Personaggi e interviste

José Carreras: «Io, Pavarotti e Domingo litigavamo solo per il calcio. Lui tifava Juve, io Barcellona»

Carreras racconta l’amicizia e le rivalità con Big Luciano: «Aveva il sole nella voce». Sui giovani: «Un nuovo Pavarotti? Forse arriverà, ma non ora». E sul ritiro confessa: «A 78 anni ci penso ogni giorno, ma poi salgo sul palco e passa tutto».

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    «Aveva il sole nella voce». Così José Carreras ricorda Luciano Pavarotti, l’amico e collega con cui ha condiviso una parte leggendaria della storia della musica. E oggi, a quasi vent’anni dalla scomparsa del Maestro modenese, il tenore catalano sarà all’Arena di Verona per celebrarne il novantesimo compleanno, in un concerto lirico-pop che riunirà alcune delle più grandi voci internazionali: da Plácido Domingo ad Andrea Bocelli, fino a Laura Pausini, Biagio Antonacci, Ligabue, Mahmood e Il Volo.

    Carreras, che di Pavarotti fu prima estimatore e poi compagno d’avventure nei concerti dei “Tre Tenori”, sorride nel ricordare la loro prima volta insieme: «L’ho ascoltato per la prima volta a Barcellona, al Liceu. Cantava La Traviata, poi Lucia di Lammermoor e La Bohème con Montserrat Caballé. Io ero ancora studente, ma la sua voce mi lasciò senza fiato».

    Quel timbro inconfondibile li unì in un sodalizio che divenne leggenda: dal 1990 al 2007, i Tre Tenori – Pavarotti, Domingo e Carreras – fecero il giro del mondo, portando l’opera al grande pubblico. «L’idea nacque dopo la mia malattia», racconta Carreras. «Rimasi in ospedale quasi un anno e Luciano mi diceva: “Dai, guarisci presto, che senza di te non ho più concorrenza!”. Così nacque il primo concerto alle Terme di Caracalla, in occasione dei Mondiali del 1990».

    Tra un’esibizione e l’altra, però, non si parlava solo di musica: «Litigavamo spesso, ma solo per il calcio. Luciano era un tifoso sfegatato della Juventus, Placido del Real Madrid, e io, ovviamente, del Barcellona. Non sempre finiva bene», ride.

    Carreras riconosce che quella tournée mondiale cambiò per sempre la percezione dell’opera: «Con quei concerti arrivammo anche a chi non aveva mai ascoltato un’aria in vita sua. Fu una rivoluzione positiva, non solo business».

    E quando gli si chiede se esista oggi un nuovo Pavarotti, scuote la testa: «È come domandare se ci sarà un nuovo Messi. Forse sì, ma è difficile dirlo. Ognuno di noi è unico».

    Sul palco dell’Arena, questa sera, Carreras tornerà a cantare per l’amico di sempre. «A 78 anni penso spesso al ritiro, ma poi – confessa con un sorriso – salgo sul palco e mi passa tutto. Finché posso, continuerò a cantare. Per me, per Luciano e per il pubblico che ci ha amato».

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