Cucina

L’Italia regina del formaggio: 56 medaglie ai Mondiali 2025, boom di ori per Parmigiano, Montasio e pecorini

Il Parmigiano Reggiano guida la spedizione azzurra seguita da Montasio, Asiago, pecorini e burrate gourmet. Premi anche per le specialità caprine e bufaline. Il titolo assoluto va però alla Svizzera, con il Gruyère AOP Vieux.

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    L’Italia si conferma patria del formaggio. Ai Mondiali del formaggio 2025, andati in scena a Tours, in Francia, i produttori italiani hanno conquistato un bottino che non ha precedenti: 56 medaglie complessive, di cui 11 d’oro, 20 d’argento e 25 di bronzo. Numeri che raccontano un’eccellenza radicata nel territorio, ma sempre capace di innovare e stupire anche i palati più esigenti.

    Il Mondial du Fromage et des Produits Laitiers è considerato la “Champions League” del settore caseario. Oltre 2.000 formaggi provenienti da tutto il mondo si sono sfidati davanti a una giuria di 300 esperti internazionali, che hanno valutato ogni prodotto per qualità, equilibrio e creatività. Tra i grandi protagonisti assoluti ci sono i maestri casari italiani, capaci di portare a casa risultati straordinari e consolidare la leadership mondiale della produzione tricolore.

    L’Emilia Romagna ha recitato un ruolo da protagonista con il Parmigiano Reggiano, autentico emblema della nostra tradizione lattiero-casearia. L’oro è arrivato per i formaggi del Caseificio Ambrosi di Parma, del Caseificio San Giorgio di Casina (Reggio Emilia) e del Caseificio Lanfredini di Salsomaggiore Terme, premiato per la versione “di sola Bruna”. Il re dei formaggi italiani ha così ribadito la sua supremazia, imponendosi in più categorie e confermando standard qualitativi che nessun altro al mondo riesce a eguagliare.

    Ma non è solo l’Emilia a far brillare l’Italia. Il Veneto celebra il trionfo del suo Montasio Bio, prodotto dalla Perenzin Latteria di San Pietro di Feletto (Treviso), e dell’Asiago d’Allevo del Caseificio Turato di Villafranca Padovana, esempi perfetti di come la tradizione alpina sappia convivere con la sostenibilità e l’artigianalità.

    La Toscana, con il Caseificio dei Barbi di Montalcino, ha conquistato due ori: uno per il Cacio 24 mesi, l’altro per la versione aromatizzata allo zafferano e ginepro, un piccolo capolavoro di sapori antichi e raffinati. Dalla Sardegna arriva invece il successo del Monteterno, pecorino stagionato firmato da Sergio Murgia, premiato per la sua pasta compatta e il gusto deciso che racconta il carattere autentico dell’isola.

    Tra le creazioni più originali spiccano la burrata di bufala al pesto verde del caseificio La Baronia di Castel di Sasso (Caserta) e il Quadrello di bufala di Quattro Portoni (Bergamo), che ha confermato l’eccellenza della lavorazione a latte crudo. Riconoscimenti anche per i formaggi caprini come l’Ol Sciür di Lavialattea, un erborinato affinato con ibisco, frutti di bosco e petali di rosa, apprezzato per il suo equilibrio tra acidità e dolcezza.

    Il tricolore ha sventolato alto anche nei podi d’argento e di bronzo. Tra gli argenti si distinguono il Grana Padano di Granterre, il Ragusano Dop siciliano dell’azienda Tumino e il Fioretto dei Sepi Formaggi sardi. Un medagliere che dimostra come la varietà dei nostri territori sia la vera forza del Made in Italy: ogni regione, dal Nord al Sud, ha portato la sua voce, la sua storia e il suo latte.

    Il titolo di miglior formaggio al mondo è andato però allo svizzero Gruyère AOP Vieux di Simon Miguet della Fromagerie de La Côte-aux-Fées, un riconoscimento che non intacca la vittoria morale dell’Italia, capace di occupare buona parte del podio e di monopolizzare le classifiche di qualità.

    Dietro il successo c’è la forza di una filiera che unisce tradizione e tecnologia, manualità artigiana e rigore scientifico. Una filiera fatta di piccoli e medi produttori, di pascoli curati, di mani esperte che lavorano ogni giorno per dare forma alla biodiversità italiana.

    Il Mondiale 2025 conferma dunque ciò che già il mondo sa: nessuno come l’Italia sa trasformare il latte in arte. Dai monti al mare, dai pascoli alpini ai campi di grano del Sud, il formaggio resta una delle firme più riconoscibili del nostro Paese, simbolo di un gusto che resiste al tempo e conquista ogni tavola del mondo.

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