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Dal guinzaglio alla ciotola: guida essenziale al benessere del tuo cane

Una corretta alimentazione bilanciata è il fondamento della salute e del benessere del tuo cane. Con una dieta adatta alle sue esigenze specifiche, garantirai che il tuo amico peloso cresca forte, rimanga attivo e viva una vita lunga e felice.

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    La salute e la felicità del tuo cane dipendono in gran parte dalla sua alimentazione. Una dieta bilanciata è fondamentale per garantire che il tuo fedele amico peloso riceva tutti i nutrienti necessari. Questo articolo fornirà una guida completa sull’alimentazione equilibrata per il tuo cane, per assicurarti che viva una vita sana e felice.

    Regola1: Scegli ciò che è meglio per il suo benessere.

    Ogni cane ha esigenze nutrizionali diverse in base a fattori come età, taglia, livello di attività e condizioni di salute. Consulta il tuo veterinario per determinare le quantità e i tipi di cibo più adatti al tuo amico a quattro zampe.

    Regola 2: Scegli sempre alimenti di prima scelta.

    Opta per cibi che siano appropriati per la specie e l’età del tuo cane. Controlla le etichette degli ingredienti e assicurati che la prima fonte sia una proteina di alta qualità. Evita cibi con riempitivi e conservanti artificiali.

    Regola 3: Attenzione a non esagerare!

    Una corretta proporzione di proteine, grassi e carboidrati è essenziale. Le proteine supportano la crescita muscolare, i grassi forniscono energia e i carboidrati sono una fonte di fibra. Adatta le proporzioni in base alle esigenze specifiche del tuo cane.

    Regola 4: Adatta la dieta all’età.

    Le esigenze nutrizionali cambiano durante le diverse fasi della vita del tuo cane. Un cucciolo richiede una dieta diversa da quella di un cane anziano. Scegli un cibo formulato per soddisfare le esigenze specifiche della fase di vita del tuo amico peloso.

    Regola 5: Non dimenticare l’acqua.

    Assicurati che il tuo cane abbia sempre accesso a cibo fresco e acqua
    pulita. Cambia l’acqua regolarmente e osserva le indicazioni di dosaggio per
    evitare sovralimentazione o sottalimentazione

    Regola 6: Snack e ricompense salutari

    Gli snack possono essere parte integrante della dieta del tuo cane, ma opta
    per opzioni sane. Evita cibi ad alto contenuto calorico e privilegia snack
    appositamente formulati per la salute dentale. Usa le ricompense come incentivo
    durante l’addestramento.

    Regola 7: Occhio alla bilancia.

    Monitora il peso del tuo cane regolarmente. L’obesità può portare a problemi di salute, quindi adatta la quantità di cibo in base all’attività fisica e al livello di energia del tuo cane.

     

     

     

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      Animali

      Leone XIV e gli animali: c’è un’anima anche per loro? Speranze, precedenti e quella foto a cavallo in Perù

      Il pontificato di Leone XIV sarà attento anche alla questione animale? Mentre riemerge una foto che lo ritrae a cavallo durante la missione in Perù, torna il confronto con i suoi predecessori: dal commosso epitaffio per l’elefante Annone scritto da Leone X al cardellino di Pio XII, fino ai gatti di Benedetto XVI e alla compassione cosmica di Giovanni Paolo II.

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        Il nome scelto – Leone XIV – evoca forza, tradizione, magari un pizzico di audacia. Ma per chi ama gli animali, risveglia anche una domanda concreta e affettuosa: questo Papa sarà sensibile al tema della vita non umana? Si prenderà cura, come fece San Francesco, dei “fratelli minori”? O manterrà un approccio più distaccato, come fecero molti suoi predecessori? Per ora, da Robert Francis Prevost, missionario agostiniano divenuto Pontefice, non sono arrivate parole ufficiali in merito. Ma è bastato che circolasse una vecchia foto – lui a cavallo in Perù, durante gli anni trascorsi come vescovo missionario – per riaccendere la speranza di chi sogna un Papa capace di riconoscere negli animali non solo la dignità, ma anche un’anima.

        Una speranza che affonda le radici nei contrasti del recente passato. Papa Francesco, nonostante il nome, ha spesso relegato gli animali a un ruolo marginale. Famosa – e discussa – la sua dichiarazione secondo cui “chi ama gli animali al posto dei figli è egoista”, così come l’episodio in cui rifiutò di benedire un cane definito “bambino” dalla sua anziana padrona. Parole e gesti che, per molti, hanno fatto riemergere il limite di un’antropocentrismo ecclesiale che fatica a vedere nel Creato altro da sé.

        Eppure, il Catechismo della Chiesa cattolica è chiarissimo: “Gli animali sono creature di Dio. Egli li circonda della sua provvida cura. […] Anche gli uomini devono essere benevoli verso di loro”. Un’indicazione che ha trovato rispecchiamento in alcuni pontificati del passato. Leone X, ad esempio, amava così tanto il suo elefante Annone – donato dal re del Portogallo nel 1514 – da assisterlo sul letto di morte e scriverne un epitaffio di proprio pugno. Non solo: chiese a Raffaello di dipingerlo. L’opera andò perduta, ma alcuni schizzi sopravvivono.

        Anche Pio XII mostrò una delicatezza sincera: lo ricordiamo ritratto con un uccellino posato sul dito, ma anche protagonista di un discorso ai lavoratori del mattatoio di Roma, in cui parlò della necessità di “interdire le inutili crudeltà” verso gli animali. Paolo VI, dal canto suo, nel 1969 disse ai veterinari: “Anche gli animali sono creature di Dio, e la loro muta sofferenza è segno dell’attesa di redenzione”. E, secondo alcune fonti, consolò un bambino in lacrime per la morte del cane dicendo: “Un giorno li rivedremo nell’eternità di Cristo”.

        Giovanni Paolo II, in un’udienza del 1990, sottolineò che anche gli animali hanno ricevuto da Dio “un soffio vitale”, e citò i Salmi per ribadire che tutti gli esseri viventi “attendono da Dio il loro cibo”. Un’apertura spirituale profonda, che Benedetto XVI – pur grande amante dei gatti – non fece propria: per lui, le creature “non chiamate all’eternità” morivano definitivamente. Ratzinger, però, nutriva sincero affetto per i felini: li sfamava sotto i porticati della Congregazione per la dottrina della fede e si fermava a parlarci, secondo il cardinale Tarcisio Bertone, in dialetto bavarese. Non gli si perdona, tuttavia, il ritorno alla mozzetta bordata di pelliccia d’ermellino.

        Ora tocca a Leone XIV. Le sue prime parole da Papa sono state sobrie, centrate sul Vangelo e sul servizio. Nessun accenno diretto agli animali, ma chi ne ha a cuore la sorte attende. Attende che un Pontefice moderno, magari memore del suo passato agostiniano e missionario, si esprima con chiarezza su un tema che unisce etica, compassione e spiritualità. Perché la Chiesa non salvi solo le anime con due gambe. Anche quelle con quattro zampe, un becco o le ali.

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          Wimbledon, 55 mila palline per un sogno minuscolo: diventano rifugi per topi di campagna

          Ogni estate, migliaia di palline da tennis vengono riutilizzate per salvare una delle creature più fragili del Regno Unito. E così, dopo aver rimbalzato tra ace e rovesci, finiscono tra l’erba alta come piccole case per topolini invisibili.

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            C’è vita oltre il campo centrale. C’è un mondo nascosto, minuscolo e silenzioso, che beneficia – a sorpresa – di uno dei tornei di tennis più iconici al mondo. Succede a Wimbledon, dove ogni anno vengono utilizzate circa 55.000 palline da tennis. Gialle, perfette, simbolo di uno sport elegante e rigoroso. Ma una volta che il match point è stato giocato e il pubblico si è alzato dalle tribune, il destino di queste palline non è la pattumiera, né l’oblio in un garage impolverato. No: diventano rifugi. Vere e proprie casette per i topi di campagna.

            Sì, proprio così. Non è una metafora. Non è una favola. È un progetto concreto, nato nei primi anni Duemila e che oggi coinvolge l’intera rete delle Wildlife Trusts, 46 organizzazioni britanniche che lavorano per proteggere la biodiversità. Quando il sipario si chiude sull’erba di Wimbledon, parte una distribuzione capillare: migliaia di palline usate vengono svuotate, forate da un lato e poi fissate su paletti a un’altezza compresa tra i 75 centimetri e il metro e mezzo. All’interno, un nido perfetto per il “harvest mouse”, il topolino di campagna inglese.

            Più piccoli di una moneta, fragili come l’erba

            Chi non li ha mai visti potrebbe pensare a una leggenda. Ma i Micromys minutus – questo il loro nome scientifico – sono tra i mammiferi più piccoli d’Europa: 5-7 centimetri di corpo, 4-6 grammi di peso, meno di una moneta da 2 pence. Vivono in ambienti erbosi, siepi, margini agricoli, ma sono in forte difficoltà a causa dell’agricoltura intensiva, delle alluvioni e del disboscamento. In natura si costruiscono nidi sferici intrecciando fili d’erba, ma oggi faticano a trovarne a sufficienza. Ed è proprio qui che la pallina da tennis, che per un tennista dura meno di un set, diventa una casa a prova di donnola o di falco.

            Nei video diffusi dalle Wildlife Trusts, si vedono i minuscoli topolini infilarsi nella pallina, sbucare con la testolina, sistemare i fili d’erba all’interno. Una tenerezza disarmante, ma anche una strategia di sopravvivenza sorprendentemente efficace. Ogni pallina può ospitare anche 10 cuccioli, offrendo riparo dal freddo, dalla pioggia e soprattutto dai predatori.

            Dall’erba di Wimbledon al prato inglese

            L’idea di utilizzare le palline come rifugi è venuta oltre vent’anni fa a un volontario della sede di Avon delle Wildlife Trusts. Da allora il progetto si è allargato, toccando anche le contee di Glamorgan e Northumberland. Le palline arrivano direttamente dai campi del torneo, dopo essere state selezionate tra quelle che non verranno vendute ai visitatori (una parte, infatti, è acquistabile sul posto, con i proventi destinati alla Wimbledon Foundation).

            Il ciclo è virtuoso: sport, sostenibilità e conservazione si intrecciano in modo perfetto. Come raccontato anche da un servizio di Great Big Story intitolato “Game, Set, Mouse”, l’operazione è semplice e brillante. E a guardare i topi che sbucano dalla pallina, c’è da chiedersi perché non ci abbiano pensato prima.

            Un torneo che guarda al futuro

            Wimbledon è noto per la sua tradizione, ma sa innovare dove conta davvero. Oltre al riciclo delle palline, il torneo ha introdotto una serie di iniziative green: borracce riutilizzabili per i tennisti, muri viventi per attrarre api e farfalle, fondi di caffè nei giardini al posto della torba, per ridurre le emissioni di CO₂. È una nuova idea di sport: non solo competizione, ma anche impatto positivo sul mondo che lo ospita.

            Le palline, dunque, fanno un ultimo rimbalzo. Silenzioso, invisibile. Non tra le righe bianche del campo, ma nel cuore verde dell’Inghilterra rurale. E quel gesto, piccolo e concreto, salva vite. Ogni pallina trasformata è una speranza, un gesto d’amore, un modo per dire che anche lo sport può fare la sua parte. Anche per i più piccoli tra noi. Anche per chi, a Wimbledon, non ha mai giocato.

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              Gatti e caldo estivo: come aiutare il tuo micio a sopravvivere all’estate senza perdere la pazienza (né i baffi)

              Tra ciotole sempre piene, posti freschi dove nascondersi e giochi che stimolano la curiosità, il benessere estivo del gatto passa da piccole attenzioni quotidiane. E no, non serve raparlo a zero.

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                Quando le temperature superano i 30 gradi, anche il più elegante dei gatti può trasformarsi in una sfinge ansimante sul pavimento del bagno. L’estate con un gatto non è un problema, ma richiede qualche accortezza. E no, non c’entra la tosatura: il pelo è un isolante naturale, guai a tagliarlo.

                I gatti soffrono il caldo più di quanto pensiamo, anche se non lo dimostrano. Si muovono meno, mangiano poco, cercano angoli freschi e ombrosi. Alcuni si piazzano davanti al ventilatore, altri si infilano nel lavandino. Il segreto per affrontare il caldo estivo con un gatto? Lasciarlo fare. E dargli una mano con furbizia felina.

                Prima regola: acqua fresca e ovunque. Una sola ciotola non basta. Meglio metterne almeno due o tre in punti diversi della casa, possibilmente lontani dalla lettiera. I gatti amano l’acqua pulita e, se la trovano stagnante, smettono di bere. Una fontanella a ricircolo li incuriosisce e li invoglia.

                Seconda regola: niente correnti d’aria dirette. I gatti odiano il vento in faccia (chi non lo odierebbe?) e potrebbero raffreddarsi. Meglio lasciare le finestre socchiuse e abbassare le tapparelle nelle ore più calde.

                Terza regola: spazio e quiete. Il micio ha bisogno di scegliere dove rifugiarsi. Una scatola in ombra, una coperta leggera, il ripiano più basso dell’armadio: lasciategli l’imbarazzo della scelta. E se non gioca, non forzatelo. Ma un pupazzetto in freezer, tirato fuori dopo un’ora, può diventare un passatempo refrigerante.

                Infine: se il gatto è anziano o ha patologie, attenzione ai colpi di calore. Se notate affanno, lingua fuori, tremori o letargia, contattate il veterinario. L’estate è bella anche per loro, ma solo se noi umani impariamo a leggerli con cura.

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