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Quando tutti gli amici di Daniele Doria si trasformano in… ultras!

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    All’annuncio della vittoria dell’ultimo vincitore di Amici, l’esplosione di gioia di parenti ed amici è stata travolgente, quasi cinematografica. Appena pronunciato il suo nome, le telecamere hanno immortalato abbracci stretti, lacrime calde e urla liberatorie: un boato di felicità pura, figlia di mesi di tensione, speranza e sacrifici condivisi.

    Tutti pazzi per Daniele

    Gli amici, alcuni storici ed altri conosciuti nel percorso, saltavano in piedi come molla, con occhi lucidi e sorrisi larghi. Un’emozione collettiva, viscerale, che raccontava non solo la vittoria di un singolo, ma il traguardo raggiunto da un’intera comunità che ha creduto in lui. In quel momento, davanti alla tv solo tanto amore: urlato, pianto, vissuto fino in fondo. Un’esplosione sincera che ha reso ancora più memorabile un trionfo già speciale.

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      Daniele Doria: vincere Amici è solo l’inizio

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        La finale di Amici 2025 ha incoronato Daniele Doria come vincitore assoluto della ventiquattresima edizione del celebre talent show condotto da Maria De Filippi. Il giovane ballerino originario di Aversa ha conquistato il pubblico con il suo talento, la sensibilità artistica e un percorso umano toccante. Timido e introverso, Daniele ha affrontato un infortunio che lo ha costretto a uno stop forzato, ma è tornato in pista con una determinazione straordinaria

        Un percorso emozionante fino alla vittoria

        Daniele, appena 18 anni, ha saputo emozionare in ogni esibizione, grazie anche al supporto della professoressa Alessandra Celentano, che ha sempre creduto in lui. La sua vittoria ad Amici 2025 è stata sancita dal televoto durante una finalissima mozzafiato contro TrigNO, secondo classificato.

        Danza contro canto: la sfida finale

        Nella serata conclusiva, Daniele e TrigNO hanno vinto i premi di categoria da 50.000 euro e si sono sfidati per il titolo. TrigNO ha brillato con il suo inedito, mentre Daniele ha incantato il pubblico con coreografie sempre di grande impatto.

        Premi, emozioni e futuro

        Durante la finale di Amici 2025, sono stati assegnati anche il Premio della Critica ad Antonia, il Trofeo Radio a TrigNO e premi speciali per tutti i finalisti. Per Daniele, oltre alla coppa e ai 150.000 euro in gettoni d’oro, è arrivata anche un’opportunità per esibirsi nel musical West Side Story e una borsa di studio alla prestigiosa Ailey School di New York.

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          Turetta, doppio ricorso in appello: ergastolo contestato da accusa e difesa

          Filippo Turetta, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin, è al centro di un doppio appello. La difesa punta a ridurre la pena per la collaborazione dell’imputato, mentre la procura contesta l’esclusione delle aggravanti. In gioco non è solo la pena, ma il senso simbolico di una sentenza che ha segnato l’Italia.

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            Due appelli, un solo processo, ma letture opposte di ciò che è accaduto quella tragica sera dell’11 novembre 2023. Da un lato, la difesa di Filippo Turetta chiede di rivedere la condanna all’ergastolo emessa dalla Corte d’assise di Venezia, sostenendo che non ci fu premeditazione e che vanno concesse attenuanti per la collaborazione prestata e il comportamento processuale dell’imputato. Dall’altro, la procura di Venezia contesta la stessa sentenza ma da prospettiva opposta, chiedendo che vengano riconosciute anche le aggravanti della crudeltà e dello stalking, escluse in primo grado.

            Il risultato è un paradosso giudiziario: la sentenza più severa del nostro ordinamento – l’ergastolo – non basta né all’accusa né alla difesa, che si sono entrambe appellate, pur per motivi diametralmente opposti.

            Il ricorso della difesa di Turetta, depositato ieri dall’avvocato Giovanni Caruso, punta tutto sull’assenza di premeditazione. Secondo la tesi difensiva, l’uccisione di Giulia Cecchettin non sarebbe stata pianificata, ma sarebbe maturata in un contesto di “crisi relazionale”. A sostegno della richiesta di attenuanti generiche, la difesa sottolinea il comportamento collaborativo dell’imputato: l’ammissione dei fatti, la descrizione dettagliata della dinamica dell’aggressione, e il successivo rientro volontario in Italia dopo la fuga in Germania.

            Una strategia che punta evidentemente a far cadere l’ergastolo, convertendolo in una pena detentiva con termine certo, che potrebbe permettere – in caso di ulteriori attenuanti e buona condotta – un percorso carcerario diverso e un futuro in libertà, seppure lontano nel tempo.

            Ma la partita non si gioca solo sul fronte difensivo. Proprio ieri, la Procura generale di Venezia ha a sua volta presentato ricorso contro la sentenza emessa lo scorso dicembre, puntando il dito contro ciò che ritiene una grave sottovalutazione delle aggravanti. La Corte d’assise, pur comminando l’ergastolo, aveva infatti escluso due aggravanti pesantissime: quella della crudeltà, per le modalità dell’uccisione, e quella dello stalking, per il comportamento reiterato e ossessivo nei confronti della vittima nelle settimane precedenti.

            Secondo i magistrati, le prove acquisite avrebbero dovuto portare a un giudizio più netto anche su questi punti. Il ricorso, in questo caso, non punta a inasprire la pena (l’ergastolo resta il massimo previsto dalla legge), ma a rafforzarne il significato morale e giuridico, rendendo inequivocabile la natura del gesto. Una mossa che ha anche una valenza pubblica e simbolica, in un Paese scosso da femminicidi sempre più frequenti, e che guarda a questo processo come a un banco di prova per la giustizia.

            Nel frattempo, Filippo Turetta resta detenuto nel carcere di Verona, in regime di alta sorveglianza. Dal giorno del suo arresto, avvenuto il 19 novembre 2023 in Germania dopo una fuga durata una settimana, il giovane ha sempre mantenuto un comportamento definito “passivo ma collaborativo” dagli operatori penitenziari. Nessun gesto di rottura, nessuna dichiarazione pubblica, ma nemmeno segni di pentimento espliciti.

            Sul piano giuridico, ora sarà la Corte d’assise d’appello a dover valutare entrambe le richieste. Da un lato quella della procura, che punta a un rafforzamento della condanna anche sul piano delle motivazioni e del riconoscimento delle aggravanti. Dall’altro, quella della difesa, che mira a rimuovere l’etichetta della premeditazione e ad alleggerire la pena finale.

            Al centro di tutto, Giulia Cecchettin, 22 anni, uccisa da chi diceva di amarla. Il suo nome è diventato simbolo di una battaglia collettiva, di un risveglio sociale, e della presa di coscienza di un Paese intero di fronte alla violenza di genere. E anche per questo il processo a Filippo Turetta non è solo un fatto giudiziario, ma un passaggio cruciale per la memoria civile di un’intera generazione.

            Fammi sapere se vuoi una versione più lunga (fino a 5000 battute), più dura oppure con un taglio più emotivo o narrativo.

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              Per Tommy Cash il nostro Lucio Corsi è il nuovo… Bod Dylan!

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                Quando il rapper estone, noto per i suoi outfit degni di un rave nei Balcani e per non essere esattamente sobrio nei paragoni, ha detto che Lucio Corsi assomiglierebbe a Bob Dylan in quanto a flow, un brivido ha attraversato le schiene degli appassionati del rock. Ma non un brivido d’emozione. Piuttosto, quello che si prova quando senti il vicino dire che la sua Panda truccata è meglio di una Ferrari.

                Chi è Lucio e perché è vestito così

                Corsi è uno di quei cantautori che sembrano usciti da un armadio anni ‘70. Look da David Bowie in vacanza e testi che oscillano tra il poetico e il mistico, ma con la leggerezza di chi la prende giustamente a ridere. A scanso d’equivoci: Lucio è bravo, è originale, è il nostro Lucio. Ma Bob Dylan? Davvero?

                Tommy Cash, ci vuoi bene ma… anche meno

                Forse Tommy voleva solo fare un complimento, di quelli iperbolici da festival indie dove tutto è “geniale”. Ma paragonare Corsi a Dylan è come dire che un chihuahua è il lupo dei giorni nostri: tenero, ma fuori scala. Dylan ha reinventato la canzone d’autore mondiale. Corsi ci ha regalato Cosa faremo da grandi?, che però non ha ancora spostato gli equilibri della Nobel Foundation.

                Lunga vita al glam-folk toscano

                Con tutto il bene che vogliamo a entrambi, possiamo ammettere che certe dichiarazioni vanno prese con ironia. Lucio è unico, è inimitabile. Ma Dylan… è Dylan! E per ora, il massimo che possiamo fare è ascoltare entrambi. Magari, con le lenti rosa che Tommy sembra amare tanto.

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