Interviste
Platinette compie 70 anni e si racconta senza filtri: “Dopo due ictus ho il cervello come un emmental”.
L’artista parla dei due ictus, del recupero lento e del bastone, degli anni in tv, delle cadute e degli eccessi. E attacca l’“era del politically correct e dell’intelligenza artificiale”. Amori mancati, dissidi celebri e un cameo rifiutato con Rocco Siffredi: “Sono un fenomeno da baraccone e ne vado fiera”.
Settanta anni e la stessa ironia affilata di sempre. Mauro Coruzzi, per tutti Platinette, spegne le candeline e lo fa con una frase che è già manifesto: “Non sono ancora morta, grazie”. Negli ultimi due anni ha affrontato due ictus, uno ischemico e uno emorragico, ma non perde la sua cifra: sdrammatizzare, raccontarsi, provocare.
Il neurologo gli ha spiegato che il suo cervello è “come un emmental, pieno di buchi”: «Sono scomparse molte zone attive, ma i neuroni superstiti si sono caricati tutto. Cammino con il bastone come una vecchia pazza, e questo mi rende fragile». La difficoltà nell’equilibrio è l’aspetto che più lo spaventa, confessa. Ma la battuta arriva puntuale: «Da contribuente con 50 anni di versamenti, ora sono pensionato. Posso non lavorare. Come dice Patty Pravo: ho guadagnato 11 miliardi ma ne ho spesi 13».
Spese folli? “Di tutto. Ho comprato anche vinili di Mina in giapponese”. Platinette si definisce “fenomeno da baraccone” e ne va orgogliosa: «Ho portato a considerare persone come me parte integrante del sociale. Ho sbadilato quintali di pregiudizi».
Si torna agli affetti: «Il primo amore? Quello che non avrai mai. A 18 anni capii che ciò che ti graffia per sempre il cuore è ciò che resta irraggiungibile». In famiglia, ricorda, non ci furono drammi quando capirono il suo orientamento: la madre trovò i vestiti femminili e li lavò “come niente fosse”.
E poi la tv, quella che oggi — dice — non ha più posto per personaggi come lui: «Gli opinionisti sono residui bellici. Noi vecchia guardia, io, Sgarbi, Tonon, siamo fuori gioco per colpa del politically correct che impera in questo Medioevo da intelligenza artificiale». Ricorda il celebre scontro al Costanzo Show con Michele Guardì: «Mi accusò di essermi buttata giù per farmi notare, reagii come una Erinni».
C’è spazio per i rimpianti (un cameo rifiutato in un film di Rocco Siffredi) e per gli omaggi: «Barbara D’Urso è l’ultima vera diva». Anche una frecciatina elegante: quando Drusilla Foer condusse Sanremo, confessa, “mi ha reso orgogliosa: significa che sono davvero spaventante”.
Platinette oggi? Forse meno presente, “sedata nella sua invadenza mediatica”, ma viva. Pronta a dire quello che pensa. E a ricordare che certe maschere, anche quando si allontanano dai riflettori, non muoiono mai davvero.
