Cronaca Nera

“Chiara uccisa da un sicario, Stasi sa ma non può parlare”: l’ipotesi shock dell’avvocato Lovati

Massimo Lovati, avvocato vigevanese e difensore di Andrea Sempio, espone per la prima volta la sua visione alternativa del delitto di Garlasco. Una teoria senza prove, nata – dice – da un sogno: Chiara sarebbe stata assassinata da un sicario su mandato di ambienti ecclesiastici compromessi. “Alberto Stasi sa, ma deve tacere. Per salvarsi la vita”.

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    «Un sogno. Scriva pure così: è un sogno». Ma il sogno dell’avvocato Massimo Lovati, esperto penalista vigevanese, ha contorni tanto precisi da sembrare quasi una sceneggiatura noir. Riguarda uno dei delitti più discussi degli ultimi vent’anni, quello di Chiara Poggi a Garlasco. E accusa: non Stasi, non Sempio, ma un killer professionista mandato da chi aveva interesse a tenere la ragazza zitta.

    Lovati, classe 1952 – nato proprio il 13 agosto, stesso giorno in cui nel 2007 Chiara fu massacrata –, difende Andrea Sempio fin dal 2016. Lo ha sempre dichiarato estraneo ai fatti. Ma solo recentemente ha iniziato a parlare di un altro scenario, mai emerso in aula e oggi affidato alle pagine della cronaca: «Chiara scoprì qualcosa che non doveva scoprire. È stata eliminata per quello. Non da Stasi. Ma da un sicario».

    Il nodo, secondo Lovati, ruoterebbe attorno al Santuario della Bozzola, a pochi chilometri da Garlasco. «Nel 2012 vennero fuori storie di esorcismi, pedofilia e ricatti. Ma quei riti c’erano anche prima. Lo sapevano tutti», dice. Un contesto torbido, che coinvolgerebbe ambienti religiosi e oratori, anche se – ci tiene a precisare – Sempio non ha nulla a che fare con quei giri: «Lui è un comunista, un disadattato. Non frequenta chiese».

    La tesi è estrema, e Lovati stesso la definisce “letteraria”. Ma ne parla con convinzione: «La figura del sicario è ben nota nella criminologia. Sono professionisti, non li scopri mai. Guardi Trotzky, ucciso in Messico. Anche nel delitto di Chiara l’esecuzione fu perfetta: confondere le acque era il vero obiettivo».

    Secondo l’avvocato, il racconto di Stasi sulla scoperta del corpo “non sta in piedi”. Troppe incongruenze, troppe versioni. «È stato imbeccato. Ha detto cose che non reggono. E quando menti così tanto è perché stai coprendo qualcosa o qualcuno». Ma perché farlo? «Perché l’alternativa era finire sottoterra».

    Una frase che lascia intendere tutto e niente. Ma quando gli si chiede chi sarebbero questi “mandanti”, Lovati è netto: «In bianco. Mi segue?». Il riferimento alla Chiesa è esplicito, e l’avvocato non si tira indietro: «Non sarebbe la prima volta. Vede cos’è accaduto con Emanuela Orlandi? Ma le ripeto: è un sogno. Non voglio guai».

    Nessuna prova, dunque. Solo suggestioni. Tanto che lo stesso Lovati ammette: «Forse è solo materiale per un romanzo. Magari un giorno lo scriverò». Intanto però la sua difesa per Andrea Sempio va avanti. Contestano le consulenze di parte e si preparano al confronto in aula: «Se si dovesse arrivare a processo, valuterà il giudice».

    Una cosa è certa: l’avvocato Lovati non è disposto a restare in silenzio. Anche se, a suo dire, qualcun altro è stato costretto a farlo.

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