Televisione
Sanremo, pubblicità più cara ma sempre irresistibile: Rai ritocca le tariffe del 2026 per coprire i costi
Rai Pubblicità ha deciso di intervenire con un rialzo medio del 5% sulle tariffe degli spot del Festival di Sanremo 2026. Un adeguamento che, a fronte dei 64 milioni di euro incassati nell’ultima edizione, dovrebbe permettere di coprire i 4 milioni annui aggiuntivi richiesti dal Comune con la gara d’appalto che ha garantito alla Rai l’esclusiva per i prossimi tre anni, con opzione per altri due.
Si tratta di un intervento definito “non traumatico”, calibrato su un evento che ormai rappresenta l’appuntamento televisivo più redditizio e seguito del Paese.
I numeri degli spot: da 3.500 a quasi 5.000 euro al secondo
Per capire le dimensioni del mercato basta guardare i pacchetti più ambiti. Le telepromozioni, due per serata nella settimana del Festival, passano da 2 milioni a 2 milioni e 152 mila euro: circa 3.500 euro al secondo.
Ma nelle fasce più pregiate si arriva anche a 4.900 euro al secondo. Crescono tutte le voci: l’“Anteprima Sanremo” in prime time sale da 311 mila a 332 mila euro, i “fuori break” da 15 secondi passano da 427 mila a 459 mila. Persino l’ultimo spot prima della proclamazione del vincitore, ormai a notte fonda, sale da 19.355 a 21.168 euro.
Perché le aziende continuano a investire: i numeri che non mentono
Nel lancio commerciale Rai Pubblicità ha ricordato perché Sanremo resta un investimento sicuro: una media di 12 milioni e 547 mila spettatori, share dominato soprattutto dal pubblico 15–24 anni (84%). Numeri superiori a qualsiasi altro evento televisivo italiano recente.
A questo si aggiungono i prodotti collaterali: PrimaFestival (7,7 milioni medi), DopoFestival (circa 2 milioni), repliche internazionali, radio ufficiali, e persino pacchetti pubblicitari legati al fenomeno Fantasanremo, diventato virale con 3,6 milioni di iscritti e 700 milioni di visite al sito.
L’obiettivo dichiarato per il 2026 è ambizioso ma realistico: puntare a quota 70 milioni di euro, confermando Sanremo come la macchina televisiva ed economica più potente del Paese.
