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Blefarite e stress: quando la salute degli occhi dipende anche dalla mente

La scienza conferma il legame tra blefarite e disturbi dell’umore come ansia e depressione. Ridurre lo stress, migliorare il sonno e adottare una corretta igiene palpebrale sono le chiavi per spezzare il circolo vizioso tra infiammazione e tensione psicologica.

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    Cos’è la blefarite e perché torna spesso

    La blefarite è un’infiammazione cronica dei bordi delle palpebre che può presentarsi in forma anteriore (colpisce l’attaccatura delle ciglia) o posteriore (riguarda le ghiandole interne che producono la componente oleosa delle lacrime).
    Non è una semplice irritazione passeggera: tende a ripresentarsi nel tempo, soprattutto se non si adotta una routine di cura costante.

    Le cause più comuni sono due:

    • un malfunzionamento delle ghiandole di Meibomio, che altera il film lacrimale e porta a secchezza oculare;
    • la proliferazione eccessiva di batteri o lieviti normalmente presenti sulla pelle.

    I sintomi tipici includono arrossamento, prurito, bruciore, gonfiore delle palpebre, sensazione di corpo estraneo e presenza di piccole croste alla base delle ciglia.

    Quando lo stress alimenta l’infiammazione

    Lo stress cronico è uno dei fattori che più incidono sul peggioramento della blefarite.
    «Sottovalutare il ruolo dello stress significa ignorare un potente meccanismo biologico che mantiene l’infiammazione attiva», spiegano gli esperti di psiconeuroimmunologia, la disciplina che studia le connessioni tra cervello, sistema immunitario e risposta infiammatoria.

    Quando lo stress dura a lungo, il corpo produce ormoni e citochine infiammatorie che peggiorano le infiammazioni croniche, come quelle della pelle e degli occhi. Il risultato? Un circolo vizioso: il fastidio oculare alimenta ansia e irritabilità, mentre l’ansia stessa riaccende l’infiammazione.

    Stili di vita che peggiorano la situazione

    Dormire poco, passare molte ore davanti a computer o smartphone, o trascurare l’igiene oculare sono abitudini che favoriscono l’irritazione delle palpebre.
    Durante l’uso prolungato degli schermi, infatti, la frequenza di ammiccamento (battito di ciglia) si riduce quasi della metà, causando secchezza oculare e peggiorando la disfunzione delle ghiandole di Meibomio.

    Anche la privazione del sonno ha un effetto negativo: aumenta il livello generale di infiammazione nel corpo e indebolisce le difese naturali della pelle e delle mucose.

    Ansia, depressione e blefarite: un legame scientifico

    Negli ultimi anni, diverse ricerche internazionali hanno dimostrato che la blefarite non è solo un disturbo locale, ma può avere ripercussioni psicologiche.
    Un grande studio epidemiologico pubblicato sul Journal of Affective Disorders ha mostrato che chi soffre di blefarite ha un rischio di ansia maggiore del 58% e un rischio di depressione più alto del 42% rispetto alla popolazione generale, anche tenendo conto di altre malattie croniche.

    Questo legame è dovuto al fatto che le citochine infiammatorie, prodotte durante la blefarite, possono raggiungere il cervello e interferire con i neurotrasmettitori dell’umore, come serotonina e dopamina. Lo stesso processo che irrita le palpebre può, dunque, contribuire a sbalzi d’umore, insonnia e affaticamento mentale.

    Blefarite e altre patologie croniche

    Chi convive con la blefarite presenta più spesso altre malattie infiammatorie o metaboliche, come diabete, ipertensione o dislipidemie.
    Questo suggerisce che la blefarite possa essere anche un campanello d’allarme di un’infiammazione sistemica.
    Trattarla, quindi, significa prendersi cura non solo degli occhi, ma dell’intero organismo.

    Le strategie di trattamento: cura locale e benessere generale

    Gestire la blefarite richiede costanza e un approccio su due livelli: curare le palpebre e ridurre i fattori che alimentano l’infiammazione.

    1. Igiene palpebrale quotidiana
      Applicare impacchi caldi per qualche minuto scioglie le secrezioni e libera i dotti delle ghiandole.
      Dopo, con movimenti delicati, si possono massaggiare le palpebre e pulire il bordo ciliare con salviette o detergenti specifici.
      Nei casi più fastidiosi, l’oculista può prescrivere colliri antibiotici o antinfiammatori. Gli Omega-3 (presenti in pesce azzurro o integratori) migliorano la qualità del film lacrimale.
    2. Gestione dello stress e dello stile di vita
      • Dormire almeno 7-8 ore per notte per consentire la rigenerazione cellulare.
      • Ridurre l’uso prolungato degli schermi, facendo pause visive ogni 20 minuti.
      • Seguire una dieta anti-infiammatoria, ricca di verdure, frutta secca e pesce.
      • Praticare mindfulness, yoga o respirazione profonda per abbassare i livelli di cortisolo.

    E attenzione: il caffè e le bevande stimolanti possono peggiorare la secchezza oculare, mentre una buona idratazione è essenziale per la salute delle lacrime.

    La blefarite non è solo un problema estetico o oculare: è una condizione che riflette l’equilibrio tra corpo e mente.
    Capire e trattare lo stress, dormire meglio e seguire un corretto regime di igiene oculare non significa solo ridurre il bruciore agli occhi, ma anche migliorare la qualità della vita nel suo complesso.

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