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Cronaca

“Conte, attento: Cicciolina ti fa causa”. Ilona Staller contro il taglio dei vitalizi: “È una violazione della legalità”

Ilona Staller dichiara guerra al taglio dei vitalizi per gli ex deputati. Dopo la decisione della Camera, l’ex pornostar ed ex parlamentare attacca frontalmente il Collegio e accusa Giuseppe Conte di “violare la legalità”. Promette una causa nei tribunali internazionali e rilancia: “Io quei soldi li darei in beneficenza. E voi?”

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    Il popolo sovrano ringrazia, Cicciolina pure un po’ meno. La bomba la sgancia lei, Ilona Staller, ex pornostar ed ex parlamentare, che annuncia una guerra legale in piena regola: contro il Collegio d’appello della Camera, contro i giudici interni che hanno confermato il taglio dei vitalizi e – ça va sans dire – contro Giuseppe Conte, reo di aver applaudito troppo forte alla decisione. Il leader del M5S aveva parlato di “vittoria contro i privilegi”, ma per Ilona la musica è un’altra: “È la più grande violazione di legge mai esistita”, tuona il suo avvocato Luca Di Carlo, con tono da codice penale e colpo di scena incluso.

    Lo scontro è quello solito: nel 2018 vengono tagliati i vitalizi a oltre 800 ex deputati. Parte il balletto dei ricorsi. La settimana scorsa l’appello si chiude con un secco “no” da parte della Camera. Ma mentre la maggior parte degli ex onorevoli si lecca le ferite in silenzio, Cicciolina esce dal silenzio a colpi di minigonna legale: parte una nuova denuncia, questa volta ai giudici della Camera e, per non farsi mancare niente, anche a Conte. Il motivo? Avrebbero seguito “le logiche della politica e non quelle della legge”. E già che c’è, l’avvocato Di Carlo vuole pure portare la questione in sede internazionale, chiedere un incontro con il presidente Fontana e aprire un’inchiesta parlamentare: altro che mozione, qui si fa l’assalto alla diligenza.

    Ilona, da parte sua, tiene fede al personaggio. In una dichiarazione surreale quanto lucidissima, dice: “Io i soldi del vitalizio li darei in beneficenza, perché amo il popolo italiano. E se lo amano davvero anche Conte e gli altri parlamentari, che lo facciano pure loro con i loro stipendi dorati”. Un assist perfetto per la polemica da talk show, con tanto di invito collettivo agli ex parlamentari: donate, o almeno fingete di farlo.

    Nel frattempo, aleggia un’altra domanda: che fine hanno fatto i 48 milioni di euro accantonati per risarcire gli ex deputati in caso di vittoria in giudizio? “Spariti”, denuncia Di Carlo. Svaniti, come i sogni di gloria della legislatura ’87-’92. Ma Cicciolina non molla: è tornata in trincea, con le armi di sempre. Il sorriso da pin-up, il microfono acceso e un foglio protocollo tra le mani. A 72 anni suonati, promette battaglia. Anzi: show.

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      Cronaca Nera

      Mostro di Firenze, la verità nel sangue: il Dna di Natalino riapre la pista sarda

      Un esame del Dna compiuto a 56 anni di distanza riscrive le origini del primo delitto di Signa, quello da cui tutto è cominciato. Natalino, il bambino di sei anni sopravvissuto alla strage, è figlio del maggiore dei Vinci. La procura ha notificato l’esito al diretto interessato, che non ha mai conosciuto l’uomo. Ma ora, il clan sardo torna prepotentemente in scena.

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        Ci sono casi che non muoiono mai. Si addormentano, sembrano svanire nell’archivio della memoria collettiva, e poi riemergono. Basta un dettaglio. Una prova. Una goccia di sangue che racconta un’altra storia. Come nel caso del Mostro di Firenze, dove ogni certezza è provvisoria, ogni verità è una mezza verità. E ogni tanto, come adesso, arriva qualcosa che manda tutto in pezzi.

        Questa volta è il Dna. Un accertamento genetico disposto dalla procura ha stabilito che Natalino Mele, il bambino di sei anni e mezzo che nel 1968 scampò a un duplice omicidio a Signa, non è figlio di Stefano Mele, il manovale condannato in via definitiva per l’omicidio della moglie, Barbara Locci, e del suo amante, Antonio Lo Bianco. Il padre biologico di Natalino è Giovanni Vinci, fratello maggiore di Francesco e Salvatore, i due sardi per anni sospettati, arrestati, rilasciati, indicati come possibili membri del famigerato “clan” che avrebbe dato origine alla catena di sangue che terrorizzò la Toscana fino al 1985.

        Ma Giovanni no. Lui è sempre rimasto ai margini. Mai un avviso di garanzia, mai un interrogatorio, mai una convocazione. E invece era l’amante della Locci. Era il padre di quel bambino. Era, forse, più dentro di quanto chiunque abbia mai sospettato.

        La scoperta è stata notificata nei giorni scorsi proprio a Natalino. Che oggi è un uomo, e che, raggiunto dai giornalisti, ha detto con onestà disarmante: «Non l’ho mai conosciuto. Non so chi sia». La scoperta arriva grazie al lavoro del genetista Ugo Ricci, esperto di cold case già noto per il suo ruolo nell’indagine sul delitto di Garlasco.

        Ora, la domanda torna, più inquietante che mai: chi ha risparmiato quel bambino? E perché?

        Quella notte del 21 agosto 1968, Natalino fu trovato ore dopo l’omicidio in un casolare a due chilometri dalla scena del crimine, con i calzini puliti e nessuna traccia di fango o sangue addosso. Disse di essersi svegliato al buio e di aver camminato. Ma oggi quell’immagine, già fragile, sembra crollare del tutto.

        Forse qualcuno lo portò lì, forse lo conosceva, forse sapeva di chi era figlio, forse non volle ucciderlo per un motivo preciso. Forse.

        Perché ora, con la conferma che Stefano Mele non era il padre biologico del bambino, tutto quel castello crolla. Mele fu accusato, condannato, dichiarato inaffidabile, e per questo anche scagionato in parte. Ma oggi si scopre che non era nemmeno il padre del piccolo. E quindi? Era davvero lui il carnefice? O un capro espiatorio, sacrificato in nome di qualcosa di più grande?

        La pista sarda, a questo punto, non è più un’ipotesi. È un ritorno. Un riavvolgere il nastro fino al principio. Francesco e Salvatore Vinci, già nel mirino degli inquirenti, erano amanti abituali della Locci. La donna, affascinante, inquieta, e ben nota in paese, era al centro di un piccolo universo di uomini che la desideravano e la possedevano. Giovanni, ora si scopre, era uno di loro. Il primo. Forse il più vicino.

        E l’arma? Quella Beretta calibro 22 con silenziatore artigianale che uccise Barbara e Antonio? Non fu mai trovata. Ma tornò. Sei anni dopo, nel 1974, con l’omicidio di Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini, e poi ancora, sempre con la stessa firma: colpi alla testa, corpi mutilati, una scenografia dell’orrore.

        È lecito allora chiedersi: quel primo delitto fu davvero isolato? O fu la prova generale? L’inizio di qualcosa di più grande, feroce, pianificato?

        In questa nuova luce, Natalino Mele non è solo la vittima mancata. È il punto zero di una storia che ci riguarda ancora. Perché in lui si incrociano il sangue delle vittime, i silenzi degli assassini, le omissioni di chi non volle vedere.

        E se Giovanni Vinci, fino a oggi solo un nome tra tanti, era davvero il padre biologico, allora il mostro aveva un volto più vicino di quanto si sia mai voluto ammettere.

        Le indagini proseguono. Ma come sempre, nel caso del Mostro di Firenze, ogni verità porta con sé nuovi dubbi. Ogni certezza si sbriciola sotto i colpi del tempo. E ogni passo avanti sembra riportarci sempre allo stesso punto: a una notte d’estate, a un bambino con i calzini puliti, a due corpi freddi su un sedile d’auto. E a un orrore che non ha ancora finito di parlare.

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          Italia

          Tassa di soggiorno, un ottovolante estivo tutto italiano

          La tassa di soggiorno si fa sentire nelle località turistiche italiane, anche in quelle più gettonate. Codacons ha registrato le tariffe praticate nelle principali località italiane.

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            Da Courmayeur a Sorrento, i prezzi della tassa di soggiorno nelle principali località di vacanza italiane possono divergere molto: a stilare la mappa è stata l’Adnkronos sui dati aggiornati di Codacons. Intanto, fa ancora discutere la proposta della ministra del Turismo Daniela Santanché, che ha proposto di alzare la tassa fino a 25 euro per gli hotel di lusso, al posto degli attuali 5.

            Dai 5 stelle alle Case del camminatore

            Si registrano prezzi bassi sia al mare che in montagna, con il picco a Cortina d’Ampezzo, che si prepara alle Olimpiadi invernali del 2026, che nelle sue strutture a 5 stelle fa pagare la tassa di soggiorno 5 euro a notte. In città, invece, il costo più alto si registra a Roma, dove si paga 10 euro per le strutture di lusso e anche 3,50 euro per le “case del camminatore“, ossia le strutture ricettizie che si trovano lungo la rete dei cammini e che potrebbero essere molto frequentate dai pellegrini del Giubileo 2025.

            Come funziona la tassa di soggiorno

            La tassa di soggiorno si fa sentire nelle località turistiche italiane, anche in quelle più gettonate. Codacons ha registrato le tariffe praticate nelle principali località italiane. Ne è scaturita una mappa della tassa di soggiorno, dopo che l’associazione dei consumatori ha segnalato un ammontare annuo di 700 milioni di euro nelle casse di oltre mille comuni. Si tratta di una ampia varietà di prezzi, che cambia in base alle categorie delle strutture e dei posti. Pernottare in un albergo a 5 stelle o in un campeggio può fare quindi la differenza.

            Ogni stella vale un euro

            Dalla mappa in questione emerge come – attraversando alcuni dei luoghi più noti come Taormina, Positano, Santa Margherita Ligure o Forte dei Marmi – ogni stella vale un euro per la tassa di soggiorno. Dunque si spendono 5 euro a persona per ogni notte trascorsa in alberghi a 5 stelle e a scendere – in linea di massima – 4 euro nei 4 stelle e 3 euro nei 3 stelle, via via fino ai circa 2 euro se si soggiorna in un campeggio, B&B o case vacanze.

            La proposta di alzarla a 25 euro

            La tassa di soggiorno è un tema che continua a far discutere. La ministra del Turismo Daniela Santanchè intende modificarla e renderla una tassa di scopo. La proposta è quella di aumentarla fino a 25 euro per gli hotel di lusso. La ministra ha dichiarato nei giorni scorsi che è in corso un confronto con gli operatori del turismo e i sindaci, che sarà ripreso a settembre.

            Le tariffe nelle località di mare

            Per quanto riguarda alcuni luoghi di vacanza dell’estate 2024, osservando le tabelle nelle località marittime, compaiono tariffe leggermente inferiori. A Cefalù, in Sicilia, il 5 stelle lusso arriva a 5 euro a notte, 4 euro per il 5 stelle, 2,50 euro per 4 stelle e villaggi, 2 euro per le altre categorie. A Otranto invece, in provincia di Lecce, meta di molte famiglie italiane, il massimo è 3 euro. Il minimo è di 1,50 euro per affitti brevi, B&B, campeggi, e similari. E ancora a Sorrento in Campania, negli alberghi a 5 stelle si pagano 4 euro. Negli agriturismo 1,50 euro, nei B&B 3 euro.

            Le tariffe nelle località di montagna

            Passando alle località di montagna, il monitoraggio del Codacons evidenzia le tariffe a Cortina d’Ampezzo – che si prepara alle Olimpiadi invernali del 2026 – dove nelle strutture a 5 stelle anche qui la tassa di soggiorno costa 5 euro a notte, 4,50 euro nei 4 stelle e a scendere di 50 centesimi in 50 nelle altre sistemazioni. A Courmayeur le tariffe massime sono leggermente inferiori: si parte da 50 centesimi in alcune case per ferie e da 1 euro nei rifugi alpini, per arrivare ai 4 euro degli hotel al top.

            Roma la più cara

            A Roma, tra le località maggiormente gettonate dal turismo anche internazionale, i prezzi salgono fino a 10 euro nei 5 stelle e più. Per scendere a 7,50 nei 4 stelle e via via a 6 euro nei 3 stelle. E anche in una gran varietà di strutture molto presenti nella capitale, quali residenze turistiche alberghiere, B&B, guest house, case vacanze di 1a categoria e affittacamere di seconda categoria. Inoltre si pagano 5 euro per alberghi a 2 stelle e simili, fino a 3,50 euro per gli ostelli e nelle cosiddette ‘case del camminatore‘. Cioè le strutture ricettive ubicate lungo la rete dei cammini che potrebbero essere molto frequentate dai pellegrini del Giubileo 2025. Infine, chi dorme in campeggi e villaggi paga 3 euro.

            Firenze contro i B&B

            E ancora, sono riportati i dati di Firenze, città d’arte dove l’ormai ex sindaco Dario Nardella negli scorsi anni ha condotto una vera e propria battaglia contro i B&B. Nel capoluogo toscano si passa dagli 8 euro degli alberghi, residenze turistiche alberghiere e agriturismi a 5 stelle ai 3,50 per alberghi a 1 stella e campeggi. Sono richiesti poi 7 euro per i 4 stelle e residenze d’epoca, a scendere secondo le stelle, affittacamere e bed&breakfast imprenditoriali e non imprenditoriali a 5,50 euro a notte. Per gli ostelli e le case per ferie previsto un euro a notte a persona.

            Le entrate nel 2023

            Le entrate derivate dalla tassa di soggiorno n totale in Italia sono cresciute di anno in anno e nel 2023 hanno raggiunto quota 702 milioni di euro, in aumento del 9,5% sul 2022. A fare i conti in base ai dati di Federturismo è stato sempre il Codacons. Quest’ultima ha denunciato come “manchi del tutto la trasparenza circa la reale destinazione dei proventi e nessuno sa come i comuni li utilizzino, col rischio concreto che gli incassi siano usati per coprire i buchi di bilancio delle amministrazioni e non per finalità turistiche come prevede la norma“.

            Crescono i comuni in cui si applica la tassa

            Secondo i dati riferiti dal Codacons, i proventi della tassa di soggiorno, 702 milioni nel 2023, erano il 43% in meno nel 2015 (403 milioni) e il 77% in meno nel 2012 (162 milioni). Attualmente l’imposta varia da 1 a 10 euro a ospite per notte, a seconda della località e della tipologia di struttura ricettiva, e i comuni che la applicano sono saliti dagli 11 del 2011, anno di reintroduzione della tassa, ai 1.013 del 2023.

            Quest’anno in arrivo più di 467 milioni di turisti

            Roma, con una tariffa media di 5,5 euro, lo scorso anno ha incassato circa 120 milioni e si prevede che il gettito arriverà a 180 milioni entro il 2024. Venezia ha raccolto circa 38 milioni di euro nel 2023, Firenze 72 milioni, che si prevede diventeranno 77 a fine 2024. All’aumento degli introiti contribuisce anche la crescita del turismo in Italia. Il 2023 si è chiuso con 134 milioni di arrivi e 451 milioni di presenze, rispetto al 2019 +3 milioni di arrivi (+2,3%) e +14,5 milioni di presenze (+3,3%). Un trend che prosegue anche nel 2024, con gli analisti che prevedono per l’anno in corso un boom di presenze in Italia pari a 467,2 milioni.

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              Mondo

              Spionaggio cinese nel bordello più grande del mondo

              Il Pascha il bordello più grande della Germania e non solo è sotto inchiesta. Tre anni fa è stato acquistato da un cittadino cinese che ha versato 11 milioni di euro per rilevare l’impresa, dicendo di volerla rilanciare. Ma la cosa ha fatto squillare un sacco di campanelli…

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                In Germania la prostituzione non è illegale. E’ un business regolare ammesso dal 1° gennaio del 2002 dove girano tanti soldi. Tutto regolare e alla luce del sole. Dalle tasse alla salute delle lavoratrici. Tutte le grandi città tedesche, ma anche alcune più piccole, hanno un bordello dove si pratica sesso a pagamento. Per tutte le tasche. La città più apprezzata in questo senso è certamente Berlino. Ma il bordello più rinomato, e non solo in Germania, si trova a Colonia. Si chiama Pascha e ora è al centro di un intrigo internazionale che rischia di faro chiudere.

                Dodici piani di amplessi

                Inaugurato nel 1972 è considerata a tutti gli effetti la più grande “casa di piacere” del mondo aperta 24 ore su 24. Una struttura di dodici piani, 7 dei quali dedicati agli amplessi distribuiti in 126 stanze in cui lavorano – regolarmente retribuite – circa 120 prostitute, per un totale di mille clienti al giorno. Oltre alle ragazze ci lavorano anche una ottantina di dipendenti, inclusi ai tanti addetti alla sicurezza, che curano l’edificio e i servizi. E già perché il Pascha è un grande villaggio. Al suo interno oltre alle stanze anche un hotel, un nightclub e diversi bar e ristoranti.

                Più che un bordello è un vero e proprio villaggio attrezzato

                Le signore sono indipendenti, pagano un affitto per la stanza (tariffa comprensiva di pasti e assistenza medica), versano una tassa al Comune di Colonia e una al Governo Federale ma trattengono tutti i guadagni. Al suo interno c’è anche una sezione transgender e si applicano diverse scontistiche. Quello pomeridiano per gli over 60 è il più gettonato. Insomma almeno in apparenza e proprio fino a pochi giorni fa sembrava una attività come un’altra. Ma…

                Il Pascha sotto inchiesta

                Tre anni fa l’impresa è stato acquistata da uno dei numerosi miliardari sconosciuti che negli ultimi decenni hanno creato dei veri e propri imperi economici in Cina. Del magnete in effetti non si hanno molte notizie se non che ha sborsato 11 milioni di euro per rilevare questo sessificio. Il suo obiettivo, almeno apparente, era quello di rilanciare l’attività dopo la catastrofe del Covid che aveva bloccato tutte le attività. All’inizio non sembrava si addensassero all’orizzonte nubi e burrasche. Ma l’accoppiata Cina e prostituzione ha fatto rizzare le orecchie alle diverse polizie europee e internazionali. Lo scorso anno in una operazione congiunta tra diverse polizie europee era stata sgominata una rete, con ramificazioni in Belgio, Svizzera e Spagna, che “importava” centinaia di ragazze dalla Cina che obbligava a prostituirsi in diversi Paesi.

                Ma questa volta la cosa si fa seria

                In questo ultimo caso il problema del Pascha è molto più grave. Si tratta di spionaggio. Lo scorso aprile la polizia tedesca ha arrestato tre persone (tutti cittadini tedeschi) accusati di condurre operazioni di spionaggio per conto della Cina nelle tecnologie a uso militare. Quindi è stata la volta di Jian Guo, cinese di nascita ma naturalizzato tedesco, assistente dell’europarlamentare tedesco, Maximilian Krah, del partito di destra Alternative fur Deutschland. Anche lui accusato di essere una spia della Cina. Inoltre sono stati denunciati numerosi attacchi di hacker cinesi contro le aziende tedesche. Inoltre la polizia, in stretto contatto con il ministero degli interni, ha controllato oltre 40 mila studenti cinesi presenti in Germania per seguire corsi di studio. Insomma in Germania attualmente la Cina è vissuta come un reale pericolo per il governo.

                Quelle spione del Pascha

                Le indagini si sono indirizzate verso lo spionaggio, nella convinzione che l’imprenditore cinese proprietario del Pascha non sia tanto interessato al guadagno quanto alle informazioni sussurrate nelle 126 stanze dove si consuma sesso. Secondo la polizia infatti le ragazze cinesi, tutte ben addestrate, possono carpire le confidenze private di clienti facoltosi, manager e imprenditori che frequentano il bordello.

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