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La calma canadese è finita? Ottawa prepara i piani per una guerra civile negli USA
Il Canada, noto per la sua compostezza e le scuse preventive, sta prendendo molto sul serio l’ipotesi di un collasso sociale negli Stati Uniti. Piani di emergenza, gestione dei rifugiati, sicurezza al confine: Mark Carney si prepara a tutto. Ma è una reazione lucida o un attacco d’ansia geopolitica?
Dov’è finita la proverbiale calma canadese? Quel sangue freddo, quella cortesia da manuale che fa dire “scusa” anche se ti pestano un piede? Semplice: è evaporata al primo sentore che negli Stati Uniti, lì appena oltre il confine, possa scoppiare una guerra civile.
Sembra fantascienza, eppure il governo di Ottawa guidato dal liberal Mark Carney ha messo in campo una serie di piani di emergenza degni di un film distopico: gestione di un’ondata di rifugiati, rinforzi alle forze di sicurezza e scenari militari in caso di conflitto armato a sud. Un’allerta silenziosa, ma concreta. Perché, anche se non lo dicono a voce alta, i canadesi temono l’effetto domino del caos americano.
A fare paura non è un’invasione straniera, ma una possibile implosione interna degli Stati Uniti, tra polarizzazione politica, gruppi armati, scontri ideologici e l’intramontabile spettro di Donald Trump, che in certi ambienti pare già pronto ad annettere pure l’Alaska e mezza Columbia Britannica, se servisse.
La risposta di Ottawa è pragmatica. Forse fin troppo. “Prevenire è meglio che curare” potrebbe sembrare lo slogan di un dentifricio, ma qui si applica al confine più lungo e (finora) più tranquillo del mondo. Che ora tranquillo non lo è più. Perché se il vicino inizia a urlare, tu controlli che le finestre siano chiuse e i documenti in ordine.
Gli osservatori internazionali si dividono: c’è chi definisce i preparativi “sacrosanti” e chi invece parla di “allarmismo da bunker con vista sul Vermont”. E in effetti la domanda resta sospesa: si tratta di lucidità strategica o di paranoia diplomatica?
Fatto sta che, dietro le quinte, il governo canadese di ha preso misure molto serie: simulazioni, logistica, ipotesi di corridoi umanitari e addestramento delle forze di sicurezza. Tutto senza fare troppo rumore. Che poi, per i canadesi, equivale a urlare.
La verità? Nessuno può permettersi di ignorare il fatto che la stabilità americana è meno stabile del solito, e i sussulti politici a Washington fanno tremare anche le betulle di Ottawa. E così, mentre i cittadini continuano a bersi sciroppo d’acero sperando nella pace, qualcuno nei palazzi del potere sta già preparando piani B, C e D.
Se alla fine tutto si risolverà in un nulla di fatto, meglio così. Ma se invece succede il peggio, il Canada non si farà trovare impreparato. Perché sarà anche gentile, ma non è stupido.