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Anche due italiani nella prigione da incubo tra le paludi della Florida

Gaetano Mirabella Costa e Fernando Eduardo Artese sono detenuti ad Alligator Alcatraz, struttura iper-sorvegliata voluta da Trump per i migranti “pericolosi”. Uno ha scontato sei mesi per droga, l’altro è accusato di overstay e guida senza patente. La Farnesina segue il caso.

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    Alligator Alcatraz. Il nome fa già paura da solo. Una struttura di detenzione nascosta nelle paludi della Florida, circondata da zanzare, pitoni e, ovviamente, alligatori. Una prigione modello per l’America di Donald Trump, pensata per ospitare i “peggiori tra i peggiori” dei migranti. Eppure, tra quelle mura ci sono anche due italiani. Uno è siciliano, l’altro italo-argentino. Due storie diverse, stesso destino.

    Gaetano Cateno Mirabella Costa, 45 anni, è stato arrestato a gennaio 2025 per detenzione di sostanze stupefacenti e aggressione a un anziano. Ha scontato sei mesi nella contea di Marion. Poi, finita la pena, niente libertà: è scattata la procedura di rimpatrio, e il 9 luglio è stato trasferito a Alligator Alcatraz. Dove è ancora oggi.

    L’altro è Fernando Eduardo Artese, 63 anni, doppio passaporto, residente alle Canarie. Entrato dieci anni fa negli Stati Uniti con l’esenzione dal visto, ha superato il limite di 90 giorni. Quando la polizia lo ha fermato, a giugno, ha scoperto anche un vecchio mandato d’arresto per guida senza patente. Sei giorni dopo era già nelle mani dell’Immigration and Customs Enforcement. E il 3 luglio è finito anche lui a Alligator Alcatraz.

    La Farnesina ha confermato ufficialmente la loro presenza nella struttura. Il Consolato italiano a Miami e l’Ambasciata a Washington sono in contatto con le famiglie e con le autorità americane. Ma i tempi del rimpatrio restano incerti. E intanto i giorni passano. In un luogo isolato, sorvegliato, ostile. Dove l’unico modo per scappare è su un aereo. Se e quando arriverà.

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