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Trend Alert: Giulia De Lellis in barca, il mini-dress con taglio underboob va di moda

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    Giulia De Lellis sa sempre come farsi notare, e la sua ultima uscita in barca non fa eccezione. Nonostante l’estate da single, segnata dalla fine della relazione con Carlo Beretta, l’influencer romana non ha perso il suo inconfondibile stile. Durante una rilassante gita in barca con le sue adorate nipotine, Giulia ha scelto di indossare un mini-dress audace e trendy, confermando il suo status di icona fashion.

    L’abito, corto e molto aderente, presenta cut-out strategici sui fianchi e sul ventre, che lasciano intravedere la porzione underboob, un dettaglio provocante che sta spopolando tra le celebrità. Questo taglio particolare, infatti, è diventato un vero e proprio trend, amato dalle Vip di tutto il mondo per la sua sensualità e originalità. Giulia ha completato il look con un cappello a falda larga bianco, che però ha raccontato di aver perso in mare subito dopo aver scattato la foto per le sue Instagram Stories.

    Il look di Giulia ha fatto impazzire le sue follower, sempre attente ai suoi consigli di stile. Con la sua capacità di mixare capi glamour e tendenze hot, l’ex corteggiatrice di Uomini e Donne dimostra ancora una volta di saper anticipare e interpretare al meglio i trend della moda. Cosa ne pensate di questo abito con taglio underboob? È un trend che indossereste anche voi?

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      Boring phone, il futuro dei telefoni semplici

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        Stufa della dipendenza dagli smartphone e desiderosa di riscoprire una vita sociale più autentica, la generazione Z sta abbracciando l’idea di telefoni cellulari semplici ispirati agli anni ’90. Heineken, il produttore della birra e Bodega, un marchio di abbigliamento, hanno unito le forze per creare il Boring Phone, un telefono “senza fronzoli ma elegante” che cattura lo spirito di questa tendenza.

        The Boring Phone, ideato da HMD, i produttori di Nokia, elimina tutte le distrazioni degli smartphone moderni, come i social media e le varie app, concentrandosi invece sulle funzionalità essenziali come chiamate e messaggi di testo. Il design trasparente della custodia e gli adesivi olografici si ispirano all’amore della Generazione Z per la moda e il design Newtro, evocando i telefoni cellulari dei primi anni 2000.

        Con un’autonomia di 20 ore, il Boring Phone offre la possibilità di prendersi delle pause dall’universo online. Il gadget è uscito in edizione limitata ed esclusiva: solo 5.000 unità saranno disponibili attraverso concorsi, rendendolo un oggetto da collezione ambito. Si tratta di più di una semplice moda, ma di un movimento culturale.

        Il Boring Phone è solo un esempio del crescente interesse della generazione Z per i telefoni minimalisti. Marchi come Light Phone e Dumwireless stanno sperimentando un aumento della domanda per i loro dispositivi essenziali.

        Il futuro dei telefoni semplici: impatto sul design degli smartphone.

        L’interesse della generazione Z per i telefoni essenziali potrebbe influenzare il design dei futuri smartphone, con l’introduzione di:

        • Opzioni di personalizzazione avanzate: la capacità di disabilitare funzioni non essenziali e concentrarsi sulle vere esigenze dell’utente.
        • Design minimalista: mettere al primo posto funzionalità di base e semplicità estetica.
        • Focus sul benessere digitale: strumenti per gestire il tempo trascorso davanti allo schermo e promuovere uno stile di vita più sano.

        La rinascita dei telefoni semplici riflette il desiderio di un equilibrio digitale e di una vita sociale autentica. La generazione Z sta guidando questo cambiamento, ispirando marchi e designer a riconsiderare il ruolo degli smartphone nelle nostre vite.

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          Dalla camomilla al velo di olio: i segreti della nonna per preparare la pelle al sole (senza sembrare una braciola abbrustolita)

          Altro che spray miracolosi e filtri da astronauta: per preparare la pelle al sole servono pazienza, costanza e quei piccoli gesti tramandati di generazione in generazione. Dal succo di carota al bagno d’avena, passando per scrub allo zucchero e oli lenitivi: i consigli di nonna tornano protagonisti, proprio quando ne abbiamo più bisogno.

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            C’è un momento preciso in cui capisci che la primavera ha vinto. Non è la fioritura degli alberi, né il cambio armadio. È quando ti viene voglia di stenderti al sole — magari sul terrazzo, magari ancora con i jeans — e senti la pelle pizzicare come se si stesse svegliando. Ecco, quello è il segnale. Il corpo chiede luce, ma pretende preparazione. E se la crema spf 50 è d’obbligo, prima ancora serve un gesto più antico, più delicato: prendersi cura della pelle con la saggezza di chi il sole lo rispettava, lo temeva, e lo aspettava tutto l’inverno.

            Uno scrub fatto in casa (che funziona davvero)
            Prima regola: mai esporsi se la pelle è ancora in “modalità coperta”. Troppo secca, opaca, ispessita. Per rinnovarla, basta un cucchiaio di zucchero (meglio se di canna), un filo d’olio d’oliva e qualche goccia di limone. Massaggiare con dolcezza sotto la doccia, a pelle umida. Risciacquare senza strofinare. Il risultato? Morbidezza immediata e una sensazione di freschezza che batte qualsiasi esfoliante da profumeria.

            Carota, l’abbronzatura comincia a tavola
            Nonna lo diceva sempre: “Vuoi il colore? Mangia le carote!”. E aveva ragione. Il betacarotene stimola la produzione di melanina e aiuta la pelle a difendersi dai raggi UV. Via libera anche a albicocche, mango, zucca e spinaci. Un’insalata al giorno, e il colorito arriva (senza scottarsi).

            Bagno d’avena per le pelli sensibili
            Se al primo sole la pelle reagisce con rossori e pruriti, niente panico. Un rimedio naturale e antichissimo è il bagno d’avena: basta avvolgere due cucchiai di fiocchi in una garza e lasciarli in infusione nell’acqua tiepida della vasca. Effetto calmante garantito, come una carezza.

            Camomilla e tè verde: tonici low cost
            Dimenticate i tonici al collagene da 60 euro. Dopo la pulizia del viso, un dischetto imbevuto di infuso freddo di camomilla o tè verde fa miracoli: lenisce, rinfresca e prepara la pelle alla crema protettiva. Se aggiungete qualche goccia di aceto di mele, aiutate anche il pH naturale.

            L’olio della sera
            Di giorno protezione, ma la sera? Olio. Non quello per friggere, ovviamente. Un velo d’olio di mandorle dolci o argan sulle gambe, dopo la doccia, è il passaggio finale per nutrire in profondità e rendere la pelle più resistente. Massaggiato bene, tonifica anche.

            Protezione sempre, anche se “è solo aprile”
            Ultimo consiglio, il più importante. Non è mai troppo presto per la protezione solare. Anche con il sole velato, anche in città. Il fattore non deve essere un optional: SPF 30 è il minimo sindacale se si sta fuori più di un’ora. E no, non vale dire “tanto mi scotto solo la prima volta”: la pelle ha memoria, e i danni si sommano.

            Il sole, quando lo rispetti, ti ringrazia
            C’era una generazione che prendeva il sole con l’olio Johnson’s, sì. Ma c’era anche chi metteva cappelli di paglia larghi come ombrelli e preparava decotti di malva per sfiammare le guance arrossate. Oggi abbiamo mille prodotti, mille filtri, mille promesse in tubo. Ma il segreto per convivere bene con il sole è sempre lo stesso: ascoltare il corpo, nutrire la pelle, e cominciare prima che sia troppo tardi.

            Che poi, come diceva nonna: “Il sole è come il vino: buono in piccoli sorsi, ma se esageri ti fa girare la testa”.

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              Profumo di sudore (e di libertà): la nuova tendenza beauty che riscrive le regole dell’igiene

              n tempo era tabù, oggi è oggetto di studio, marketing e rivendicazione culturale. Il sudore non è più un nemico da combattere con fragranze tropicali: è una firma biologica, un odore da armonizzare, non da cancellare. Il nuovo mantra? Smell like yourself.

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                Per decenni ci hanno insegnato che il sudore è il male. Che va coperto, mascherato, annientato a colpi di spray, sali d’alluminio e bouquet di fiori inesistenti. Le pubblicità ci hanno bombardato con ascelle fluo, promesse di 72 ore di freschezza e modelli che danzavano in slow motion dopo una passata di roll-on. Ma ora, qualcosa sta cambiando. Lentamente ma inesorabilmente, nel mondo del beauty si fa strada una nuova idea: il sudore non è il problema. Il problema è il nostro rapporto con lui.

                Si chiama skinimalism, è il trend che unisce bellezza e minimalismo, e non riguarda solo il make-up: nel 2025 il concetto si è esteso all’igiene. Sempre più brand stanno proponendo deodoranti “trasparenti”: non solo nel packaging, ma anche nella filosofia. Niente più profumi invadenti, ma formule che lavorano con la pelle e i suoi batteri, non contro di essi. L’obiettivo non è cancellare l’odore, ma armonizzarlo. Perché ogni corpo ha una sua firma olfattiva, e la nuova bellezza parte proprio da lì.

                Dimenticate quindi le ascelle che odorano di cocco e patchouli. Il nuovo oggetto del desiderio è il “non-odore”, o meglio: l’odore di te. Marchi come Corpus, Fussy, Nuud o By Humankind stanno guidando la rivoluzione: packaging minimal, formule naturali, probiotici, zero alluminio. E soprattutto, un marketing che ribalta tutto: “smell like yourself”, “celebrate your scent”, “your sweat, your story”.

                In parallelo, anche la scienza si muove. Alcuni studi indicano che l’odore corporeo ha un ruolo cruciale nell’attrazione, nell’empatia, persino nel riconoscimento affettivo. Cancellarlo del tutto sarebbe come farsi togliere le impronte digitali: comodo forse, ma un po’ inquietante. E infatti, sempre più persone iniziano a considerare la loro scia olfattiva non un difetto, ma un’identità.

                Sulle passerelle, intanto, il concetto dilaga. A Parigi, una maison ha lanciato una fragranza che si mescola volontariamente con il sudore. A Los Angeles, una top model ha confessato in un podcast di non usare più deodoranti: “Ho smesso. Il mio corpo ha imparato a regolarsi da solo. Adesso profumo di me”. Il post è diventato virale.

                Naturalmente, non tutti sono pronti. Le abitudini sono dure a morire, e il panico da ascella ancora popola i vagoni della metropolitana. Ma la direzione è tracciata. Il concetto di “bellezza inodore” inizia a scricchiolare, sotto i colpi di una generazione che preferisce essere vera piuttosto che perfetta. E se il prezzo da pagare è un alone sotto la camicia, pazienza.

                Perché la vera rivoluzione beauty non passa per il profumo che indossi, ma per quello che non ti vergogni più di avere. Odore compreso.

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