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Miracolo o truffa? Gisella Cardia, la “veggente” di Trevignano, a processo: nelle lacrime della Madonna il suo DNA

Secondo i magistrati, Cardia e il marito avrebbero messo in piedi un sistema di “artifizi e raggiri” per attirare i fedeli. Le analisi sul sangue versato dalla statua hanno rivelato tracce genetiche della stessa santona. Tra le promesse mai mantenute anche moltiplicazioni di pizze e gnocchi.

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    Le lacrime della Madonna non erano un miracolo, ma contenevano il DNA di Gisella Cardia. La Procura di Civitavecchia ha chiuso le indagini e chiesto il rinvio a giudizio per la “veggente” di Trevignano Romano, il cui vero nome è Maria Giuseppa Scarpulla, e per il marito Gianni. Per entrambi l’accusa è di truffa aggravata in concorso.

    Secondo gli inquirenti, la coppia avrebbe costruito un sofisticato sistema di inganni per convincere i fedeli a credere nelle presunte apparizioni mariane. La statua della Vergine che piangeva sangue era il fulcro di un meccanismo ben collaudato: le analisi condotte dal genetista Emiliano Giardina hanno accertato che il materiale ematico proveniva dalla stessa Cardia. Lontano, quindi, da qualsiasi intervento soprannaturale.

    Non solo lacrime miracolose. Nel repertorio della santona rientravano anche promesse di moltiplicazioni di pizze e gnocchi, mai verificatesi, che servivano a consolidare l’aura di misticismo attorno a lei. Un copione che, secondo la Procura, si traduceva in consistenti donazioni: in alcuni casi cifre a sei zeri, come i 123mila euro versati da una fedele.

    Il fascino esercitato su centinaia di persone ha trasformato Trevignano Romano in una sorta di santuario parallelo, con pellegrini attratti dalle presunte apparizioni e un flusso costante di offerte. Al centro, però, restava un progetto economico ben preciso: convincere i credenti a sostenere la missione spirituale con i propri risparmi.

    Il lavoro degli inquirenti ha raccolto testimonianze, prove documentali e analisi scientifiche che smontano l’intero impianto dei presunti miracoli. Da qui la richiesta di processo: non più la “veggente” in dialogo con la Madonna, ma una donna accusata di aver approfittato della devozione popolare per trarne vantaggio economico.

    Ora la parola passa al giudice, che dovrà decidere sul rinvio a giudizio. Intanto a Trevignano il clima è di smarrimento: tra chi si sente tradito e chi, nonostante tutto, continua a credere.

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