Musica
Johnny Depp e Alice Cooper, lacrime e rock all’O2 Arena: il tributo da brividi a Ozzy Osbourne
L’emozione ha toccato il culmine quando Depp ha fatto un’apparizione a sorpresa per suonare Paranoid, tre giorni dopo la scomparsa di Ozzy Osbourne. Un video virale celebra il momento.
Il rock ha pianto uno dei suoi re, ma lo ha fatto come solo il rock sa fare: a tutto volume, con chitarre urlanti e un pubblico in estasi. Venerdì sera, l’O2 Arena di Londra si è trasformata in un santuario sonoro per onorare la memoria di Ozzy Osbourne. Scomparso pochi giorni prima all’età di 75 anni. A rendere il tributo indimenticabile è stata la comparsa a sorpresa di Johnny Depp. Che ha raggiunto Alice Cooper sul palco per un’energica e sentita versione di Paranoid, il brano-simbolo dei Black Sabbath.
Alice Cooper, visibilmente commosso, ha indossato per l’occasione una t-shirt nera con il volto di Ozzy. Al termine dell’esecuzione, ha alzato il pugno verso il cielo mentre l’arena, gremita di fan, intonava in coro il nome del “Prince of Darkness”. Un gesto semplice, ma potentissimo, immortalato dai video diventati virali in poche ore.
La presenza di Depp ha colto tutti di sorpresa. L’attore e musicista, 62 anni, è legato a Cooper dal progetto Hollywood Vampires, supergruppo fondato con Joe Perry degli Aerosmith. Stavolta, però, non si trattava di spettacolo puro: Depp è salito sul palco con discrezione, lasciando che a parlare fosse la musica. La sua chitarra ha accompagnato il tributo con intensità e rispetto, regalando al pubblico uno dei momenti più toccanti della serata.
Il concerto non si è fermato lì. Depp ha preso parte anche alla travolgente esecuzione finale di School’s Out, al fianco di Dennis Dunaway, Neal Smith e Michael Bruce, membri storici della Alice Cooper Band. L’esibizione ha chiuso la serata in un’esplosione di nostalgia e gratitudine, nell’ambito del tour che accompagna The Revenge of Alice Cooper, il primo album di inediti pubblicato dal gruppo dopo oltre mezzo secolo.
Alice Cooper ha poi dichiarato in una breve intervista: «Ozzy era più di un collega, era un fratello. Lo dovevamo salutare così, con la musica. È quello che avrebbe voluto».
Una notte epica, che ha trasformato il dolore in energia pura, ricordando al mondo che il rock non muore: si rigenera nel ricordo, nell’amicizia e nell’eterna potenza del palco.