Spettacolo

“Adatto solo a programmi minori”: il primo provino Rai di Pippo Baudo e quel clamoroso errore di valutazione che oggi fa sorridere

Il futuro conduttore dei 13 Sanremo fu liquidato come volto di poco conto. Un destino ribaltato in pochi anni, anche se lui stesso ricordava di avere commesso lo stesso sbaglio con Fiorello.

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    Era il 1960 quando un giovane laureato in giurisprudenza, con il sogno della musica e della televisione, si presentò a un provino in Rai. Si chiamava Giuseppe Baudo, detto Pippo, veniva da Militello, piccolo paese siciliano, e nessuno immaginava che sarebbe diventato uno dei pilastri della tv italiana. Quel provino, a distanza di 65 anni, torna oggi a circolare in queste ore di lutto per la sua scomparsa. E leggere quelle righe di valutazione lascia un sorriso amaro.

    «Buona presenza, buon video, discreto nel canto», annotarono Antonello Falqui, regista di Studio Uno, e Lino Procacci. Ma subito dopo la stoccata: Baudo «parlava siciliano stretto, era cafone e volgare». E il verdetto finale, il più beffardo: «Può essere utilizzato per programmi minori».

    Una bocciatura che, col senno di poi, ha il sapore di un clamoroso abbaglio. Perché proprio quel ragazzo “adatto a programmi minori” sarebbe diventato il conduttore di 13 Festival di Sanremo, di Fantastico, di Domenica In e di praticamente ogni grande show della Rai. Non solo: Baudo è stato il volto più riconoscibile della televisione pubblica per oltre mezzo secolo, sinonimo stesso di intrattenimento popolare.

    Eppure, la storia dimostra che il primo provino non è mai garanzia di giudizio infallibile. Non lo fu per Baudo e non lo sarebbe stato, anni dopo, per altri artisti. Non a caso, il presentatore ricordava spesso, con autoironia, di avere a sua volta scartato un giovane Fiorello agli inizi. Anche i più grandi, insomma, possono sbagliare.

    Oggi quella scheda in bianco e nero fa il giro dei social come una reliquia. Colpisce non solo per l’errore di valutazione, ma per il soprannome che gli assegnarono: “fantasista”. Un termine che allora suonava come un vezzo e che invece descrive perfettamente ciò che Baudo è stato: un uomo capace di inventare, improvvisare, costruire televisione con un talento unico.

    Dal “siciliano stretto” di Militello al monumento della Rai, il salto è stato breve. A dimostrazione che nessun giudizio iniziale può fermare il destino di chi nasce per stare sul palcoscenico.

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