Televisione

Otto e Mezzo diventa un ring: Fini attacca Gruber, “domande stupide” e microfono tolto. L’ex leader AN si smarca da Meloni

Gianfranco Fini, ospite a Otto e Mezzo, critica il discorso di Trump all’ONU e difende il diritto dei palestinesi a una patria. Scontro con Lilli Gruber che, irritata, gli fa togliere l’audio e gli chiede: “Perché è venuto?”. La replica: “Perché mi ha invitato lei”.

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    Un ritorno in tv che si è trasformato in scontro diretto. A Otto e Mezzo l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini ha duellato con la conduttrice Lilli Gruber, in una puntata che doveva approfondire i rapporti tra Giorgia Meloni, Donald Trump e la questione palestinese, ma che si è presto trasformata in un confronto personale.

    Alla domanda «Quante volte sente Meloni?», Fini ha reagito con irritazione: «Mi dica lei cosa vuole che le risponda. Questa non è politica, è pettegolezzo. Se ho rapporto con Meloni? Non rispondo a domande stupide». L’atmosfera si è fatta ancora più tesa quando la conduttrice, interrompendolo, ha chiesto alla regia di togliere l’audio al microfono: «Non posso fare una puntata di quindici ore per lasciarle rispondere». Fini non ha gradito: «Queste non sono domande, sono tesi politiche della sinistra. Non mi può dire che lei è super partes».

    Lo scontro è proseguito fino alla battuta finale. «Perché è venuto in questa trasmissione?», ha domandato Gruber. «Perché lei mi ha invitato – ha replicato Fini – e io sono qui a dire quello che penso io, non quello che pensa lei. Ma la risolviamo dopo in privato».

    Sul merito politico, Fini ha segnato le distanze da Meloni su alcuni dossier internazionali, pur ribadendo il sostegno alla premier: «Sono sempre stato con il presidente del Consiglio e la voterò ancora. Ma su Trump ho una sensibilità diversa: il suo discorso all’ONU è stato imbarazzante». E ancora: «La destra non è mai stata contro il diritto dei palestinesi ad avere la loro patria. Riconoscere lo Stato palestinese è un dovere, ma attenzione al contesto. Farlo ora sarebbe un gesto simbolico con possibili rimbalzi negativi».

    Sul conflitto a Gaza l’ex leader di AN ha preferito non incagliarsi sulle definizioni: «Che sia genocidio o strage di massa, non mi impicco alle parole, ma dobbiamo porre rimedio». Ha difeso anche la commemorazione alla Camera di Charlie Kirk, l’attivista trumpiano ucciso: «Non lo conoscevo, ma non vedo cosa ci sia di sbagliato a ricordare una persona assassinata, a prescindere dal colore politico».

    Il finale ha visto la tensione stemperarsi solo parzialmente, con la Gruber che ha ringraziato l’ospite e Fini che, ironico, ha chiosato: «Eh, se lei mi invita ancora…»

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