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«Mi mandava le foto di dov’ero e minacciava: “Ti tolgo la figlia”». Sophie Codegoni rompe il silenzio sul suo incubo privato

Dalla favola del Grande Fratello Vip alla paura quotidiana: la giovane madre ha consegnato tre anni di chat alla procura. E ora vive con un dispositivo anti-stalker. «Non voglio distruggere lui, ma salvare me stessa e mia figlia»

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    Doveva essere una storia da copertina, e invece si è trasformata in un incubo. Sophie Codegoni, 23 anni, influencer e madre della piccola Céline Blue, ha scelto di raccontare il lato oscuro della sua relazione con Alessandro Basciano, conosciuto nel 2021 sotto le telecamere del Grande Fratello Vip. Lo fa a volto scoperto, con voce tremante ma ferma: «Quando tornerà dall’America, avrà il braccialetto elettronico. La Cassazione ha confermato tutto. Ma io sto vivendo un inferno».

    Il volto noto dei reality, da tempo attiva sui social, ha rotto il silenzio in un’intervista al Corriere della Sera che suona come un grido d’aiuto e, allo stesso tempo, come un atto di coraggio. La Corte di Cassazione ha confermato il divieto di avvicinamento e l’obbligo di braccialetto elettronico per Basciano, in attesa del processo per stalking. Un passo avanti, ma non una liberazione. «Piango ogni giorno. Mi sento svuotata. Sono sola, ho tanto odio addosso», confessa Sophie.

    All’inizio sembrava tutto perfetto. Lui 31, lei appena 19, innamorati in diretta televisiva. Dopo il reality, la convivenza a Roma, la nascita della figlia nel maggio 2023. Ma la favola regge poco. «Lui aveva il controllo totale su di me. Io vivevo in una bolla», racconta Sophie. Poi le assenze, i tradimenti, la solitudine. E infine la decisione di tornare a Milano. Da lì comincia l’incubo. «Ovunque andassi, lui lo sapeva. Mi mandava le foto del posto in cui mi trovavo. Mi scriveva: “Put*** ti tolgo la bambina”. Avevo gente sotto casa a controllarmi».

    Le prime denunce risalgono a dicembre scorso, ma il punto di rottura arriva con un episodio drammatico: «Avevo un amico gay, mi ha telefonato e urlato: “Ho appena massacrato di botte il frocio tuo amico, ora arrivo e ammazzo anche te”». È in quel momento che Sophie trova la forza di agire. Denuncia, consegna il telefono agli inquirenti, e offre tutto il materiale di tre anni di relazione. «Quando i magistrati hanno letto le chat mi hanno detto: “È molto peggio di quanto immaginassimo”».

    Oggi Sophie ha un dispositivo anti-stalker al polso. «Se clicco, arrivano i carabinieri. Prima avevo anche una guardia del corpo, ma non potevo più permettermela». Ogni gesto quotidiano è segnato dalla paura. Ma lei tiene duro, per sua figlia. «Quando Céline vede una sua foto e dice “papà”, io rispondo: “Papà è al lavoro”. Non voglio che soffra». E intanto resiste anche agli attacchi social, soprattutto da parte di donne adulte: «Mi scrivono: “Che vuoi che sia un po’ di gelosia”. Ma io so perché ho denunciato. Non voglio distruggere lui, voglio proteggere me stessa».

    Le parole finali sono quelle che pesano di più, e andrebbero lette in ogni aula di tribunale, in ogni redazione, in ogni salotto: «Il Paese capisce, ma solo dopo le coltellate. Nessuna donna resta per scelta. Se non se ne va, è perché non è lucida. E questi uomini non cambiano mai».

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