Cronaca
Conclave, il retroscena: italiani spaccati, Erdo isolato, Prevost travolto dai voti
Secondo il New York Times, la svolta è arrivata alla quarta votazione. Ecco come un tranquillo americano è diventato Papa
Una sera tesa, senza pause né cena, e un primo scrutinio vissuto quasi come un sondaggio: così il New York Times ricostruisce il dietro le quinte del conclave che ha portato all’elezione del nuovo Papa. Il racconto, costruito attraverso le parole di una dozzina di cardinali, descrive una votazione iniziale confusa, con tre nomi forti in campo: l’italiano Pietro Parolin, l’ungherese Peter Erdo e l’americano Robert Francis Prevost.
Il primo, Parolin, è rimasto impigliato nelle divisioni tutte italiane. “Se gli italiani fossero stati compatti, forse sarebbe andata diversamente”, si sarebbe detto a cena quella sera, secondo quanto riferito dal cardinale Nichols. Ma la frammentazione interna ha reso difficile qualunque candidatura unitaria.
Erdo, sostenuto da un fronte conservatore che includeva anche alcuni cardinali africani, si è rivelato poco capace di allargare il consenso. Troppo rigido per un collegio elettorale formato in larga parte da nomine di Papa Francesco.
E così ha iniziato a emergere la figura di Prevost, 69 anni, americano ma con lunga esperienza pastorale in Perù. Già cinque giorni prima del conclave era stato scelto per facilitare le riunioni quotidiane, e lì — raccontano i colleghi — ha cominciato a conquistare fiducia e stima. “Più lo ascoltavamo, più ci convinceva”, avrebbe confidato il cardinale Tobin di Newark. “Bob, potrebbero proporre te”, gli avrebbe detto scherzando. Ma la profezia si è avverata.
Secondo il racconto del cardinale You Heung-sik, nella quarta votazione le schede “si spostarono in modo schiacciante” verso Prevost. Il cardinale Tagle, uno dei papabili più accreditati alla vigilia, lo avrebbe visto emozionato, con respiri profondi e le mani tra i capelli. “Gli ho offerto una caramella”, ha raccontato, “e lui ha accettato”. Un’immagine umana, semplice, quasi fragile.
Poi il momento decisivo: nel pomeriggio, durante l’ultima votazione, Prevost raggiunge 89 voti. La soglia dei due terzi. L’applauso è fragoroso, raccontano i presenti, ma lui resta seduto, attonito. “Qualcuno ha dovuto tirarlo su”, ha detto il cardinale David delle Filippine. “Noi eravamo tutti in piedi, con le lacrime agli occhi”.
Alla fine, i voti sarebbero saliti ben oltre i 90. “Una maggioranza molto, molto ampia”, ha confermato il cardinale Tsarahazana del Madagascar. Una consacrazione travolgente, per un Papa che pochi, fino a qualche giorno prima, avrebbero indicato come favorito. E che invece, alla fine, ha saputo mettere d’accordo tutti. Anche chi, inizialmente, lo osservava in silenzio.