Sonar: tra suoni e visioni
Trump contro le popstar: invece che progredire, l’America retrocede
Altro che Russiagate o crisi internazionali: la nuova emergenza degli Stati Uniti si chiama…Beyoncégate. Donald Trump, tra un tweet notturno e un caffè mattutino con Truth Social, ha annunciato urbi et orbi che chiederà una “grande, bellissima, mai vista prima” indagine federale su… Beyoncé, Bruce Springsteen e Bono. No, non è una nuova boy band (grazie al cielo), ma il trio che, secondo il presidente più showman della storia, avrebbe osato sostenere Kamala Harris senza passare dal via e senza versare il dovuto al Monopoli della Legalità Elettorale.
Endorsement truffa a 7 note
“È una truffa elettorale, illegale ai massimi livelli!” ha tuonato Trump alle 1:34 del mattino – l’ora perfetta per i grandi annunci e le piccole vendette. A quanto pare, Beyoncé avrebbe intascato 11 milioni di dollari per non cantare neanche una nota. Altro che Halo, qui siamo al livello FBI-Interrogatorio-Lampada-in-faccia. E Bruce Springsteen? Colpevole di aver suonato Born to Run troppo vicino a un palco pro-Harris. E Bono? Non è chiaro, ma è irlandese, quindi sospetto a prescindere.
Tremate, la caccia alle streghe è tornata
Trump, che un tempo invitava Kanye West nello Studio Ovale come altri offrono un caffè, ora vede ovunque complotti musicali. Chi ha ballato Crazy in Love nel 2012? Indaghiamo. Chi ha cantato With or Without You sotto la doccia mentre pensava a Joe Biden? Mandiamo la CIA! Nel mirino anche Oprah, che avrebbe ricevuto ben un milione di dollari per moderare un evento pubblico. Una cifra che, nel mondo reale, basta giusto per farle dire “You get a car!” una volta e mezza. Ma Trump la considera una spesa sospetta, quasi come i suoi conti con Stormy Daniels.
L’ossessione di The Donald
I media, da The Guardian al New York Times, hanno riportato con una certa perplessità le dichiarazioni del presidente, che ormai sembra vedere pagamenti illeciti ovunque: in un palco, in un microfono, in una paillettes del vestito di Beyoncé. La Federal Election Commission ha chiarito (di nuovo) che pagare legalmente una celebrità per apparire a un evento non è reato, purché venga dichiarato. Ma la realtà, come sempre, è un optional.
Benvenuti alla sagra del cattivo gusto
Quello che è certo è che il “Trump contro le popstar” sta diventando la saga politica più trash del decennio. Un mix tra House of Cards e gli MTV Music Awards, con l’aggiunta di una spruzzata di Beautiful. Perché chi ha bisogno di prove, quando hai la convinzione, il CAPS LOCK e la voglia di fare tendenza su Truth Social?