Gossip
Me contro te: il tristissimo teatrino di Sophie Codegoni e Alessandro Basciano
Tra accuse reciproche, Instagram Stories e servizi televisivi, l’ex coppia Codegoni-Basciano torna a far parlare di sé. Sophie rompe il silenzio a Le Iene, denunciando un rapporto tossico. Alessandro replica: “Mi ha venduto per il successo”. Una storia d’amore e rancori social che si trasforma in un dramma mediatico. Tra ironia, indignazione e inevitabile spettacolarizzazione.

In un mondo dove la visibilità è moneta sonante, ogni lacrima può diventare un click, e ogni dramma familiare, una storia da prime time. È in questo scenario che si colloca l’ultima puntata – pardon, intervista – di Le Iene, con protagonista Sophie Codegoni, ex gieffina, influencer, e madre. Nel servizio, Sophie racconta di un rapporto “malato” con Alessandro Basciano, suo ex compagno e padre della loro bambina. Una narrazione che, come da copione, è finita dritta nel tritacarne dell’opinione pubblica.
Basciano risponde: “Tutto questo per cosa?!?”
La reazione di Alessandro Basciano non si è fatta attendere. In una storia su Instagram – il nuovo tribunale dei sentimenti – ha bollato l’intervista come un tentativo di strumentalizzazione per scopi personali e lavorativi. “Ha venduto il padre della propria figlia per il successo”, ha dichiarato senza giri di parole, annunciando azioni legali e il proprio disimpegno pubblico: “Il sipario si chiude”. Ma il dubbio resta: si chiude davvero?
La guerra dei like: social vs tribunale
Nel suo messaggio, Basciano ribadisce di avere dalla sua parte il giudice della sezione famiglia di Milano, che gli avrebbe riconosciuto i pieni diritti genitoriali. In un colpo solo, difende il proprio ruolo di padre e mette in discussione la credibilità della narrazione mediatica. Ma a ben vedere, il campo di battaglia si è spostato dal salotto di casa alla home di Instagram, dove follower e indignazione pubblica decidono chi ha ragione – almeno fino alla prossima diretta.
Quando la fama è più importante della pace
Ciò che traspare da questa vicenda è il progressivo annullamento del confine tra intimità e spettacolo. I drammi reali diventano contenuto, i sentimenti merce da esportare. Che si tratti di una strategia, di una valvola di sfogo o di una discesa inarrestabile verso l’overdose di visibilità, il risultato è lo stesso: a pagarne il prezzo è la bambina. E forse anche noi, che continuiamo a cliccare.
Il successo è una scelta, non sempre felice
Nel grande reality della vita moderna, dove tutto è narrazione, il concetto di verità diventa liquido. Sophie parla di manipolazione, Alessandro di diffamazione. Entrambi si dichiarano vittime. Ma il pubblico – noi – è spettatore e giudice. E in fondo, che la verità stia nel mezzo o sia stata sacrificata sull’altare dell’audience, poco importa. Perché il vero successo, oggi, è riuscire a far parlare di sé. A ogni costo.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Reali
Dalla valigetta alla corona: Meghan Markle, da valletta in minigonna a duchessa di Sussex
Prima della Royal Family e dei riflettori globali, Meghan Markle era una delle ragazze di “Deal or No Deal”, il programma americano in stile “Affari Tuoi”: “Lo facevo per pagare l’affitto mentre sognavo Hollywood”.

Chi avrebbe mai detto che dietro quella minigonna, abbinata a tacchi alti e sorriso da copertina, si celasse una futura duchessa? Eppure, sì: dieci anni prima di conquistare la mano (e il cuore) del principe Harry, Meghan Markle calcava i set di “Deal or No Deal”, la versione americana del nostro “Affari Tuoi”. Era il 2006 e Meghan, allora 25enne, portava a spasso una valigetta d’acciaio con dentro un premio in denaro, mentre sognava un futuro da attrice affermata.






All’epoca la Markle era una delle 26 “ragazze con la valigetta”, parte fissa dello show condotto da Howie Mandel, oggi volto noto di “America’s Got Talent”. Ogni serata, Meghan e le sue colleghe aprivano le valigette con premi che andavano da un misero penny a un milione di dollari, regalando suspense e sogni a ogni concorrente. Un lavoro come tanti per chi, a Los Angeles, prova a sfondare nel mondo dello spettacolo.
In un’intervista del 2013, Meghan ammise candidamente di aver accettato il lavoro per “far quadrare i conti”. “Ero un’aspirante attrice e avevo bisogno di pagare l’affitto”, raccontò. Quelle serate in studio, a metà tra il glamour e la fatica da set, le permisero di tenere viva la speranza di un posto fisso a Hollywood, tra un provino e l’altro.


Poi arrivò la svolta: la parte da Rachel Zane nella serie “Suits”, il successo internazionale, l’incontro fatidico con Harry, e infine l’ingresso a Kensington Palace, ben lontano dalle luci pop di “Deal or No Deal”.
Oggi la duchessa di Sussex ha appeso al chiodo le valigette di scena, per dedicarsi a battaglie filantropiche e documentari per Netflix, ma la foto di quella Meghan in minigonna, sorridente e ignara del futuro regale che l’attendeva, resta uno dei retroscena più curiosi e umani della sua ascesa.
Da valletta a principessa: una favola moderna che neanche uno sceneggiatore di Hollywood avrebbe osato scrivere.
Reali
Dalla giraffa di Carlo X ai mitici corgi di Elisabetta II, tra monarchie e pet
Il libro di Enrico Ercole, V.I.P. – Very Important Pet, offre un’inedita prospettiva sulla storia delle monarchie europee, mettendo in luce il legame speciale tra sovrani e i loro animali domestici. Una lettura che permette di fare le pulci a secoli di storia, attraverso le vicende degli amici a quattro zampe.

I corgi reali sono da sempre i protagonisti della monarchia inglese dal 1933, da quando Giorgio VI, padre della regina Elisabetta II, portò a palazzo il primo esemplare. E da allora, cani, gatti e anche animali esotici hanno avuto un ruolo significativo nelle vite dei monarchi europei. Il libro di Enrico Ercole, V.I.P. – Very Important Pet, esplora questa affascinante connessione tra regnanti e i loro animali domestici.
I corgi di Elisabetta II
Nel corso del suo regno, la regina Elisabetta II ha allevato più di trenta corgi. Anche se nel 2010 aveva deciso di non prenderne più per non lasciarli soli dopo la sua morte, avvenuta l’8 settembre 2022, suo figlio Andrea gliene aveva regalati due nuovi, Muick e Sandy. Oggi, questi due vivono al Royal Lodge dei duchi di York, Andrea e Sarah Ferguson.
Gli animali nelle corti europee
Imperi, ducati e castelli sono sempre stati popolati da animali domestici. Edoardo VII d’Inghilterra era inseparabile dal suo cane Caesar, mentre Federico di Prussia era legato alla cagnolina Biche, salvata da un rapimento sul campo di battaglia. Enrico Ercole, nel suo libro, racconta come la nobiltà si affezionava profondamente ai propri animali.
Sissi e i cani giganti
L’imperatrice Elisabetta d’Austria, nota come Sissi, preferiva cani di grandi dimensioni, come i Leonberger e i San Bernardo. Contrariamente alla moda dell’epoca che favoriva piccoli cani da compagnia, Sissi si faceva spesso ritrarre con i suoi giganteschi amici a quattro zampe.
La regina Vittoria e i suoi cani
La regina Vittoria, la più cinofila delle monarche inglesi, amava così tanto i suoi cani da farsi costruire canili in ogni castello. Era solita farsi ritrarre con loro e istituì la prima associazione per la protezione degli animali, contribuendo alla nascita delle moderne associazioni contro il maltrattamento degli animali.
Anche molti animali esotici nelle corti europee
Non solo cani e gatti, ma anche animali esotici erano presenti nelle corti. Carlo X di Francia ricevette in dono una giraffa dall’Egitto, che attraversò tutta la Francia prima di arrivare a corte. Enrico III di Francia era così ossessionato dai suoi cani che li portava sempre con sé in una cesta appesa al collo.
Aneddoti e stravaganze
Tra gli episodi più bizzarri, Carlo IX di Francia si fece cucire dei guanti con la pelle del suo cane defunto, mentre Pietro il Grande impagliava i suoi cuccioli per tenerli sempre con sé. Questi racconti mostrano un lato intimo e spesso stravagante dei potenti, rivelando quanto fossero legati ai loro animali.
Gossip
Steve-O e la nuova folle idea: impiantarsi il seno per scherzo
Steve-O, famoso per le sue acrobazie folli e iper la sua breve storia con Elisabetta Canalis ha aggiunto un nuovo capitolo alla sua carriera di shock e risate. Questa volta, ha scelto di farsi impiantare seni finti, un gesto decisamente fuori dal comune, anche per lui.

Non c’è limite alla follia di Steve-O, la star di Jackass che sembra voler superare se stesso ogni volta con stunt sempre più assurdi. La sua ultima “genialata”? Impiantarsi due seni finti per filmare scherzi con telecamere nascoste. Ecco come il comico ha deciso di diventare ancora più estremo, spingendo il concetto di body modification a nuovi livelli di assurdità.
Una chirurgia senza etica?
Steve-O ha dichiarato di aver consultato i migliori chirurghi per ottenere una coppa D e che l’operazione è stata approvata senza alcun problema etico. Ma che tipo di etica medica permette simili interventi solo per far ridere? L’idea di modificare il proprio corpo chirurgicamente per fini di intrattenimento solleva domande inquietanti sullo stato attuale della nostra cultura pop. “Mi è venuta l’idea qualche anno fa di rifarmi il seno e di filmare un sacco di scherzi divertenti con telecamere nascoste,” ha spiegato. Ma è davvero questo il tipo di esempio che vogliamo dare al pubblico?
Un esempio discutibile
Cosa ci dice questa storia su quanto siamo disposti a fare per finire al centro dell’attenzione mediatica? Steve-O, noto per la sua breve storia con Elisabetta Canalis, sembra disposto a tutto pur di rimanere rilevante. Nonostante le potenziali reazioni negative, il comico crede fermamente nel suo progetto, affermando che la body modification è sempre stata parte del suo essere. Ma a quale costo?
Il comico, famoso per i suoi stunt scioccanti e dolorosi, ha persino lasciato intendere che la data del suo intervento è imminente, dimostrando che per lui l’asticella della follia può essere sempre alzata. Ma forse è giunto il momento di chiederci se questo tipo di comportamento, spinto all’estremo solo per far ridere, non meriti una seria riflessione sullo stato dell’intrattenimento moderno e sulle sue implicazioni etiche.
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