Cronaca

Scandalo in Rai: un movimento prepara il “Me Too” delle collaboratrici tra messaggi compromettenti e video interni

Sotto accusa la fascia oraria meno controllata, tra le 7 e le 19. Nel materiale raccolto ci sarebbero chat imbarazzanti e riprese dai circuiti interni. La memoria di Paola Ferrari: «Chi nega certe cose in Rai è un ipocrita».

Published

on

    A Roma cresce il fermento attorno a un’iniziativa che potrebbe scuotere dalle fondamenta la tv di Stato. Un movimento femminista, vicino al Partito democratico e con sede nei pressi del carcere di Rebibbia, sta preparando quello che già viene definito il primo “Me Too” interno alla Rai. Al centro ci sarebbero le giovani collaboratrici che lavorano nella fascia meno osservata dal controllo politico, quella che va dalle 7 alle 19, e che ora hanno deciso di rompere il silenzio.

    Le promotrici stanno mettendo a punto un dossier esplosivo che sarà consegnato alla presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia. Dentro ci sarebbero non solo testimonianze, ma anche presunte prove concrete: messaggi compromettenti e video, che secondo indiscrezioni proverrebbero dai circuiti di sorveglianza interni alle sedi aziendali.

    Sulla questione delle molestie in Rai si è sempre calato un velo di silenzio. Le poche voci critiche sono state spesso isolate. Una delle rarissime a esporsi in passato è stata la giornalista e conduttrice Paola Ferrari, che già nel 2021, in un’intervista a Repubblica, aveva ammesso: «Mai avuto problemi di MeToo in Rai? Non sa quanti! Tutti tentativi, sia chiaro, tutti respinti con perdite. La prima volta ero a Portobello, nel 1977. Enzo Tortora, signore come pochi, mi difese a spada tratta. Chi nega che certe cose in Rai esistano è un ipocrita».

    Le sue parole, allora archiviate come un’amara nota personale, tornano oggi di stringente attualità. Se le indiscrezioni sul dossier fossero confermate, ci troveremmo davanti a un quadro sistemico e non a singoli episodi.

    La Rai, da sempre luogo di potere e vetrina pubblica del Paese, potrebbe dunque trovarsi di fronte a un’inchiesta parallela: da un lato giudiziaria, se il materiale raccolto verrà trasmesso alle autorità competenti, dall’altro politica, con la Commissione di Vigilanza chiamata a intervenire.

    Per ora, da Viale Mazzini non filtrano commenti ufficiali. Ma la sola notizia della raccolta di prove ha già generato tensione e timori. Le collaboratrici, finora rimaste nell’ombra, sembrano decise a farsi sentire. E questa volta la questione potrebbe non finire con un rapido insabbiamento.

      Ultime notizie

      Exit mobile version