Benessere

Kefir, l’antico elisir del benessere: cosa dice la scienza sulla bevanda fermentata più amata del momento

Dalle montagne del Caucaso alle nostre tavole, il kefir è tornato protagonista delle diete salutiste. Non solo moda: i fermenti vivi che contiene possono davvero migliorare la salute intestinale e il benessere psicofisico.

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    Dalle origini antiche al successo moderno

    Il kefir non è una novità. Questa bevanda fermentata a base di latte affonda le sue radici nelle regioni montuose del Caucaso e del Tibet, dove veniva considerata un dono sacro, capace di garantire longevità e salute.
    Oggi, complice l’attenzione crescente verso l’alimentazione “viva”, il kefir è tornato di moda anche in Occidente, dove viene apprezzato per il suo gusto leggermente acidulo e per i numerosi benefici sull’intestino e sul microbiota.

    Come spiega il dottor Manuele Biazzo, direttore scientifico del Centro Toscano Microbiota, “il kefir è un alimento probiotico a tutti gli effetti: contiene una comunità di microrganismi vivi che lavorano in simbiosi per migliorare l’equilibrio intestinale e sostenere il sistema immunitario”.

    Come nasce il kefir

    Il processo di fermentazione del kefir è ciò che lo rende unico.
    “Si ottiene inoculando nel latte i cosiddetti granuli di kefir, composti da un insieme di batteri e lieviti in equilibrio tra loro”, spiega Biazzo.
    Questa doppia fermentazione – lattica e alcolica – conferisce alla bevanda il suo sapore fresco e leggermente frizzante.

    Il kefir può essere preparato anche in casa, ma è fondamentale rispettare la catena del freddo, poiché i fermenti sono organismi vivi. “Il kefir deve essere conservato in frigorifero e consumato fresco – precisa l’esperto – perché la temperatura controllata evita la proliferazione di batteri indesiderati e mantiene attiva la flora benefica.”

    Latte o acqua? Le due versioni del kefir

    Esistono due principali varianti:

    • Kefir di latte, ricco di proteine, calcio e vitamine, ideale per chi non è intollerante al lattosio;
    • Kefir d’acqua, fermentato con acqua e zucchero, più leggero e adatto a vegani e intolleranti al lattosio.

    Entrambi apportano fermenti vivi che supportano la digestione e contribuiscono alla diversità del microbiota intestinale, considerata oggi un indicatore chiave di salute generale.

    I benefici scientificamente riconosciuti

    Il kefir è apprezzato non solo per il suo profilo nutrizionale ma anche per i benefici clinicamente documentati.
    Tra i principali:

    • Migliora la digestione del lattosio: i batteri lattici forniscono gli enzimi necessari (come le beta-galattosidasi) per digerire lo zucchero del latte, rendendolo più tollerabile.
    • Regolarizza l’intestino: grazie alla sua azione sul microbiota, può essere utile a chi soffre di stitichezza cronica.
    • Supporta le difese immunitarie: diversi studi hanno mostrato che la modulazione del microbiota da parte del kefir può aiutare a contrastare infezioni, inclusa quella da Helicobacter pylori, un batterio associato alla gastrite.
    • Effetto antinfiammatorio e psicobiotico: alcuni metaboliti prodotti durante la fermentazione, come l’acido gamma-amminobutirrico (GABA), influenzano l’asse intestino-cervello, con effetti positivi su ansia, umore e stress.

    “In sostanza – sottolinea Biazzo – il kefir non agisce solo sul piano digestivo, ma ha un impatto sistemico che coinvolge anche la sfera psicologica e immunitaria.”

    Come inserirlo nella dieta quotidiana

    Il kefir può essere consumato da solo o integrato in ricette dolci e salate.
    Una porzione giornaliera consigliata è di circa 200-250 ml, come indicano diversi studi internazionali.
    Si può gustare a colazione con frutta fresca, avena o miele, oppure come base per smoothie, frullati e salse. Anche nelle versioni vegetali o d’acqua, resta un’ottima alternativa agli yogurt industriali.

    Le controindicazioni da conoscere

    Nonostante i suoi benefici, il kefir non è adatto a tutti.
    Essendo un alimento fermentato:

    • Può avere un effetto lassativo se consumato in eccesso, soprattutto in chi non soffre di stitichezza.
    • È sconsigliato agli allergici alle proteine del latte, che dovrebbero orientarsi sulle versioni vegetali o d’acqua.
    • In persone con sistema immunitario compromesso – come pazienti oncologici o con HIV – è bene evitarlo, poiché i ceppi probiotici vivi possono rappresentare un rischio.

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