Cinema

Mel Gibson nei guai per i dazi di Trump sui film girati all’estero: “La Passione di Cristo 2” rischia di affondare

La misura minaccia Cinecittà e le coproduzioni internazionali. Il regista australiano, già isolato da Hollywood, si è auto-finanziato il film, ma ora potrebbe chiedere a Trump un’esenzione “salvifica”.

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    Donald Trump dichiara guerra al cinema globale. Con un post su Truth Social, il presidente ha annunciato un dazio del 100% su tutti i film girati fuori dagli Stati Uniti. L’obiettivo dichiarato è “riportare la produzione a casa e rilanciare l’industria americana”. Ma la decisione rischia di trasformarsi in un boomerang politico e culturale, colpendo anche i suoi amici più fedeli.

    Tra questi c’è Mel Gibson, da sempre vicino alla destra conservatrice americana. Il regista australiano naturalizzato statunitense è alle prese con La Passione di Cristo – Resurrezione, il sequel del suo kolossal del 2004. Le riprese si svolgono tra Roma, Matera, Israele e il Marocco, e l’imposizione del dazio del 100% potrebbe pesare come un macigno sulla distribuzione americana del film, che già è costato oltre 150 milioni di dollari.

    Gibson, considerato un paria da Hollywood dopo le polemiche sul suo passato, ha deciso di finanziare il progetto con risorse personali. Ma ora il suo destino dipende proprio da quell’amico che più di tutti dice di voler difendere l’arte e la fede. “La nostra industria cinematografica è stata rubata da altri Paesi come rubare caramelle a un bambino”, ha scritto Trump. “Pertanto imporrò un dazio del 100% su tutti i film girati al di fuori degli Stati Uniti. Make America Great Again!”.

    La decisione, se confermata, colpirebbe anche Cinecittà e i grandi set europei, che negli ultimi anni hanno accolto produzioni internazionali. Secondo gli esperti, la tassa renderebbe proibitivi i costi per i film girati in Italia, Francia o Regno Unito, scoraggiando gli investimenti di Hollywood nel Vecchio Continente.

    Non solo Gibson. Anche registi come Christopher Nolan, impegnato nel kolossal Odyssey tra Grecia, Sicilia e Regno Unito, rischiano di vedersi applicare la nuova tariffa. Un provvedimento che, in ultima analisi, finirà per penalizzare gli spettatori, chiamati a pagare prezzi più alti per biglietti e streaming.

    Mel Gibson spera ora in un’esenzione personale: un gesto politico che, nel linguaggio di Trump, potrebbe valere come un miracolo. Nel frattempo, il regista prosegue le riprese tra Gerusalemme e Roma, portando sulle spalle la sua croce più pesante: un film religioso, bloccato dai peccati della politica.

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