Musica
Baby Gang lascia il carcere e va in comunità: la giudice lo libera contro la Procura, «deve disintossicarsi e vuole guarire»
Zaccaria Mouhib, noto come Baby Gang, esce di cella dopo tre settimane e inizia un percorso di recupero. La gip di Milano ha accolto l’istanza della difesa, malgrado il parere contrario della Procura, ritenendo che il giovane debba disintossicarsi da droga e alcol. Resterà in comunità, senza social e telefoni, sorvegliato da prescrizioni stringenti.
Baby Gang torna libero, almeno in parte. Non in strada, non sui palchi, ma in una comunità terapeutica alle porte di Milano. Lì sconterà i domiciliari con braccialetto elettronico, dopo la decisione della gip Fiammetta Modica che ha concesso la scarcerazione malgrado il parere contrario della Procura. Per la giudice, la priorità è la disintossicazione: «È molto giovane e può guarire».
Il trapper, all’anagrafe Zaccaria Mouhib, 24 anni, era finito in carcere l’11 settembre per detenzione di una pistola semiautomatica con matricola abrasa, trovata dai carabinieri in un albergo di Milano, dove aveva trascorso la notte dopo un concerto di Emis Killa. L’arma, nascosta dentro un portatovaglioli, era solo uno dei tasselli emersi nell’inchiesta della Procura di Lecco che aveva già portato alla scoperta di due pistole nella sua abitazione a Calolziocorte e, più a monte, di un AK47 utilizzato nei videoclip realizzati insieme all’amico Simba La Rue.
Il rapper, tra i più seguiti in Italia con milioni di follower e collaborazioni di peso, si era giustificato così: «Ho paura di essere derubato, porto sempre una collana che vale oltre 200mila euro». Una frase che, per i magistrati, non bastava certo a legittimare la detenzione di armi clandestine.
La Procura voleva tenerlo in cella, ricordando le ripetute violazioni della sorveglianza speciale. La gip ha però ritenuto che oggi non vi siano esigenze cautelari «di eccezionale rilevanza» tali da giustificare la detenzione in carcere. Decisiva la documentazione presentata dalla difesa, che certifica uno stato di tossicodipendenza da cannabis e alcol. La Asst della Regione Lombardia lo ha preso in carico e una comunità si è detta disponibile a seguirlo in un percorso terapeutico.
Le condizioni sono rigide: niente telefoni, niente social, solo contatti con familiari e compagna. Ogni violazione lo riporterebbe subito dietro le sbarre.
Il legale, Niccolò Vecchioni, ha parlato di «ferma volontà» di Baby Gang di curarsi. Persino la vicenda della sparatoria del 2022 a Milano – per cui il cantante è stato condannato – viene citata a suo favore: «Non usava le armi per ferire», ha ricordato l’avvocato, ma ne era attratto in modo patologico. Una fascinazione che, con le cure, potrebbe lasciare spazio a una «nuova dimensione di vita» per quello che, nel bene e nel male, resta un simbolo di un’intera generazione.