Calcio
Carlos Cuesta, il baby allenatore che fa tremare la Serie A
Ha 29 anni, un viso da studente modello e zero presenze in panchina da primo allenatore. Eppure sarà lui, Carlos Cuesta, a guidare il Parma nella prossima Serie A. Un azzardo? Forse. Ma anche un segnale forte: il calcio italiano, ogni tanto, sa sorprendere.
Cuesta sarà il più giovane tecnico della storia recente del campionato da quando esiste il girone unico. Un record che ha il sapore della rivoluzione, e che racconta una carriera cominciata in modo bizzarro: niente passato da professionista, solo tanta ostinazione e un tweet, quello che gli aprì le porte dell’Atlético Madrid. “Se hai bisogno di uno che ti sistemi i coni, io ci sono”, scrisse a un allenatore delle giovanili. Era il 2012. Fu chiamato.
Da lì, una salita rapida: studi universitari in Scienze motorie a Madrid, uno stage alla Juve Under 17 (grazie all’intuito di Cherubini), poi l’incontro chiave con Mikel Arteta, vice di Guardiola al City e oggi tecnico dell’Arsenal. Proprio ai Gunners Cuesta è diventato uno dei collaboratori più ascoltati, curando lo sviluppo individuale dei giocatori. Non male per un ragazzo di Maiorca che sognava panchine mentre altri inseguivano gol.
Il presidente del Parma Kyle Krause ha deciso di scommettere su di lui offrendogli un biennale da un milione a stagione. Una scelta che ha fatto alzare più di un sopracciglio, ma che Cuesta si è guadagnato con lavoro, metodo e quella che molti chiamano “ossessione per i dettagli”.
In Spagna ha preso il patentino Uefa Pro nel 2023, grazie a un sistema più flessibile del nostro: in Italia, per accedere al corso, bisogna avere almeno 32 anni. Fosse stato italiano, paradossalmente, non avrebbe potuto sedersi su quella panchina.
Le sue idee? Calcio propositivo, costruzione dal basso, dominio del possesso. Ma anche empatia e ascolto: “Ci capisce perché è giovane come noi”, raccontava Tavares, oggi alla Lazio. La sua forza sta anche lì.
C’è chi lo paragona a Mourinho, anche lui senza passato da calciatore, ma con carisma e visione. Cuesta invece è il ragazzo educato, maniacale, che non alza mai la voce ma entra nella testa dei suoi giocatori. L’Italia lo guarda con curiosità, qualcuno con scetticismo. Ma intanto, a Parma, hanno già puntato tutto su di lui. E forse, per una volta, è bello che a fare notizia non sia un ritorno, ma un inizio.