Cinema

Jim Jarmusch trionfa a Venezia con Father Mother Sister Brother, Leone d’Oro a un cinema che unisce intimità e politica

La cerimonia di chiusura della Mostra si è trasformata in un intreccio di emozioni e impegno civile: dal cinema intimo di Jarmusch al grido politico per Gaza, fino alla dedica di Servillo alla Flottilla. Tra premi speciali, ovazioni e messaggi di solidarietà, il Lido ha celebrato un’edizione che resterà nella memoria per la forza delle immagini e la voce degli artisti.

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    Venezia si conferma palcoscenico di cinema e coscienza. La 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica si è chiusa con il trionfo di Jim Jarmusch, che con Father Mother Sister Brother ha conquistato il Leone d’Oro. Tre episodi, tre legami, tre ferite familiari che diventano racconto universale, cuciti da un cast straordinario: Cate Blanchett, Adam Driver, Tom Waits e Charlotte Rampling. Il regista americano, poeta delle periferie e degli sguardi obliqui, torna al centro del mondo con un film che parla di padri assenti, madri imperfette, figli in cerca di identità.

    Accanto a lui, il grido di Gaza. Il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria è andato a The Voice of Hind Rajab di Kaouther Ben Hania. La regista tunisina ha riportato sullo schermo la storia della bambina di cinque anni morta durante un attacco, dopo ore al telefono con la Mezzaluna Rossa. «La voce di Hind continuerà a risuonare finché giustizia non sarà fatta», ha dichiarato Ben Hania, dedicando il premio agli operatori che rischiano la vita per salvare altre vite. Il cinema si è fatto testimonianza, cronaca viva di un dolore che non può essere dimenticato.

    Ma è stata anche la serata di Toni Servillo, finalmente vincitore della Coppa Volpi. Con La Grazia, diretto da Paolo Sorrentino, l’attore napoletano ha dato corpo a un personaggio complesso e fragile, conquistando giuria e pubblico. Sul palco, ha scelto di ringraziare non solo il regista, ma anche chi «ha deciso di mettersi in mare per portare un segno di umanità in Palestina». Un discorso che ha unito il gesto artistico alla responsabilità civile, in perfetto equilibrio tra arte e vita.

    Tra i premi più attesi, il Leone d’Argento per la regia è andato a Benny Safdie con The Smashing Machine, biopic su Mark Kerr, leggendario campione di MMA. La Coppa Volpi femminile è stata assegnata a Xin Zhilei per The Sun Rises On Us All di Cai Shangjun, mentre Benedetta Porcaroli ha brillato nella sezione Orizzonti con Il rapimento di Arabella, conquistando la giuria e dedicando il premio «agli amici della Flottilla».

    Non è mancata l’Italia con Gianfranco Rosi, che ha ricevuto il Premio Speciale della Giuria per Sotto le nuvole, ritratto inedito di Napoli. E il premio Marcello Mastroianni ha incoronato la giovane Luna Wedler per Silent Friend di Ildiko Enyedi. A completare il quadro, il riconoscimento del pubblico Armani Beauty è andato a Calle Malaga di Maryam Touzani, che ha lanciato dal palco un appello vibrante per la Palestina.

    A sigillare la serata, la standing ovation per Giorgio Armani, celebrato come «maestro che ha insegnato a far dialogare creatività e innovazione». Un applauso che ha chiuso un’edizione segnata dalla commistione tra arte e impegno, dove il cinema ha dimostrato di poter ancora scuotere coscienze e generare speranza.

    Il sipario cala sul Lido, ma resta l’eco di voci, immagini e parole che hanno intrecciato il privato con il collettivo. Venezia 82 non è stata solo una competizione di film: è stata un atto politico e poetico, un mosaico di storie che parlano di dolore e di bellezza, di conflitti e di affetti.

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