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Pilato e Tarantino, il furto di profumi a Singapore: a un passo dal carcere, salvate dall’ambasciata. Ora rischiano squalifiche

La vicenda di Benedetta Pilato e Chiara Tarantino poteva finire con la prigione: due americani, per lo stesso reato, hanno fatto 18 giorni di carcere. Invece le italiane hanno ammesso la colpa e ottenuto un ammonimento. Ora la Federnuoto e la Guardia di Finanza valutano le conseguenze.

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    Dall’oro in vasca al rischio di sbarre vere. Benedetta Pilato e Chiara Tarantino, due dei nomi più promettenti del nuoto italiano, hanno vissuto sei giorni da incubo a Singapore, fermate all’aeroporto per il furto di alcuni profumi e olii essenziali. Una vicenda minuscola, «poche decine di euro», come l’ha definita la nostra diplomazia, ma che in Asia poteva trasformarsi in un dramma giudiziario.

    Tutto inizia a gennaio al duty free dello scalo. Tarantino prende alcuni olii e li infila nella borsa della compagna di squadra. Gesto goliardico? Equivoco? O qualcos’altro? Sta di fatto che le telecamere riprendono tutto. Quando la sicurezza interviene, le due nuotatrici vengono fermate e accusate di furto. La telefonata disperata all’ambasciata italiana salva la situazione. «Aiuto, ci stanno arrestando», spiegano all’ex pallanuotista Daniele Brandi, ambasciatore che le aveva conosciute ai Mondiali.

    In quel momento il rischio è concreto: ad aprile due turisti americani, colti nello stesso reato, hanno passato 18 giorni dietro le sbarre. Stavolta, invece, entra in gioco la diplomazia. Passaporti consegnati, obbligo di restare in albergo fino al processo, collaborazione totale con le autorità. Il segretario di legazione Fabio Conte (l’ambasciatore era in ferie) lavora per giorni ai fianchi delle autorità locali, convincendole a non aggravare la posizione delle due atlete.

    Il 20 arrivano davanti al giudice. Ammissione di colpa, ammonimento, espulsione immediata. Nessuna cella, solo la vergogna di un rientro forzato. «Un caso di revenge porn all’interno di un tentativo di estorsione», ha definito Pilato in un video la propria esperienza, sottolineando il clima da gogna mediatica che si è subito scatenato in patria.

    Resta però il prezzo da pagare in Italia. La Federnuoto ha già aperto un’indagine interna. E per Tarantino, atleta delle Fiamme gialle, c’è anche l’ombra di un procedimento della Guardia di Finanza. Una doppia inchiesta che potrebbe segnare il futuro sportivo delle due ragazze, simbolo fino a ieri della rinascita del nuoto azzurro.

    La storia, nata da un gesto avventato, ha rischiato di trasformarsi in un caso diplomatico. Le due nuotatrici hanno evitato la cella grazie alla macchina dell’ambasciata. Ma la vera condanna, ora, sarà tornare in vasca con l’etichetta di chi si è giocato la reputazione per una manciata di profumi.

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