Personaggi e interviste
Valentina Nappi contro Le Iene: “Accuse farlocche, Rocco Siffredi non si tocca”
L’inchiesta de Le Iene su Rocco Siffredi continua ad accendere il dibattito. Dopo le nuove accuse di una ex attrice, Valentina Nappi scende in campo per difendere il collega: “Nel nostro settore il consenso è più tutelato che altrove. Basta con questo moralismo di ritorno”.
Nel mondo del porno, dove tutto sembra mostrato e nulla nascosto, la battaglia più feroce è oggi quella intorno alla parola più abusata e più necessaria: consenso. E al centro di questo nuovo terremoto mediatico c’è lui, Rocco Siffredi, icona internazionale dell’hard, finito sotto i riflettori non per un film, ma per un’inchiesta televisiva.
Le Iene, nella puntata andata in onda martedì 27 maggio su Italia1, hanno rilanciato le accuse già mosse da alcune ex colleghe dell’attore, aggiungendo nuove testimonianze, tra cui quella di una ragazza che ha dichiarato senza mezzi termini: “Mi ha manipolata e poi stuprata”. Accuse gravi, pesantissime, che non hanno però lasciato tutti in silenzio. Valentina Nappi, una delle attrici più note del panorama pornografico italiano e internazionale, ha deciso di intervenire, pubblicamente e senza giri di parole.
Lo ha fatto attraverso un video pubblicato su YouTube, dove non solo ha difeso apertamente Siffredi, ma ha anche rivolto pesanti accuse alla redazione del programma di Davide Parenti. “Le Iene stanno usando dei miei video in modo strumentale per accusare Rocco – ha detto –. La prima è una storia in cui prendo le sue parti, posso anche capire perché la stiano usando. Ma hanno preso anche un video dal mio canale YouTube che non c’entra nulla con questa storia né con questi temi, e lo hanno montato come se fosse una risposta alle accuse. È una forzatura intellettualmente disonesta”.
E non è l’unica a puntare il dito contro quella che definisce una narrazione distorta. A detta di Nappi, anche Emily Minerba, un’altra professionista del settore, avrebbe lamentato un uso arbitrario di un vocale privato, inviato a un’amica e finito nel servizio in prima serata. “È stato montato come se fosse una dichiarazione ufficiale, ma non lo era affatto”, ha spiegato la pornostar, sottolineando come questo tipo di operazioni rischino di creare una macchina del fango che non distingue più tra testimonianza, opinione e verità.
Il cuore della questione, secondo Valentina Nappi, è che la pornografia – nonostante tutto – è spesso più regolamentata e più attenta al consenso di molti altri ambienti di lavoro. “Nel nostro settore il consenso è più tutelato che in tutti gli altri. Più di così, l’unica tutela in più sarebbe installare telecamere fisse e fornire i video a fine giornata. Alcune produzioni già lo fanno”, afferma. Una provocazione? Forse. Ma anche un modo per rivendicare un’immagine diversa da quella che il mainstream ama proiettare: quella di un settore disordinato, dove gli abusi sarebbero la regola e non l’eccezione.
Non mancano, nel video, bordate contro la figura di Tommie McDonald, ex attore hard oggi “pentito” e figura centrale dell’inchiesta de Le Iene. Nappi lo definisce “un moralista mascherato da salvatore delle donne” e mette in dubbio l’autenticità delle sue denunce: “Non si parla mai delle tutele che già esistono, solo di quello che fa sensazione. È un modo furbo, e forse ipocrita, di raccontare una realtà che si conosce poco o per nulla”.
La questione, ovviamente, è delicata. Le accuse sono state mosse e meritano di essere indagate con attenzione, come ogni denuncia che riguarda comportamenti scorretti, soprusi o violenze. Ma nel gioco mediatico tra prime serate, video su YouTube e dichiarazioni che si rincorrono, rischia di andare persa la complessità. È il prezzo della visibilità. E lo è, ancor di più, quando la discussione si sposta su un terreno dove i confini tra il lecito e l’illecito, tra desiderio e abuso, tra libertà e coercizione, si fanno più labili e scivolosi.
In attesa che la magistratura – se e quando sarà chiamata in causa – faccia il suo corso, resta il confronto. Tra chi accusa, chi difende, e chi semplicemente osserva. E nel mezzo, ci sono i corpi, i contratti, le scene, i limiti. Ma soprattutto, c’è la parola più importante di tutte: consenso. Da cui nessuno, né davanti né dietro la telecamera, può prescindere.