Salute
Covid, la variante Stratus (XFG) supera il 50% dei casi in Italia: cosa sappiamo davvero
Secondo gli esperti, la sottovariante di Omicron non sembra più grave delle precedenti, ma si diffonde velocemente. In Europa la prevalenza stimata supera il 60%, a livello globale oltre il 65%
La curva dei contagi da Covid in Italia torna a salire, complice l’arrivo di una nuova variante che si sta rapidamente imponendo sulle altre. Si chiama Stratus (XFG), appartiene al ceppo Omicron ed è stata individuata per la prima volta tra la primavera e l’estate 2025.
Secondo quanto spiegato all’Adnkronos dal virologo Mauro Pistello, direttore del laboratorio di Virologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria Pisana, «oggi oltre la metà delle infezioni da Covid nel nostro Paese è attribuibile a Stratus». Una crescita che riflette l’andamento internazionale: l’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) stima che la variante abbia superato in estate il 60% delle sequenze rilevate in Europa, mentre l’Oms indica una prevalenza globale superiore al 65% nelle analisi di agosto.
Una variante sotto osservazione, non più pericolosa
Al momento non ci sono segnali che facciano pensare a un aumento della gravità clinica rispetto alle altre mutazioni di Omicron. Per questo l’Oms ha inserito Stratus nella categoria delle Variant Under Monitoring (VUM), cioè varianti da monitorare con attenzione ma a rischio aggiuntivo considerato basso.
La principale criticità riguarda la rapida capacità di diffusione, che porta Stratus a sostituire velocemente le linee precedenti. Gli esperti ribadiscono però che i vaccini in uso restano efficaci nel prevenire le forme gravi di malattia, pur senza eliminare il rischio di infezione.
Dove circola di più
Oltre all’Italia, dove ormai è già dominante, Stratus si è affermata in gran parte d’Europa e negli Stati Uniti. Le rilevazioni mostrano una diffusione uniforme sul territorio nazionale, mentre le altre varianti di Omicron appaiono in netto calo.
Sintomi tipici: la “gola a rasoio” e non solo
Le manifestazioni cliniche di Stratus sono simili a quelle già note, ma con alcune caratteristiche distintive. Tra i sintomi più segnalati c’è la raucesine con forte irritazione alla gola, descritta dai pazienti come “gola a rasoio”. In diversi casi si registra anche un ritorno di anosmia e ageusia – la perdita dell’olfatto e del gusto – che sembravano meno frequenti nelle ultime ondate. Restano diffusi i disturbi più comuni: febbre moderata, tosse secca, stanchezza e dolori muscolari.
L’autunno e le raccomandazioni degli esperti
Con l’arrivo della stagione autunnale, virologi e autorità sanitarie invitano alla prudenza, in particolare per anziani, immunodepressi e persone con patologie croniche. La nuova campagna vaccinale, che prevede richiami aggiornati, è considerata il principale strumento di prevenzione. «Ci attendiamo nuove ondate e picchi sostenuti dalle varianti emergenti» ha dichiarato il virologo Fabrizio Pregliasco, «ma non ci sono indicazioni di maggiore gravità: il rischio maggiore riguarda i numeri assoluti e la pressione sulle strutture sanitarie».
Cosa fare in caso di sintomi
In presenza di segnali sospetti – mal di gola intenso, raucedine persistente, perdita di gusto e olfatto – gli esperti raccomandano di effettuare un test diagnostico e, in caso di positività, rispettare le indicazioni di isolamento. Restano valide le misure di buon senso: uso della mascherina nei luoghi affollati, igiene delle mani, attenzione ai contatti con soggetti fragili.
La sfida dell’autunno, spiegano gli specialisti, sarà conciliare la convivenza con il virus senza abbassare la guardia. Perché, anche se Stratus non appare più aggressiva, il Covid resta una malattia che non può essere sottovalutata.