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Bova? Un viscido. L’avvocato Bernardini De Pace? Le insegno legge. I deliri di Fabrizio Corona che si crede Dio (ma non lo è)

Il Garante della privacy impone la rimozione dell’audio sul caso Bova-Ceretti. Ma Corona, invece di tacere, rilancia con insulti e minacce.

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    Alla fine, il punto fermo lo ha messo il Garante per la privacy: Fabrizio Corona ha dovuto rimuovere l’audio sugli «occhi spaccanti» che travolse Raoul Bova, svelando al grande pubblico la relazione con la modella Martina Ceretti, quando l’attore era ancora legato, almeno ufficialmente, a Rocío Muñoz Morales. Un provvedimento che chiude – per ora – una vicenda che ha mescolato gossip, tentato ricatto e violazioni della sfera privata.

    Già lo scorso agosto i legali di Bova – guidati da Annamaria Bernardini De Pace – avevano chiesto la cancellazione del materiale da tutti i social, compresa la deindicizzazione. Ora la decisione del Garante, con effetto immediato, ha messo la parola fine a una diffusione che aveva già superato il milione di visualizzazioni.

    Corona, però, non è rimasto in silenzio. Anzi. In tre storie Instagram ha dato il peggio di sé: «Per quanto riguarda Raoul Bova, come già specificato, non ce ne frega un beato cazzo, essendo lui un personaggio inutile, insulso, liscio, viscido e impopolare». Parole che non hanno bisogno di commento e che certificano il livello dello scontro.

    Non pago, l’ex re dei paparazzi ha rilanciato, parlando di una presunta relazione triennale dell’attore con un’altra donna, «documentata da chat e audio». Una differenza, stavolta, c’è: a detta di Corona non ci sarebbe il consenso della diretta interessata. Eppure, sui profili social collegati a questa donna, compare un post con tanto di auguri pubblici a Bova, definito «un amico che sta vivendo un momento difficile».

    Il colpo finale Corona lo ha riservato all’avvocato Bernardini De Pace: «Ci vediamo tra un mese, quando la puntata verrà ripristinata sul nostro canale YouTube. E se dovessi riuscire a portarmi in tribunale col babbo di minchia, vedrai come ti insegno la legge». Un attacco frontale che sa più di provocazione disperata che di reale strategia.

    La verità è che, ancora una volta, Fabrizio Corona si muove come se fosse intoccabile, convinto di poter riscrivere le regole della privacy e della dignità altrui. Ma questa volta il muro eretto dal Garante potrebbe avergli ricordato, anche solo per un istante, che non è Dio.

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