Cronaca
Sos in Vaticano: salvate Leone XIV da Vance, il “porta-iella” a stelle e strisce!
Avviso ai naviganti in clergyman: se vedete JD Vance varcare il Portone di Bronzo, fate largo. Ma soprattutto fate i debiti scongiuri. A Roma, si sa, la superstizione è una lingua franca, e stavolta ha contagiato anche i sacri palazzi. Il vicepresidente degli Stati Uniti – sì, proprio lui, quello dell’“America cattolica e reazionaria” – potrebbe tornare nella Capitale per assistere alla messa di intronizzazione di papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost. Ma in Vaticano, più che l’agenda diplomatica, a preoccupare è la coincidenza inquietante che molti iniziano a sussurrare con aria torva: Vance è stato l’ultimo leader straniero a incontrare papa Francesco. Due giorni prima della sua morte.
Da lì in poi, la voce ha preso quota tra sacrestie e redazioni: e se portasse jella? Da “Hillbilly Elegy” a “Omen – Il presagio” il passo è breve, soprattutto quando la fiction sembra superare la realtà. In Vaticano c’è chi ha già ribattezzato Vance “l’uomo dell’Angelus finale”. E per scaramanzia, qualcuno giura che il cerimoniere pontificio abbia cambiato almeno tre volte il programma della celebrazione, nel caso il tycoon-bis vorrà davvero presenziare all’evento.
Intanto, dal fronte dei cardinali statunitensi si prova a placare gli animi. “L’elezione di Leone XIV non è stata una risposta a Trump”, assicura Timothy Dolan, arcivescovo di New York, ultraconservatore e fedelissimo dell’ex presidente. “Prevost è un uomo di unità”, gli fa eco Wilton Gregory da Washington. Tutto vero. Ma provate a dirlo ai fedeli che domenica mattina, in piazza San Pietro, incroceranno lo sguardo di JD Vance: qualcuno, raccontano, ha già commissionato uno scapolare protettivo.
E mentre i cardinali continuano a ripetere che il conclave “non è stato una succursale delle primarie USA”, nel retropalco della politica internazionale c’è chi sospetta che questa nuova alba vaticana sia meno neutra di quanto sembri. Leone XIV è americano, parla spagnolo, ama la sobrietà, detesta i muri. E su X ha già criticato sia Trump che Vance.
Ma al momento, il nodo è un altro. Se davvero Vance si siederà tra i capi di Stato in prima fila, basterà l’acqua santa a proteggere Leone XIV? O dovrà benedirsi da solo, incrociando le dita sotto la papalina? Ai posteri – e al prossimo Angelus – l’ardua sentenza. Nel dubbio: che qualcuno tenga a portata di mano un corno rosso. Non si sa mai.