Cronaca

Strage di Bologna, ergastolo definitivo per Paolo Bellini: «Fu il quinto uomo»

Dopo 44 anni e una battaglia giudiziaria senza tregua, anche Paolo Bellini viene riconosciuto colpevole. Oltre a lui, confermate le condanne per i depistaggi. Familiari e istituzioni parlano di verità storica.

Published

on

    Dopo più di quattro decenni, la giustizia italiana chiude un altro capitolo della strage del 2 agosto 1980. La Cassazione ha confermato l’ergastolo per Paolo Bellini, ex militante di Avanguardia Nazionale, ritenuto esecutore materiale in concorso della bomba che uccise 85 persone e ne ferì oltre 200 nella sala d’aspetto della stazione di Bologna.

    Bellini è stato identificato come il “quinto uomo”, accanto a Fioravanti, Mambro, Ciavardini e Cavallini, già condannati in via definitiva. Per la Corte d’Appello, il suo ruolo fu chiaro: trasportò o fornì supporto per la bomba, con piena consapevolezza del massacro imminente. A incastrarlo, un video girato da un turista tedesco, in cui appare pochi minuti dopo l’esplosione. A identificarlo, la sua ex moglie.

    Confermate anche le condanne per chi ha provato a insabbiare la verità: sei anni per l’ex ufficiale dei carabinieri Piergiorgio Segatel per depistaggio e quattro anni per Domenico Catracchia, amministratore di immobili in via Gradoli, accusato di aver mentito ai magistrati.

    «Un passo avanti nel diritto alla verità», ha dichiarato il sostituto procuratore generale Antonio Balsamo, sottolineando l’importanza di questa sentenza per l’intero Paese. Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha ringraziato «i cittadini che non si sono mai arresi» e ha definito la verità giudiziaria «un atto dovuto e una ferita finalmente riconosciuta».

    Dura anche la reazione di Elly Schlein: «La matrice fascista è scritta sul marmo di una sentenza passata in giudicato». Parole che fanno eco a quelle dell’associazione dei familiari delle vittime, secondo cui «ora sappiamo con certezza chi furono esecutori, mandanti e chi depistò».

    Quarantacinque anni dopo, il dolore resta. Ma oggi la verità ha un nome, una data e una sentenza definitiva.

      Ultime notizie

      Exit mobile version