Televisione
Sigfrido Ranucci: «Ritrovai l’intervista a Borsellino su mafia e Berlusconi. Ma non andò mai in onda»
Durante il programma “Un alieno in patria” su Rai 3, Ranucci racconta il caso dell’intervista dimenticata a Paolo Borsellino: una registrazione mai trasmessa in tv in cui il giudice parlava dei fratelli Dell’Utri, di Mangano e di un Berlusconi “interessante per la mafia”. Correva l’anno 2000.
«C’era un’intervista a Paolo Borsellino, realizzata da due giornalisti francesi, che nessuno aveva mai visto in tv. Un documento straordinario. Eppure non andò in onda». A raccontarlo, davanti alle telecamere di Rai 3, è Sigfrido Ranucci, volto storico del giornalismo d’inchiesta italiano e conduttore di Report. L’occasione è il programma Un alieno in patria, condotto da Peter Gomez. Il racconto che ne viene fuori è un frammento potente della nostra memoria collettiva: quella che spesso viene rimossa.
Era il 2000 e Ranucci lavorava a RaiNews 24, allora sotto la direzione di Roberto Morrione, «un direttore che tutti vorrebbero». In quegli anni, racconta il giornalista, si trovò tra le mani una videocassetta acquistata da Canal+, contenente una intervista a Paolo Borsellino registrata appena 48 ore prima della strage di Capaci.
«Non era una toga rossa», precisa Ranucci. «Borsellino era vicino al Movimento Sociale Italiano. Eppure, in quell’intervista parlava senza filtri dei rapporti tra mafia e politica, dei fratelli Dell’Utri, della figura di Mangano, lo stalliere di Arcore, e di Berlusconi, descritto come “un imprenditore che la mafia poteva guardare con interesse per riciclare denaro sporco”».
Parole pesantissime, soprattutto se si considera il momento in cui vennero pronunciate. E che, secondo Ranucci, non trovarono mai spazio in una trasmissione ufficiale, come avrebbe dovuto accadere. «L’unica volta in cui mi è stato impedito di fare il mio lavoro fu proprio in quell’occasione. Non per volontà di una parte politica specifica: c’era un’amministrazione di centrosinistra. Eppure, quella cassetta non andò mai in onda per intero».
Qualcosa, però, fu trasmesso. Morrione e Ranucci decisero di inserire alcuni stralci dell’intervista in un servizio frammentato, all’interno di un approfondimento sulla mafia. «Avrebbe dovuto far parte di uno speciale importante», spiega Ranucci, «assieme a interviste esclusive come quella al pentito Salvatore Cancemi, che per primo parlò dei rapporti tra mafia e politica».
E se oggi Ranucci si dice ancora «libero di fare il mio mestiere», ammette che la difficoltà più grande non è la censura. «È far funzionare una macchina complessa sotto assedio. Ho 196 querele o richieste di risarcimento in corso. Ma, finora, sono andate sempre bene».