Televisione

Gerry Scotti rilancia “La ruota della fortuna”: la vera sfida è battere i pacchi di De Martino

Con un nuovo studio, una band dal vivo e premi da capogiro, Canale 5 punta tutto sul ritorno del game show più iconico della tv italiana. Ma la sfida vera non è contro i concorrenti: è tra due stili, due epoche e due mondi opposti

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    Gira la ruota, gira il destino e, soprattutto, girano gli ascolti. Da lunedì sera è tornato su Canale 5 uno dei quiz più iconici della nostra tv: La ruota della fortuna. Ma stavolta non si tratta solo di indovinare parole, consonanti o vocali: la scommessa è a tutto campo. Mediaset ha messo Gerry Scotti nella difficile posizione di rispondere, col sorriso e con le lettere, ai numeri da capogiro di Affari tuoi. E in prima linea, su Rai 1, c’è un De Martino in forma smagliante.

    In termini calcistici, quella di Canale 5 è una marcatura a uomo. A uno show garbato ma emozionale, Mediaset contrappone il ricordo di un gioco che – con Mike Bongiorno – è stato prima di tutto scuola d’italiano. Con La ruota della fortuna, generazioni di spettatori hanno imparato lo spelling giocando, unendo intrattenimento e cultura popolare. Oggi Gerry prova a raccogliere quell’eredità, con uno studio rinnovato (lui lo paragona al palco di Sanremo), una band dal vivo, una valletta che non si può più chiamare valletta – Samira – e un nuovo gran finale: La ruota delle meraviglie, con premi fino a 200.000 euro.

    Sulla carta, tutto perfetto. Ma basta questo per reggere il confronto con De Martino e i suoi pacchi carichi di suspense? Il pubblico dell’access prime time è fedele, abitudinario, e se c’è una cosa che ama più delle novità, è il ricordo. In tv, si sa, tutto è déjà-vu. La novità, spesso, è solo la forma aggiornata di un’emozione antica.

    Gerry, comunque, ci sta mettendo l’anima. Ha capito che questa Ruota non è solo un format, ma una missione. Una sfida che va oltre gli ascolti: riguarda la memoria televisiva di un Paese. Se riuscirà a farci tornare a dire “la S di Savona” con la stessa emozione di trent’anni fa, allora sì, avrà vinto davvero. Anche senza superare i pacchi.

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