gli ultimi a sapere le cose”.

    Sabato scorso, finale di Champions League. Mentana ha ovviamente tifato Inter: “Bella batosta. Non è sempre tutto caviale, ma la passione resta”. Perché, come dice lui, “un tifoso vero non è quello che vince sempre, ma quello che c’è sempre”. E anche nella vita di Mentana, la regola è la stessa: esserci, sempre. Anche quando la partita sembra impossibile da vincere.

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