Cinema
Kevin Costner, il tramonto del cowboy di Hollywood: tra il flop di Horizon e lo strappo da Yellowstone, il re del West è rimasto solo nel deserto
Dopo aver investito 38 milioni di dollari di tasca propria nel kolossal Horizon, accolto freddamente da pubblico e critica, e l’uscita burrascosa da Yellowstone, l’attore-regista attraversa il periodo più nero della sua carriera. The Hollywood Reporter: “Hollywood si sta stancando del suo ego”.
C’era una volta Kevin Costner, l’uomo che faceva sognare l’America con Balla coi lupi, Gli intoccabili e L’uomo dei sogni. Oggi, quell’eroe del West che cavalcava solitario verso il tramonto sembra essersi perso proprio dietro l’orizzonte. Hollywood lo guarda con sospetto, e persino i vecchi alleati lo considerano ormai “una scommessa difficile”.
A raccontare il declino dell’attore-regista è un lungo articolo di The Hollywood Reporter, che fotografa il momento più critico della sua carriera. Da un lato il fallimento parziale di Horizon: An American Saga, dall’altro l’uscita burrascosa da Yellowstone, la serie che aveva restituito a Costner la gloria perduta. Due scosse che hanno minato un’immagine costruita in quarant’anni di successi e ambizioni titaniche.
Costner aveva creduto fino in fondo in Horizon, definendolo “il mio testamento artistico”. Una saga western in quattro capitoli, ambientata nel cuore dell’America di frontiera, che avrebbe dovuto restituire al genere la grandezza epica dei tempi di John Ford. Ma il progetto, da sogno, si è trasformato in incubo. Il primo capitolo, uscito nel 2024, è stato accolto da recensioni gelide e incassi disastrosi: “disorganico, interminabile, visivamente sontuoso ma emotivamente piatto”, hanno scritto i critici.
Peggio ancora, l’intera operazione è costata a Costner circa 38 milioni di dollari personali, una cifra colossale anche per un divo del suo calibro. Il flop al botteghino ha spinto i distributori a sospendere la release del secondo episodio, previsto per la scorsa estate. E mentre la sua epopea languiva, un’altra relazione professionale crollava sotto il peso dell’ego e delle incomprensioni: quella con Taylor Sheridan, il creatore di Yellowstone.
Dietro le quinte della serie campione d’ascolti si nascondeva da tempo una tensione crescente. Costner, impegnato a girare Horizon, chiedeva di ridurre le settimane di riprese. Sheridan, dal canto suo, non accettava compromessi. Il risultato è stato un muro contro muro culminato nel divorzio: John Dutton, il patriarca interpretato da Costner, verrà eliminato nella seconda parte della quinta stagione, in onda a novembre. “Non sono più coinvolto nella serie da oltre un anno”, ha detto l’attore, lasciando intendere che la rottura è stata definitiva.
Il doppio colpo – il flop cinematografico e l’addio televisivo – ha incrinato l’aura del divo solitario. The Hollywood Reporter parla di “una crisi d’immagine irreversibile”: Costner, spiegano i produttori, è diventato “troppo ingombrante, troppo caro, troppo autonomo”. Nel nuovo ecosistema dominato da franchise e piattaforme streaming, un artista che vuole fare tutto da sé – scrivere, dirigere, produrre e recitare – è percepito come un rischio, non come un valore.
Eppure l’attore non sembra disposto a rinunciare al suo modo di fare cinema. “Non voglio compromessi, voglio libertà”, ha dichiarato in più interviste. Ma in un’industria che oggi misura tutto in visualizzazioni e ROI, la libertà creativa costa cara. Persino i suoi alleati di lunga data cominciano a sfilarsi, e le major, racconta THR, “lo evitano come si evita una mina in un campo di granturco”.
Il destino di Horizon è ora sospeso. I capitoli successivi restano bloccati, e nessuno sembra voler rischiare altri milioni su un nome che non garantisce più ritorni. Una parabola amara per l’uomo che aveva riscritto la grammatica del western moderno e vinto sette Oscar con Balla coi lupi.
Eppure, come spesso accade a Hollywood, nessuno è mai davvero finito. “Costner potrebbe ancora tornare – conclude The Hollywood Reporter – se saprà ridimensionarsi, se accetterà di non essere più il cowboy che comanda il set. In fondo, questa città vive di resurrezioni”.
Forse il suo prossimo film non si chiamerà Horizon, ma la metafora resta perfetta. Perché, come nei suoi film più belli, Kevin Costner è ancora lì: una sagoma all’orizzonte, pronta a risalire a cavallo per un ultimo, disperato assalto al mito.