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K-Beauty: tra natura e tecnologia, la rivoluzione coreana che ha cambiato la skincare

Dalla doppia detersione al bakuchiol, la K-beauty continua a dettare tendenze globali grazie a formule green, principi attivi all’avanguardia e una filosofia che mette la salute della pelle – non il trucco – al centro di tutto.

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    Sfatiamo un mito: la K-beauty non è fatta di dieci passaggi

    Per anni si è parlato della “skincare coreana in 10 step” come se fosse una regola immutabile. In realtà, in Corea del Sud nessuno parla di un numero fisso di passaggi.
    A Seul e nelle altre grandi città, dove inquinamento, sbalzi climatici e stress mettono alla prova la pelle, la priorità è una cura delicata, lenitiva e personalizzata, non una maratona cosmetica.
    I trattamenti più intensi, inoltre, vengono lasciati ai dermatologi, mentre la routine quotidiana punta a mantenere la barriera cutanea in equilibrio.

    Come spiegano Rachel Kim e Dania Baik, rispettivamente marketing manager e make-up artist del brand Cocory, «il cuore della K-beauty è la pelle stessa: persino il trucco parte sempre da una base sana e curata».

    Un fenomeno culturale e globale

    L’influenza della Hallyu, l’onda culturale coreana che dagli anni 2010 ha conquistato il mondo con musica, serie TV e moda, si è estesa anche alla cosmetica.
    Dalle maschere in tessuto ai patch per occhi, fino alla doppia detersione, la K-beauty è diventata un fenomeno planetario, spinta dai social e dai K-pop idol che mostrano pelli perfette e luminose.

    Su TikTok, le beauty creator conoscono ogni ingrediente: dal ginseng al riso fermentato, fino alle formule high-tech di marchi come Laneige, Innisfree, Skin1004, Some By Mi e il viralissimo Beauty of Joseon, che riprende antiche ricette della medicina tradizionale coreana.

    Secondo Statista, la Corea del Sud è oggi tra i dieci maggiori mercati mondiali della cosmetica, mentre Euromonitor la colloca all’ottavo posto per valore nel settore beauty e cura personale, con un giro d’affari di oltre 12,8 miliardi di dollari.

    Ingredienti antichi, formule moderne

    La forza della K-beauty sta nella ricerca di ingredienti naturali, efficaci e tollerabili.
    Molti attivi oggi noti in Occidente, come la bava di lumaca o la centella asiatica, sono stati portati al successo proprio dai laboratori coreani, che hanno saputo combinarli con tecnologie d’avanguardia.

    «Il mercato coreano è sempre più orientato verso formule vegane e sostenibili, con attivi ad alte prestazioni ma di origine naturale», spiega Choi Yeon Jae, del Korea Institute of Cosmetics Industry.

    Tra i must have:

    • Bakuchiol, alternativa vegetale al retinolo, delicata ma efficace;
    • Ceramidi e peptidi per rinforzare la barriera cutanea;
    • Collagene vegano estratto dalle carote;
    • Centella asiatica fermentata con lattobacilli per potenziarne l’effetto calmante;
    • Tranexamico per uniformare l’incarnato e contrastare le macchie.

    Quando la tecnologia incontra la natura

    La K-beauty non è solo green, ma anche tech.
    «Un esempio – racconta Ilaria Toscano, fondatrice del portale The Kbeauty – è la camelia japonica coltivata sull’isola di Jeju e incapsulata nei liposomi per migliorarne la penetrazione. Oppure i fattori di crescita cellulare (EGF, FGF, TGF), che stimolano il rinnovamento cutaneo. Anche l’acido ialuronico viene “ingegnerizzato” in versioni a diverso peso molecolare per agire in profondità».

    Questo mix di tradizione botanica e ricerca scientifica è la chiave del successo globale della cosmetica coreana, che riesce a coniugare delicatezza e performance.

    L’espansione in Italia

    Negli ultimi anni, anche in Italia la K-beauty ha trovato terreno fertile. Dalla Rinascente di Roma e Milano ai corner dedicati da Ovs e dalle principali profumerie, fino agli e-commerce come Miin Cosmetics e Yepoda, i prodotti coreani sono ormai protagonisti del mercato.
    Il fascino sta non solo nel packaging minimal e nei prezzi accessibili, ma anche nella filosofia “slow” che incoraggia l’ascolto della pelle e la costanza nella cura quotidiana.

    Dalla pelle ai capelli: la beauty routine si espande

    La cura coreana non si ferma al viso. Sempre più brand dedicano linee specifiche al cuoio capelluto, trattato come un’estensione della pelle.
    Per le cute grasse si usano estratti di fagiolo azuki e neem, dalle proprietà purificanti, mentre per quella secca spiccano olio di pracaxi e quinoa, ricchi di acidi grassi e antiossidanti.

    La K-beauty non è una moda passeggera, ma una filosofia di benessere: delicata, scientifica, sostenibile.
    È la dimostrazione che la vera innovazione nasce dal rispetto della pelle e della natura.
    Oggi non serve vivere a Seul per adottarla — basta leggere l’etichetta e scegliere ingredienti che raccontano una nuova idea di bellezza: green, tecnologica e consapevole.

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