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Sinner e Alcaraz, dopo la finale di New York la rivalità riparte: la colazione con Laila, l’analisi lucida di Jannik e l’ossessione vincente di Carlitos

Il 22enne spagnolo ha vinto sei Slam, l’altoatesino quattro. A Shanghai saranno le teste di serie numero 1 e 2: il tennis universale dei due predestinati annulla le differenze tra superfici e accende la sfida più appassionante del circuito.

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    Il giorno dopo l’Us Open, il sole è sorto anche su Manhattan. Carlos Alcaraz e Aryna Sabalenka hanno presidiato i morning show, mentre Jannik Sinner ha scelto la colazione con Laila nella suite del Baccarat Hotel per metabolizzare la sconfitta e meditare vendetta sportiva. L’ennesimo capitolo di una rivalità che ormai trascende i confini del tennis.

    Alcaraz e Sinner hanno vinto dieci Slam in due, sei lo spagnolo, quattro l’italiano. Hanno dimostrato che le superfici non contano più: terra, erba o cemento sono diventati playground per un tennis universale. A Parigi ha vinto Carlitos, a Londra Jannik, a New York ancora lo spagnolo. Una filastrocca che cancella la vecchia epoca dei Big Three e che sembra destinata a ripetersi.

    La finale americana ha messo in luce le difficoltà di Sinner, che ha analizzato la sconfitta con lucidità. «Sono stato troppo prevedibile: lui ha cambiato il gioco, io no. Ho variato poco tutto il torneo. Pochi drop shot, poco serve and volley… e mi sono fatto trovare impreparato», ha ammesso. Poi l’autocritica: «Il servizio non era al top, è tutto il torneo che ci litigo. In risposta ho fatto poco. Ma sono un solido fondocampista, so di essere un buon tennista. Voglio diventare migliore, a costo di subire qualche sconfitta in più. Mi allenerò in modo diverso». Con un sorriso ha aggiunto: «Cambierò un paio di dettagli del servizio: certo non diventerò mancino… Né sarò mai Carlos. Sarò sempre me stesso ma voglio spingermi fuori dalla comfort zone».

    Dall’altra parte, Alcaraz ha confermato la sua capacità di adattarsi a qualsiasi condizione. «Riprendermi la vetta del ranking era uno degli obiettivi stagionali», ha spiegato. Il suo coach Juan Carlos Ferrero ha raccontato come lo spagnolo abbia lavorato in modo maniacale dopo la finale di Wimbledon: «Ha passato due settimane a curare solo i dettagli che pensava gli sarebbero serviti contro Sinner». Ossessione pura, trasformata in vittoria.

    Il futuro immediato li vedrà di nuovo protagonisti in Asia: Sinner a Pechino, Alcaraz a Tokyo, poi entrambi a Shanghai, teste di serie numero 1 e 2. La rivalità è destinata a crescere, perché a differenza del passato non ci sono più superfici da dividere ma solo una sfida continua. «Non sono una macchina, posso sbagliare anch’io», ha detto Jannik. E Carlitos ha risposto con i fatti: a New York ha dimostrato di non arrendersi mai.

    Il tennis, con loro, è già entrato in una nuova era.

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