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Trump Inc., il bazar della Casa Bianca: tra Bibbie, sneaker e telefonini d’oro, il brand del presidente vale
Sneaker, Bibbie, telefonini d’oro e perfino un operatore mobile: il marchio Trump è ovunque. Dalla dichiarazione dei redditi emergono 600 milioni di dollari incassati in licenze, royalty e investimenti. Ma il conflitto d’interessi, tra politica e business, è più vivo che mai.
Non è più la Casa Bianca: è diventata un duty free presidenziale. Chitarre, Bibbie, profumi, sneaker, orologi e perfino telefonini d’oro: tutto firmato Trump. O meglio, tutto concesso in licenza dalla Trump Organization, la holding di famiglia che sfrutta il marchio dell’ex tycoon e oggi presidente Usa come fosse un logo da supermarket. E i conti tornano, eccome: secondo i documenti depositati all’Ufficio per l’etica governativa, Donald Trump ha incassato oltre 600 milioni di dollari solo grazie ai diritti d’uso del suo nome.
Il meccanismo è semplice: Trump concede il marchio, le aziende lo piazzano ovunque, dai cosmetici agli smartphone. Poi, incassa. Nessuna responsabilità sulla qualità dei prodotti, si capisce: che siano made in China o made in America, che funzionino o meno, non è affar suo. Le royalty sono garantite, i reclami no.
Sneaker e Bibbie col bollino Trump
Per dire: 45 Footwear ha pagato 2,5 milioni di dollari per stampare il suo nome su sneaker e profumi. “The Best Watches on Earth” ha versato 2,8 milioni per una linea di orologi. La Lma Productions si è accaparrata la licenza per chitarre e Bibbie – sì, Bibbie – sborsando 2,3 milioni. Il tutto mentre gli editori si contendono diritti su titoli come Letters to Trump o A Maga Journey, per cifre che arrivano ai 3 milioni di dollari. Il prezzo dell’ideologia, versione merch.
Criptovalute e gettoni: l’oro digitale di Donald
Ma il vero boom, secondo Reuters, arriva dal fronte cripto. Nel 2024, la vendita dei “gettoni presidenziali” emessi da World Liberty Financial ha fruttato 57,4 milioni di dollari. La valuta digitale «$Trump» promette bene, e i dividendi da fondi e investimenti in società come Caterpillar o CNH Industrial ammontano ad almeno 11 milioni. A colpire però è l’intreccio pericoloso tra affari privati e incarico pubblico: il conflitto di interessi è evidente, tanto da sollevare più di una perplessità etica.
Il telefono di Trump (e non è una barzelletta)
L’ultima trovata? Uno smartphone “patriottico” a 499 dollari, venduto come 100% made in USA e corredato da un servizio mobile da 47,45 dollari al mese. Ma anche qui, il presidente ci mette solo il nome. Il resto è licenza pura. L’ennesimo tassello in un puzzle dove business e politica si sovrappongono pericolosamente. Una nuova frontiera del merchandising istituzionale, dove la presidenza è il marchio e il consumatore, l’elettore.