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Marc Marquez, l’uomo solo al comando: il diavolo rosso che eguaglia Valentino Rossi e punta al sorpasso
Jorge Martin si è dissolto, Bagnaia risorge tardi, Quartararo e Bezzecchi arrancano. Nel deserto dei contendenti, Marquez si prende tutto, tornando il pilota feroce che voleva “distruggere il mito di Rossi per creare il suo”.
Commosso, felice e lucidamente consapevole: Marc Marquez è di nuovo il padrone assoluto delle moto. Il campione spagnolo ha eguagliato Valentino Rossi per titoli mondiali e ora mette la freccia per un sorpasso che sembra solo questione di tempo. Una rivincita personale, costruita curva dopo curva, dopo sei anni di dolore, interventi e cadute che avrebbero piegato chiunque. Non lui.
Ha ritrovato il talento, la fame e la ferocia di un tempo. Ma, come osserva Giorgio Terruzzi, “intorno a lui c’è il vuoto”. Perché Marquez oggi corre praticamente da solo, in un campionato orfano di veri antagonisti.
Jorge Martin, campione 2024, si è dissolto: incidenti, errori e una tenuta mentale fragile lo hanno fatto scomparire dai radar. Alex Marquez, fratello minore e ombra troppo docile, è evaporato nel momento cruciale. Quartararo e Bezzecchi restano talenti veri, ma con moto mai abbastanza competitive da impensierire la Ducati.
E poi c’è Pecco Bagnaia. L’italiano “risorge” dopo mesi di smarrimento tecnico e psicologico, quando però il Mondiale è già deciso. Due vittorie tardive che non bastano a restituirgli il ruolo di protagonista. La Ducati parla di una moto “più adatta al suo stile”, ma nessuno spiega davvero come si sia potuti passare da un baratro di difficoltà a una rinascita lampo.
Nel frattempo, Marquez vola. È tornato quello di un tempo, forse persino più lucido. Ha 32 anni e un fisico ricucito come una mappa di battaglie. È il diavolo rosso che non conosce paura, un guerriero che sembra non avere più limiti. Ha attraversato il suo inferno e ne è uscito più affamato di prima.
E chissà se, in fondo, non aveva ragione Valentino Rossi nel 2015, dopo il celebre scontro che spaccò il paddock in due: “Marquez voleva solo distruggere il mio mito per creare il suo”. Forse sì. Perché oggi il mito di Marc è compiuto, e sembra non avere più confini.