Televisione

Enrica Bonaccorti ricorda i suoi scandali tv: dal dolore per il figlio perso agli attacchi su “Non è la Rai”, fino a Playboy per mantenere la figlia

Dalla sostituzione disperata della Carrà alle ferite di “Non è la Rai”, passando per l’annuncio di una gravidanza che le costò carissimo: Bonaccorti si confessa, tra rancori e sogni ancora vivi.

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    «Fui scelta per disperazione». Enrica Bonaccorti lo ripete ancora oggi ricordando il momento in cui la Rai la piazzò al posto di Raffaella Carrà a mezzogiorno, dopo che tutti – da Mondaini a Vianello, fino a Virna Lisi – avevano rifiutato. Lei accettò, terrorizzata, e fu Gianni Boncompagni ad “incoraggiarla” con la sua solita ironia: «Non ti preoccupare, tanto andrà malissimo». Invece il miracolo arrivò: “Pronto, chi gioca?” funzionò e lei si guadagnò il soprannome di “miracolata”.

    L’apice durò poco. L’annuncio in diretta di una gravidanza segnò la sua carriera. «Mi seguivano otto paparazzi, non volevo che la notizia uscisse dal gossip», spiega oggi. Ma quella scelta le si ritorse contro: accusata di aver usato la tv di Stato per scopi privati, il giorno dopo fu massacrata dalla stampa. E, nel mezzo del clamore, perse il bambino. «Un dolore enorme», dice. Da lì la sensazione di essere abbandonata, fino al passaggio a Mediaset, corteggiata da Berlusconi con “cifre astronomiche”.

    Poi arrivò “Non è la Rai”. E con esso lo scandalo del cruciverbone truccato: una telespettatrice diede la risposta prima della domanda. Bonaccorti reagì con foga: «Fermate la musica, datemi una mitragliatrice!». La frase le costò cara: «Qualcuno mi disse che avrei dovuto glissare, ma il mio carattere ha deciso per me. E la carriera fece un testacoda».

    A chi le chiede se rifarebbe oggi quel programma risponde secca: «Meglio evitare, i social lo distruggerebbero. Allora c’era leggerezza, oggi sarebbe un massacro». Non rinnega nulla, neppure le foto per Playboy: «Avevo una figlia piccola, nessun marito accanto e quei soldi mi servivano. Erano scatti più artistici che erotici, oggi fanno sorridere».

    Di sé dice di essere stata troppo malleabile ma anche troppo diretta, «un soldatino ma con lingua affilata, abbastanza per diventare scomoda». Oggi sogna ancora un Sanremo: «Vorrei scrivere una canzone che vinca. Non canto, non ballo, ma scrivo benissimo».

    Un mix di candore e ferite che l’ha resa un personaggio divisivo, amato e criticato, sempre in bilico tra il ruolo della “miracolata” e quello della “colpevole”. E a quasi ottant’anni, Enrica Bonaccorti resta fedele al suo motto: «Il destino è il nostro carattere».

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